Esteri
Orizzonte Mare Nostrum: dove va la politica estera del governo Meloni
Di Paolo Bozzacchi
Tornare ai fondamentali. Con pragmatismo, lungimiranza politica e strategia. A sei mesi dall’inizio della legislatura guidata da Giorgia Meloni si può iniziare ad analizzare la direzione presa dalla politica estera italiana nel periodo, che ricalca per molti aspetti posizioni recenti, ma anche più datate. La direzione inequivocabile oltre quella Atlantica è quella che passa dal Mediterraneo, inteso dai Balcani Occidentali alle coste del Nord Africa. E che guarda con grande interesse al Medio Oriente.
Atlantismo convinto
Anzitutto la NATO. Le posizioni filo-atlantiche del Ministro degli Esteri Antonio Tajani vengono da lontano. E sono state fatte proprie già in fase di programma di governo del centrodestra. L’impegno italiano nell’Alleanza Atlantica a sostegno dell’Ucraina è stato dalla nascita del governo Meloni a oggi messo a terra in modo molto deciso.
Europeismo pragmatico (e necessario)
Il rilancio dell’Unione europea si è trasformato in una necessità dopo la wake-up call che è arrivata forte e chiara a Bruxelles da Kiev da più di un anno a questa parte. La cooperazione europea sta tentando di reagire, ma è ancora per molti aspetti da costruire: caso paradigmatico il momento che sta vivendo il settore difesa rispetto all’invio di armi e munizioni all’Ucraina. Il semestre bianco dell’Europarlamento in vista delle elezioni europee di maggio 2024 in questo senso non aiuta e aggiunge al dibattito qualche incertezza. L’Italia in questa fase è al lavoro per il rilancio dell’Unione: politica ed economica. La politica estera italiana si muove di conseguenza, visto che ritiene prioritaria la soluzione europea alle crisi delle migrazioni ed energetica.
Nel frattempo il dialogo con Bruxelles è ininterrotto, anche a causa del Pnrr che è tornato in questi giorni al centro del dibattito politico e dell’agenda di molti Ministeri, visti i ritardi accumulati nella messa a terra. Il governo Meloni sa che bisogna fare presto e bene, in modo che i fondi europei siano spesi efficacemente ed in modo efficiente, prima di qualsivoglia trattativa o ridiscussione.
Balcani, che passione!
«Italia finalmente di nuovo protagonista nei Balcani», ha dichiarato Giorgia Meloni in una recente intervista a Il Piccolo di Trieste. Annunciando una visita a Belgrado e Pristina entro fine anno, dopo quelle recenti di Tajani e Crosetto. «L’obiettivo dell’Italia», ha precisato la Meloni, «è e sarà quello di poter vedere tutti gli Stati dei Balcani Occidentali in un prossimo futuro all’interno dell’Unione europea. L’Europa non sarà finalmente unita e completa senza l’integrazione dei nostri vicini dei Balcani Occidentali. Nella nostra preziosa diversità, siamo tutti Europei». La strategia della politica estera italiana nei Balcani è chiara. Si tratta di strutturare al meglio strette collaborazioni e sinergie produttive con i Paesi dell’area, in modo da farci trovare sia pronti quando l’Allargamento a Est dell’Unione europea proseguirà, sulla falsariga di ciò che la Germania ha già fatto da tempo, e sia quando (speriamo presto) si inizierà a parlare concretamente della ricostruzione post-bellica dell’Ucraina. Un’opportunità quest’ultima irrinunciabile per l’Italia. Senza contare che dai Balcani passa anche la via di terra delle migrazioni. E anche questa dovrà essere gestita dall’Unione europea, così come quella di mare.
Piano Mattei per l’Africa, sguardo al Medio Oriente
Il futuro della Libia e il presente della Tunisia. Due esempi paradigmatici del momentum che vive il Nord Africa e di quanto l’Africa sia centrale per la politica estera italiana. Il governo Meloni ha messo in campo il Piano Mattei per l’Africa, «un modello non predatorio di cooperazione per creare catene di valore e aiutare le nazioni africane a vivere meglio con le risorse che hanno a loro disposizione». (intervento Meloni al Summit for Democracy 2023). Una sorta di manifesto programmatico della politica estera italiana per la sponda Sud del Mediterraneo. Uno degli obiettivi principali dell’azione italiana nella regione euro-mediterranea è «far evolvere la dimensione meridionale della Politica Europea di Vicinato, trasformandola in un vero e proprio Partenariato Mediterraneo, che non si esaurisca nella gestione delle crisi e che non si limiti a rapporti bilaterali, tra l’UE e singoli Paesi della sponda Sud» (Meloni, dicembre scorso ai Dialoghi sul Mediterraneo). Il Partenariato Mediterraneo è un obiettivo ambizioso. Sul quale non si può lavorare senza riservare grande attenzione ai cerchi concentrici della regione del Mediterraneo allargato e del Medio Oriente. Scriveva Pasquale Stanislao Mancini, ministro di Grazia e Giustizia del Regno d’Italia: “Le chiavi del Mediterraneo sono nel Mar Rosso”.