Esteri

MO, Trump: gli Usa prenderanno controllo di Gaza e ne faranno una Riviera

05
Febbraio 2025
Di Giampiero Gramaglia

Per Donald Trump, Gaza è “l’ultimo obiettivo del destino manifesto degli Stati Uniti”, dopo Canada, Groenlandia, Panama: l’immagine di Ishaan Tharoor sul Washington Post colloca il futuro della Striscia nel quadro del disegno neo-imperialista del magnate presidente.

L’idea di Trump per superare il conflitto tra Israele e Hamas è più un progetto immobiliare che la visione di uno statista. Svuotare Gaza dei suoi abitanti, 2.2 milioni di palestinesi, e trasformarla nella Riviera del Sud del Mediterraneo, hotel, parchi, lusso e il mare. Ma dov’è tutta ‘sta gente disposta ad andare in vacanza in quello che è stato il cimitero a cielo aperto di 48 mila vittime della guerra innescata dai raid terroristici in territorio israeliano del 7 ottobre 2023? Una terra – ammette Trump – “simbolo di morte e di distruzione da decenni”.

La perplessità, di fronte all’annuncio di Trump, è diffusa. Persino il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ricevuto dal magnate nello Studio Ovale, alla Casa Bianca, è cauto: parla di progetto che merita attenzione, che “può cambiare la storia”. Hamas lo definisce “assurdo”: “Una ricetta per creare il caos”, mentre “serve la fine dell’occupazione”, invece “della nostra espulsione dalla nostra terra”. Egitto e Giordania, maggiori destinatari, nella mente di Trump, dei due milioni di palestinesi evacuati ripetono di non essere disponibili.

E l’Arabia Saudita, il principale interlocutore degli Stati Uniti nel Mondo arabo, esclude una normalizzazione delle relazioni con Israele senza la creazione di uno Stato palestinese: un ostacolo, anzi un macigno, sulla via della ripresa dell’attuazione degli accordi di Abramo cui Trump tiene molto, perché né Stati Uniti né Israele vogliono la soluzione dei due Stati. Su X, il Ministero degli Esteri saudita twitta: “L’Arabia Saudita continuerà i suoi incessanti sforzi per creare uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale e, senza di ciò, non stabilirà relazioni diplomatiche con Israele”: una posizione “ferma e incrollabile”.

Ovviamente, ci vuole altro per smontare la strategia declaratoria del presidente Trump, convinto che, a forza di ripeterle, le cose diventano vere anche quando sono palesemente false – e, con i suoi fan, spesso succede -. Commentando le prese di posizione mediorientali e le recenti oscillazioni sui dazi – prima messi a Messico e Canada, poi sospesi -, la Cnn scrive: “Bisogna ricordare due cose, della presidenza Trump: la prima, che per lui conta apparire duro; la seconda, che nulla è davvero come sembra (e come viene detto)”.

Vale anche per l’Ucraina: rispondendo a una domanda, in conferenza stampa, Trump dice: “Stiamo avendo colloqui costruttivi… Stiamo parlando con i russi, stiamo parlando con la leadership ucraina”. Ma, in realtà, il recente baratto proposto a Kiev – terre rare in cambio di aiuti – ha il qualche misura irrigidito la posizione russa, mentre, sul terreno, l’invasione avanza e i bombardamenti notturni continuano.

La conferenza stampa di Trump e Netanyahu
I media Usa dedicano molto spazio all’incontro Trump-Netanyahu e sottolineano che Trump parla della Striscia come “di un sito di demolizione” di cui fosse “il proprietario”; che non esclude l’invio di militari per consentire agli Usa di prenderne il controllo e curarne lo sviluppo; che non si cura della volontà dei palestinesi. Per il New York Times, i suoi commenti, che prevedono “un trasferimento permanente” di oltre due milioni di persone, neppure interpellate sul loro futuro, “rischiano di infiammare il Mondo arabo.

“Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza a lungo termine”, afferma Trump, andando oltre la seconda fase della tregua (la prima è in corso e tiene; sulla seconda, i negoziati sono appena cominciati). Netanyahu lo ringrazia e lo definisce “il migliore amico” di Israele, riconoscendogli un tomo determinante nel raggiungimento del cessate-il-fuoco.

L’incontro con Netanyahu è il primo con un leader straniero nel Trump 2. L’obiettivo era fare il punto sulla fase due dell’attuale tregua, in vista di una cessazione delle ostilità definitiva, ma il presidente ha pronto uno scenario successivo. “Gli Stati Uniti prenderanno il controllo di Gaza a lungo termine, faranno la bonifica dagli ordigni e la ricostruzione”: ciò “porterà stabilità al Medio Oriente” e ha il sostegno di altri leader nell’area.

Non è chiaro se il piano preveda lo spiegamento di truppe militari in territorio palestinese. Trump non lo esclude: “Faremo ciò che è necessario”. Quanto al rifiuto di Egitto e Giordania di accogliere i palestinesi, Trump è convinto che, alla fine, accetteranno: “Credo che lo faranno anche altri Paesi”.

Da giorni, il presidente parlava di ricollocare i palestinesi in altri Paesi: “Gaza è un inferno, nessuno ci vuole vivere, i palestinesi adorerebbero andarsene”, diceva. Ma lasciava l’ipotesi di un ritorno degli sfollati dopo la ricostruzione “in un posto bello, con case bellissime e dove possono essere felici e non essere colpiti, uccisi o accoltellati a morte”.

In conferenza stampa, invece, dice che i palestinesi devono andarsene “per sempre”: a Gaza “vivranno le persone del mondo, anche palestinesi. Sarà la Riviera del Medio Oriente”. E progetta una visita nella Striscia: “Visiterò Israele…, Gaza, l’Arabia Saudita e altri posti in Medio Oriente”,

Il premier israeliano incassa un miliardo di nuove armi, l’uscita degli Usa dal Consiglio dell’Onu per i diritti umani, che il magnate presidente considera “antisemita”, e lo stop “definitivo” ai fondi all’Unwra. C’è pure un piano molto duro contro l’Iran, che comporta l’ordine di “annientare” il regime di Teheran in caso di assassinio del magnate presidente.

Per Netanyahu, “la pace tra Israele e Arabia Saudita non solo è fattibile, ma ci sarà“.