Esteri
Migranti, tre ragioni per cui Italia e Francia devono restare unite
Di Gianni Pittella
Lo scontro tra Roma e Parigi sul tema dei migranti non è un segnale incoraggiante né sul versante nazionale né su quello europeo e mondiale. Per almeno tre ragioni che provo ad elencare.
La prima: le persone che arrivano dall’Africa non sono, se non in misura assai modesta, riconoscibili come rifugiati, cioè persone che fuggono da guerre. Non c’è dunque un obbligo fondato sui trattati alla accoglienza.
Ma si tratta di donne uomini e bambini che fuggono da emergenze climatiche e sociali non meno drammatiche delle guerre. Far finta di ignorare questa verità è un atto moralmente grave e politicamente deprecabile.
È un atto di stoltezza geopolitica perché proprio la collocazione geografica dovrebbe indurre Europa ed Italia ad investire su Mediterraneo ed Africa invece che a considerarli un problema.
D’altra parte taluni leader politici italiani ed europei nei decenni trascorsi non hanno mancato di affiancare ad un sincero atlantismo una politica di attenzione e di cooperazione con i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente.
E invece noi continuiamo a tenerci il regolamento di Dublino che mortifica ogni spirito di solidarietà nella Unione Europea e tra essa il Mediterraneo e l’Africa.
La seconda ragione è che beccarsi tra Francia e Italia e non sviluppare una forte iniziativa politica per dar vita ad una cooperazione rafforzata con chi ci sta per modificare le regole di Dublino e codificare il principio della solidarietà e della condivisione dei flussi, significa che si vuole rimanere sulla propaganda e non risolvere il problema.
La terza: Italia e Francia devono lavorare insieme e non solo sul tema dei migranti. Tenersi il muso e dividersi non aiuterebbe nessuno e indebolirebbe l’Unione Europea che già fatica a farsi sentire sul tema guerra.
E attenzione che proprio la guerra tende a divaricare gli interessi tra Francia poco o per nulla in debito di energia, e Paesi come Italia e Germania, che di energia e gas hanno bisogno estremo. Queste tendenze vanno attutite, governate non aggravate, nell’interesse nazionale ed europeo.