Esteri

Niger, Bazoum tra Ecowas e golpisti

15
Agosto 2023
Di Flavia Iannilli

L’Africa occidentale si siede a tavola e non è quella del ferragosto italiano. Il 14 agosto, si è tenuto l’incontro dei capi di stato maggiore degli Stati membri della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, l’Ecowas, e a tenere banco è il colpo di Stato in Niger. Si tratta dello stesso vertice che inizialmente aveva subito un rinvio sine die della riunione in programma per “ragioni tecniche”. 

In seguito all’attuale crisi in Niger a mobilitarsi è stata anche l’Unione Africana (UA): “Il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’UA si riunisce per ricevere un aggiornamento sull’evoluzione della situazione in Niger e sugli sforzi per affrontarla”.

Economic community of West African States
L’Ecowas (Economic community of West African States) è un’organizzazione internazionale che prende vita nel 1975 con il trattato di Lagos, ma che rimane inattiva a lungo fino al 1995 dopo una profonda revisione. A farne parte sono: Benin, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea-Bissau, Liberia, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo. Da principio erano stati membri non solo Burkina Faso, Guinea e Mali poi sospesi tra il 2021 e il 2022, ma anche la Mauritania che nel 1999 ha ritirato la propria adesione per poter entrare nell’Unione Araba del Maghreb. L’obiettivo è quello di intensificare la cooperazione tra gli Stati aderenti sia sul piano economico per creare un mercato e una moneta unici, sia sul piano politico. L’Ecowas è tra i protagonisti nel mantenimento della sicurezza della regione assumendo il ruolo di mediatore nelle crisi e partecipando alle missioni di interposizione, collaborando in maniera congiunta con Nazioni Unite e OUA (Organizzazione dell’unità africana). A presiedere l’organizzazione da luglio 2023 è l’attuale presidente della Nigeria, Bola Ahmed Adekunle Tinubu; periodo tutt’altro che facile da gestire.

Cosa è successo
A meno di un mese dall’inizio della presidenza di Tinubu, precisamente il 26 luglio scorso, il Niger viene travolto da un colpo di Stato militare contro il presidente Mohamed Bazoum, attualmente detenuto dalle forze golpiste. A richiedere immediatamente la liberazione del presidente nigerino sono l’Onu e l’Unione europea insieme ad un sorprendente allineamento di Stati Uniti e Russia. Pochi giorni dopo in diretta nazionale il generale Tchiani legge una dichiarazione in qualità di “presidente del Consiglio Nazionale per la salvaguardia della patria”, la giunta che ha rovesciato il governo precedente. 

Il sostegno internazionale per il presidente nigerino Bazoum arriva dai grandi leader globali, direttamente proporzionale al non riconoscimento dell’autorità dei golpisti. «L’Ue chiede la sua liberazione immediata e senza condizioni e ritiene i golpisti responsabili della sua sicurezza e di quella della sua famiglia» dichiara l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri, Josep Borrell. Il Segretario di stato americano Antony Blinken ha offerto “l’incrollabile sostegno degli Stati Uniti” a Bazoum. Fino alla scesa in campo dell’Ecowas che il 30 luglio, riunito ad Abuja, ha lanciato un ultimatum di una settimana ai golpisti per il ripristino dell’ordine costituzionale e del governo civile, non escludendo l’uso della forza nel caso in cui non sarebbero stati rispetti i termini. 

Oltre al diktat, l’Ecowas ha imposto sanzioni economiche immediate al Niger. L’ultimatum non viene rispettato e in linea con le ammende deliberate la Nigeria interrompe la fornitura elettrica al Niger. Mentre vengono riaperti i confini con 5 dei paesi confinanti con il Niger, l’organizzazione decide di mandare una delegazione che però non viene accolta. 

Ad oggi i leader del colpo di Stato hanno dichiarato che “perseguiranno” il presidente deposto per “alto tradimento” poichè “minaccia la sicurezza del Paese”. La seconda parte del comunicato letto alla televisione nazionale è stata dedicata alle sanzioni imposte dall’Ecowas al governo golpista definendole “disumane, illegali e umilianti” perchè relative alla privazione di prodotti farmaceutici e generi alimentari. 

Se da una parte la giunta militare al potere in Niger rimane ferma rispetto a Bazoum, dall’altra si è detta disponibile a risolvere la crisi attraverso i canali diplomatici.