Il parlamento moldavo prorogherà lo stato di emergenza in vigore nel Paese di altri 60 giorni, a partire dal 4 agosto. La mossa è stata sostenuta dai parlamentari che rappresentano il Partito di Azione e Solidarietà che è al potere (55 seggi parlamentari su 101), mentre la fazione del Blocco dei comunisti e dei socialisti, all’opposizione, ha boicottato la seduta del parlamento per protestare contro la maggioranza parlamentare che ha destituito tutte le iniziative dell’opposizione.
Le ragioni
Il primo ministro moldavo, Dorin Recean, ha citato il conflitto in corso in Ucraina quando ha spiegato la motivazione alla base della misura. La Moldavia è in stato di emergenza dal 24 febbraio 2022. Da allora lo stato di emergenza è stato prorogato otto volte per 60 giorni e una volta per 45 giorni. Le ragioni di sicurezza per il vicino conflitto nascondono in realtà le preoccupazioni per la minoranza russofona, che da tempo chiede maggiore autonomia.
Il contesto
È noto infatti che l’area della Transnistria, una striscia di terra con capoluogo Tiraspol, che confina a nord-est e a sud con l’Ucraina, e senza sbocco sul mare, sia da tempo in una condizione che viene percepita come de facto autonoma dallo Stato centrale, mancando ancora un riconoscimento formale. Tuttavia la Transnistria si era già autoproclamata Repubblica indipendente nel 1990, quando ancora vigeva l’Unione Sovietica. Accettare ciò è reso ancora più difficile dalla presenza in Transnistria di milizie russe. Questa enclave a maggioranza russofona è in buona sostanza occupata da qualche anno e sotto tutela da parte di Mosca, tuttavia i cittadini sembrano prevalentemente favorevoli e manifestano vicinanza alla Russia.
Sancire che la Transnistria sia territorio russo significherebbe, per l’Ucraina, avere l’esercito di Putin molto più a contatto, oltre a determinare una perdita di territorio e di parte della sovranità per la Moldavia, che si è manifestata in sintonia con il blocco atlantico, essendo partner, ma non membro, della Nato. Chisinau intende anche aderire all’Unione Europea, però la sua entrata è preclusa proprio dalla presenza di truppe nemiche sul territorio, essendo il pieno controllo dei confini un prerequisito. Inoltre, un ulteriore avanzamento della Federazione russa aumenterebbe la tensione, dando forza alla tesi che Vladimir Putin abbia mire espansionistiche che non possono essere sottovalutate.
Gli ordini all’ambasciata russa
Intanto l’ambasciata russa in Moldavia ha annunciato che cesserà temporaneamente di fornire nomine per compiti consolari, siccome i funzionari moldavi hanno ordinato di ridurre il personale. Una dichiarazione rilasciata dall’ambasciata nella tarda serata di sabato afferma che le nomine consolari sarebbero state sospese dal 5 agosto «per motivi tecnici».
Le autorità di Chisinau hanno imposto di tagliare lo staff dell’ambasciata russa, dagli attuali oltre 80 addetti a 25, al fine di pareggiare il numero di quelli dell’ambasciata moldava in Russia. Il provvedimento avrà effetto dal 15 agosto.
«Non sono stati dichiarati ‘persona non grata’. Gli viene semplicemente chiesto di andarsene per stabilire la parità», ha dichiarato ai giornalisti Igor Zakhahrov, addetto stampa del ministero degli Esteri. Ma la riduzione è stata ordinata dopo che la stampa ha riferito che più di due dozzine di antenne erano state installate sul tetto dell’ambasciata russa a scopo di sorveglianza.