Anche lo scoglio della mozione di sfiducia alla Santanché è stato superato dal governo Meloni. Una questione che in realtà non ha mai destabilizzato la maggioranza, che sin dall’inizio ha fatto quadrato attorno alla ministra del Turismo. Quello che ha fatto notizia è stato, ancora una volta, il sostegno costruttivo del Terzo Polo, che il giorno del voto è uscito dall’Aula del Senato perché non condivideva la “ratio” della mozione individuale di sfiducia. L’opposizione, insomma, ne è uscita nuovamente divisa e indebolita. La Santanché, d’altro canto, si è rivelata un tallone d’Achille per il governo e la sua vicenda sta “appassionando” certa stampa causando un potenziale problema per il consenso. Un problema che però politicamente, per il momento, sembra archiviato.
La Meloni è potuta così partire tranquilla per Washington, dove ha avuto l’atteso incontro con il Presidente americano Joe Biden.
Quella alla Casa Bianca è una missione facile, perché tra Stati Uniti e Italia c’è forte sintonia: sull’Ucraina in primo luogo, che è il principale fronte della diplomazia occidentale. Ma quella a Washington è anche una visita scivolosa, perché politicamente Meloni è più vicina agli avversari di Joe Biden, ai repubblicani che stanno preparando l’impeachment al Presidente: un’iniziativa pretestuosa e senza prospettive di successo, ma un’azione di disturbo fastidiosa in vista della campagna elettorale per Usa 2024. Meloni riesce a tenere distinti i due piani: come leader politica, riconosce che la sua famiglia è quella dei conservatori – lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, le testimonia infatti particolare apprezzamento – ; come premier, esalta il solido rapporto tra i due Paesi, ascolta il punto di vista statunitense sulle relazioni con la Cina e ottiene attenzione per l’approccio italiano all’Africa, anche in vista della presidenza di turno italiana del G7 l’anno prossimo – una priorità sarà pure la ricostruzione dell’Ucraina, nella speranza che il conflitto si sia concluso -.
Il colloquio nello Studio Ovale dura oltre un’ora e mezza. Dal presidente, la premier incassa un’apertura di credito per le mosse italiane sul tema divenuto la cifra primaria della sua politica estera: l’attenzione al fianco Sud, l’impegno non lasciare più scoperti il Mediterraneo e l’Africa, non solo per frenare l’ondata dei migranti, ma per svilupparne il potenziale. E gli Usa sono in benevola attesa di contenuti e dettagli del Piano Mattei, l’ambizioso programma con cui l’Italia vuole porsi come mediatrice per un nuovo modello di collaborazione e crescita tra Ue e nazione africane, anche con lo scopo di contrastare la crisi energetica e migratoria.
Anche la sicurezza alimentare è un tema sul tavolo, mentre il presidente russo Vladimir Putin incontra i leader africani a San Pietroburgo per il Vertice Russia-Africa e promette loro i cereali che non arriveranno più dall’Ucraina, dopo la fine della “pace del grano”.
In tempi “difficili sappiamo chi sono gli amici”, dice Meloni prima del bilaterale con Biden. E sottolinea che i rapporti tra i due Paesi sono indipendenti “dal colore politico dei loro governi”: ragion per cui la sua “sintonia” con i repubblicani non le impedisce “di avere un ottimo rapporto” con l’Amministrazione democratica.
Colei che si definiva l’underdog della politica italiana entra fiera alla Casa Bianca: “Non mi sento Cenerentola – dice ai giornalisti -, sono consapevole del mio ruolo e del Paese che rappresento”. Intorno a lei, c’è curiosità, anche da parte della stampa americana, per la prima presidente del Consiglio italiana, donna e di destra, che mette piede alla Casa Bianca: è il capo dell’esecutivo più a destra della storia repubblicana, sottolineano i media locali.
Il tema che più impegna Meloni e Biden è la Cina, in vista della decisione, che l’Italia deve ancora prendere, se rinnovare il protocollo d’intesa con Pechino sulla Nuova Via della Seta. Nessuna pressione, assicura la premier, che aveva già detto di volere sentire il punto di vista Usa prima di scegliere il da farsi: “Gli Stati Uniti non hanno mai posto la questione di cosa debba fare l’Italia”, insiste Meloni. Una sua visita a Pechino è in agenda: sarà una delle “prossime missioni”.