Esteri
Onu: Assemblea generale, passerella di leader, tanti discorsi, nessuna decisione
Di Giampiero Gramaglia
Via vai di leader internazionali, questa settimana, a New York, dove si svolge l’Assemblea generale dell’Onu. Ma è inutile sperare che, sui fronti di guerra, il Medio Oriente e l’Ucraina, se ne cavi un ragno di pace dai buchi dei conflitti: non c’è il clima e, soprattutto, non c’è la volontà, né da parte dei contendenti né da parte di chi avrebbe voce in capitolo se volesse farsi sentire.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky porta un suo piano «per una pace giusta», che intende presentare al presidente Usa Joe Biden e ai candidati alla presidenza, la democratica Kamala Harris e il repubblicano Donald Trump – l’incontro con quest’ultimo non è ancora confermato: dovrebbe avvenire tra giovedì e venerdì –.
Ma il primo punto del piano Zelensky, stando a fonti di stampa, è compiere attacchi in profondità sul territorio russo con armi occidentali: operazioni che né Washington né Londra hanno finora autorizzato – le forze armate ucraine dovrebbero utilizzare armi loro fornite dall’Occidente – e cui vari Paesi europei, fra cui l’Italia, s’oppongono in modo esplicito; e che mal s’adattano a un piano di pace, ma suonano piuttosto prodromi a un allargamento del conflitto, come Mosca ha più volte avvertito.
A dare una misura della vaghezza e dell’impalpabilità di quanto avverrà in settimana a New York, basta la dichiarazione programmatica dell’Unione europea, la cui Commissione schiera una pletora di partecipanti, quasi tutti al passo d’addio perché a novembre lasceranno l’incarico: «L’Ue e i suoi Stati membri – recita un comunicato – arrivano a questa 79a sessione dell’Assemblea generale determinati a promuovere soluzioni multilaterali basate sulla Carta delle Nazioni Unite e a farle funzionare per il bene comune… L’Onu si trova in un momento di riflessione fondamentale… L’evento più atteso, il Vertice sul Futuro, in preparazione da quattro anni, rappresenta un’occasione unica per riflettere collettivamente su come le Nazioni Unite dovrebbero adeguarsi per adempiere al loro mandato ed essere pronte per il futuro».
Non fa sperare meglio una dichiarazione sul Vertice sul Futuro, già in corso, del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres: il problema «è come» attuare le dichiarazioni di intenti che negli anni sono state adottate dal Consiglio di Sicurezza e che, pur essendo vincolanti, sono spesso rimaste lettera morta. «Per far questo ci servono istituzioni forti e riforme, a partire da quella del Consiglio di Sicurezza», dice Guterres, che però sa benissimo che in questa sessione non si raggiungerà nessun compromesso – anche lui è a fine corsa: il suo mandato scade l’anno prossimo –.
Per l’Italia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è a New York fino a mercoledì 25, col ministro degli Esteri Antonio Tajani. Meloni, che intende affrontare temi che spaziano dalle crisi all’IA, dall’Africa all’immigrazione, riceverà pure un premio dall’Atlantic Council, che le sarà consegnato da Elon Musk. Numerosi, come sempre, gli incontri multilaterali e bilaterali a margine dell’Assemblea generale, i cui discorsi principali sono attesi domani.
Nel fine settimana, Biden ha ricevuto a casa sua, a Wilmington, nel Delaware, i leader del Quad – Usa, Giappone, India, Australia – per discutere una serie di questioni regionali, dalla Cina all’energia. Biden ha anche avuto incontri bilaterali con il premier australiano Anthony Albanese e con il giapponese Kishida Fumio, prima della sessione plenaria. Il premier indiano Narendra Modi, invece, potrebbe vedere Trump a New York – anche questo colloquio non è confermato –.
I leader del Quad hanno espresso le loro preoccupazioni per le tensioni nel Mar cinese meridionale e hanno concentrato la loro attenzione sul Pacifico, anche se la loro cena aveva tocchi mediterranei con una caprese con mozzarella di bufalo e origano siciliano. Nella dichiarazione finale, il Quad non cita la Cina, ma, in un fuori onda a microfono accidentalmente aperto, Biden ha detto che Pechino «continua a comportarsi in modo aggressivo, mettendoci alla prova in tutta la regione».
Le maggiori crisi globali saranno evocate nei discorsi ufficiali, con i leader che s’avvicenderanno, da domani, sul podio dell’aula delle plenarie del Palazzo di Vetro. Fronte mediorientale, ci saranno, fra gli altri, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, la cui visita sarà breve per gli sviluppi dell’escalation in Libano, e il presidente palestinese Abu Mazen.
«Vediamo divisioni geopolitiche fuori controllo e conflitti non governati, in Ucraina, Gaza, Sudan e oltre», è l’analisi di Guterres. Domani, Zelensky seguirà un incontro ad alto livello del Consiglio di Sicurezza sull’Ucraina; mercoledì, interverrà al dibattito in Assemblea generale; giovedì, incontrerà a Washington il presidente Biden e separatamente la vice-presidente Harris. Il presidente ucraino vuole mantenere l’attenzione dei leader sull’Ucraina. Ma, in questo momento, lo scenario che preoccupa di più è quello mediorientale.
Domani, il dibattito sarà aperto, come tradizione, dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva seguito da Biden, alla sua ultima passerella Onu; previsti pure interventi dei presidenti turco Recep Tayyip Erdogan e iraniano Masoud Pezeshkian. Mercoledì, sarà la volta del presidente francese Emmanuel Macron; giovedì, terrà banco il Medio Oriente con Netanyahu e Abu Mazen. Al Palazzo di Vetro, sono pure attesi il premier britannico Keir Starmer, che interverrà venerdì, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per una missione lampo.
Tra i grandi assenti, i presidenti russo Vladimir Putin e cinese Xi Jinping, che saranno rappresentati dai ministri degli Esteri Sergej Lavrov e Wang Yi.