Esteri

Nuovi allineamenti occidentali

27
Luglio 2024
Di Beatrice Telesio di Toritto

Gli occhi di tutto il mondo continuano ad essere puntati sugli Stati Uniti e sugli sviluppi di una campagna elettorale, in vista del voto del prossimo 5 novembre, che si fa via via sempre più inedita e spiazzante. Come in parte già suggerito da diversi rumours, l’attuale presidente Joe Biden domenica sera ha deciso di arrendersi e ritirare la sua candidatura dalla corsa elettorale. È la prima volta dal 1968 che accade una cosa simile, ma all’epoca il presidente Lyndon B. Johnson aveva mollato a marzo e non a luglio, a poche settimane dalla convention democratica di Chicago che dovrebbe ufficializzare il nome del candidato. Nelle ore successive all’annuncio del ritiro di Biden, i riflettori si sono spostati sulla vicepresidente Kamala Harris, scelta dal Presidente come possibile candidata del partito Democratico. Per la Harris, che ha detto di volersi “guadagnare la nomination”, la sfida sarà quella di farsi conoscere dal grande pubblico americano. Senza dubbio, l’attuale Vicepresidente rappresenta un ponte tra i rappresentanti più anziani e tendenzialmente moderati del partito e la nuova generazione, più progressista e attenta all’equità sociale e all’inclusione. Al momento la Harris è l’unica democratica di alto livello ad aver presentato ufficialmente la sua candidatura, ricevendo numerosi sostegni tra gli esponenti più in vista del partito. Un’assenza in particolare si è fatta notare, quella dell’ex presidente Barack Obama: diversi analisti ritengono tuttavia che alcuni dei mancati appoggi alla Harris non siano indice di mancanza di fiducia nei suoi confronti quanto espressione della volontà di favorire un processo di transizione il più possibile democratico e trasparente in modo da schermare la sua candidatura da eventuali attacchi: diversi analisti ritengono tuttavia che il loro mancato appoggio alla Harris non sia indice di mancanza di fiducia nei suoi confronti quanto espressione della volontà di favorire un processo di transizione il più possibile democratico e trasparente in modo da schermare la sua candidatura da eventuali attacchi. A quasi 100 giorni dal voto di novembre quello che sembra certo è che la Harris dovrà agire rapidamente nell’individuare un compagno di corsa. Tra i possibili vice presidente anche quello della governatrice del Michigan Gretchen Whitmer: se venisse scelta come Vice della Harris, si tratterebbe del primo duo della storia per la corsa alla Casa Bianca interamente composto da donne.

Nonostante tutti questi cambiamenti, i toni della campagna elettorale condotta finora non dovrebbero variare più di tanto. Trump utilizzerà contro la Harris gli stessi argomenti che fino ad oggi ha usato contro Biden, come l’inflazione e l’immigrazione, e attaccherà le posizioni più liberali prese da Harris in passato, incluso il suo sostegno nel 2020 al Medicare for All, una politica che eliminerebbe l’assicurazione sanitaria privata. Ci si chiede, invece, se Trump farà leva sulle differenze razziali e di genere che lo distinguono dall’attuale vicepresidente. La Harris, da parte sua, giocherà con ogni probabilità un vantaggio recentemente acquistato nella campagna democratica, quello dell’età, facendo così leva sugli 78 dell’ex Presidente.

Sul fronte interno, invece, continuano senza sosta i colloqui istituzionali per la Premier Meloni, che dopo aver ricevuto lunedì il presidente eletto del Consiglio Europeo António Costa e parlato al telefono mercoledì con il Primo Ministro del Regno di Norvegia, Jonas Gahr Støre, giovedì ha accolto a Roma il Presidente dello Stato d’Israele, Isaac Herzog. In tutti questi incontri è prevalsa la volontà dell’Italia di collaborare con i partner internazionali e viceversa. Al centro dei colloqui, le priorità di azione UE per il prossimo ciclo istituzionale, le crisi globali e il ruolo dell’Italia nel contrastarle, la gestione dei flussi migratori, la collaborazione in ambito difesa e alla promozione dei reciproci investimenti. L’ultimo incontro, quello con il Presidente Herzog, era il più atteso e delicato dei tre, per ovvi motivi. Secondo quanto riportato dal comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, il presidente Meloni ha ribadito la vicinanza del Governo italiano a Israele e la ferma condanna del terrorismo di Hamas. Nel sottolineare l’importanza di giungere al più presto ad un cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi, lavorando nella prospettiva di una soluzione a due Stati, la premier ha assicurato che l’Italia continuerà a sostenere la mediazione Usa e a portare assistenza alla popolazione civile palestinese, attraverso l’iniziativa “Food for Gaza”.  Da parte sua, Herzog ha ringraziato a più riprese l’Italia per la calorosa accoglienza, spendendo parole di apprezzamento per la Meloni che viene da lui definita “una leader all’avanguardia in Italia e in Europa e una vera e importante amica dello Stato di Israele”. Una visita che non è di certo passata sotto traccia considerando il recente “parere consultivo” della Corte Internazionale di Giustizia sull’illegalità della continua presenza dello Stato di Israele nei Territori Palestinesi Occupati e le proteste a Roma contrarie alla visita del Presidente.

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