Esteri
Mosca: il “battaglione Azov” ora è un’organizzazione terroristica
Di Flaminia Oriani
La Tass (Russian News Agency) fa sapere che la Corte suprema di Mosca ha accettato una richiesta da parte della procura generale per designare il reggimento ucraino Azov parte delle organizzazioni terroristiche riconosciute dal Cremlino.
Se da una parte c’è dell’ottimismo per le 26,5 tonnellate di grano provenienti dall’Ucraina che, a quest’ora, dovrebbero essere vicine allo stretto del Bosforo. Dall’altra Zelensky tiene un approccio tra il realista e il “chi va là”, come dargli torto, e ammonisce: «È un primo segnale positivo, ma non bisogna farsi illusioni». Se da un lato l’accordo fa ben sperare verso lo stop dello sviluppo della crisi alimentare, dall’altro è affrettato trarre conclusioni positive. In merito Mosca tiene a ribadire che i paesi occidentali sono chiamati a fornire le condizioni necessarie per far entrare fertilizzanti e prodotti alimentari russi nei mercati globali.
Mentre la Russia fa concessioni sul piano alimentare, proteggendo sempre i propri interessi, sui social imperversa la vicenda che ha portato la Corte suprema russa a prendere tale decisione. La scorsa settimana il profilo ufficiale dell’ambasciata russa in Inghilterra twitta: “I militanti #Azov meritano l’esecuzione, la morte non per fucilazione, ma per impiccagione, perché non sono dei veri soldati. Meritano una morte umiliante”.
A colpo d’occhio si direbbe una dichiarazione tutt’altro che diplomatica per il profilo di un’ambasciata. Parole che non sono sfuggite ad Andriy Yermak, capo dell’ufficio della presidenza ucraina, che prediligendo Telegram ha così risposto: “La Russia è uno stato terrorista. Nel XXI secolo, solo i selvaggi e i terroristi possono parlare a livello diplomatico del fatto che le persone meritano di essere giustiziate. La Russia è uno stato sponsor del terrorismo. Quali altre prove sono necessarie?”.
Il ritorno sulla cresta dell’onda mediatica del “battaglione Azov” è legato al bombardamento russo su un centro di detenzione nella regione di Donetsk, territorio in cui oggi è iniziata l’evacuazione obbligatoria, che ha provocato 53 vittime. Molti di questi erano membri del “battaglione Azov”.
Davanti al riconoscimento da parte dei giudici della Corte suprema di Mosca dell’associazione paramilitare nazionalista Azov come organizzazione terroristica c’è chi potrebbe pensare che Mosca si giustifichi per quanto accaduto a Donetsk.
Stando alle informazioni pervenute dall’udienza del tribunale, svoltasi a porte chiuse per la segretezza dei materiali presentati, la Corte ha ritenuto che all’interno dell’ideologia del “battaglione Azov” siano presenti elementi di “razzismo biologico estremo”, di rifiuto della democrazia, della morale e del diritto internazionale, oltre a piani di segregazione razziale nella sfera giuridica.
Il “battaglione Azov” è stato anche accusato di aver effettuato rapimenti e di aver ricorso alla tortura specialmente nella regione del Donbass con l’intento di intimidire la comunità russofona in Ucraina. L’ultima parte riconduce a una delle cause scatenanti della guerra in corso.
Parole dure quelle della Corte suprema russa e se a questo si aggiungono i leoni da tastiera, forti dell’appoggio da parte di un paese invasore, allora diventa difficile vedere il lato positivo e abbassare la soglia dell’attenzione.