Esteri

Medio Oriente: tregua da domenica tra Israele e Hamas, Trump se ne prende il merito

16
Gennaio 2025
Di Giampiero Gramaglia

Da domenica, quando scatterà la tregua, la gente della Striscia di Gaza, circa due milioni di persone, tornerà ad avere un presente, dopo 470 giorni di guerra (scaturita dalla strage del 7 ottobre compiuta da sigle terroristiche palestinesi) e dopo quasi 48 mila morti ammazzati, soprattutto donne, bambini, anziani. La gente di Gaza potrà iniziare la giornata senza timore di essere vittima di bombardamenti o di combattimenti e potrà cominciare a tornare nelle proprie case, se ci sono ancora, e ricevere cure ed aiuti.

Quanto al futuro della Palestina e dei palestinesi, della Striscia e dei rapporti con Israele, esso resta da decidere in negoziati prossimi venturi. Ma la prospettiva dei due Stati, ben presente in queste ore nei commenti della diplomazia occidentale, specie europea, sarà messa tra parentesi quadre dall’Amministrazione Trump, in sintonia su questo punto – e non solo – con il Governo Netanyahu.

Le trattative per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani catturati il 7 ottobre e ancora trattenuti, un centinaio, hanno ieri raggiunto una conclusione positiva: l’accordo è stata annunciato, in modo un po’ disordinato, dai mediatori, gli Stati Uniti, l’Egitto e il Qatar, che ha ospitato a Doha la fase finale degli estenuanti negoziati. Ma tutti sono stati ‘bruciati’ da un post di Donald Trump, che s’è subito attribuito il merito dell’intesa. Uno scenario cui dobbiamo abituarci: da lunedì, cioè dall’insediamento del magnate alla Casa Bianca, tutto quello che di positivo avverrà negli Usa e/o nel Mondo sarà merito suo.

L’accordo prevede tre fasi. Nella prima, di 42 giorni, la tregua sarà scandita dalla liberazione, man mano, di 33 ostaggi, le donne, a cominciare da cinque soldatesse, i minori, gli uomini ‘over 50’. Contemporaneamente, saranno rilasciati circa 1.200 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, almeno 250 dei quali definiti da Israele “terroristi con le mani sporche di sangue”, alcuni condannati all’ergastolo.

Durante tutta la prima fase, l’esercito israeliano manterrà il controllo del Corridoio Filadelfia – una fascia di terra lungo il confine tra la Striscia e l’Egitto –, mentre si ritirerà dal Corridoio Netzarim, che attraversa la parte centrale della Striscia, dove i militari volevano creare posti di controllo per filtrare il ritorno dei miliziani a nord. Ci sarà un parziale ritiro delle truppe israeliane e un aumento degli aiuti umanitari, calcolato nel transito di 600 tir al giorno.

Nella seconda fase, Hamas rilascerà gli altri ostaggi ancora in vita, soprattutto soldati maschi, ottenendo in cambio altri prigionieri e il “completo ritiro” delle forze israeliane da Gaza.

La terza fase prevede che i corpi degli ostaggi rimanenti – tra vivi e morti, sarebbero un centinaio, complessivamente – vengano restituiti in cambio di un piano di ricostruzione da tre a cinque anni, da realizzare nella Striscia sotto la supervisione internazionale.

Oggi, il governo e il gabinetto di guerra israeliani si riuniscono per fare il punto della situazione: fino a ieri sera, il premier Benjamin Netanyahu avvertiva che dettagli dell’intesa devono ancora essere perfezionati. Ma i media internazionali considerano conclusa – afferma la Ap – “la più lunga, la più letale e la più devastante guerra fra gli acerrimi nemici” israeliani e palestinesi.

Nel suo annuncio, il presidente Usa Joe Biden precisa che fra quelli rilasciati nella prima fase vi saranno gli ostaggi con doppia nazionalità israeliana e statunitense: sono sette, ma solo tre di essi sarebbero ancora in vita. Al giornalista che gli chiede se l’intesa sia merito di Trump, Biden risponde con una domanda a sua volta: “Stai scherzando?”; e aggiunge che la sua Amministrazione ha sempre tenuto informato il team del successore sugli sviluppi del negoziato perché gli Stati Uniti potessero parlare “con una sola voce”.

Lo sceicco del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani annuncia l’intesa, maturata dopo settimane di laboriose trattative, senza che gli emissari di Israele e Hamas s’incontrassero mai. Proprio Israele e Hamas sono più cauti, ma non smentiscono l’accordo; anche se Israele precisa: “Non abbiamo ceduto di un millimetro sul controllo israeliano del corridoio Filadelfia. È Hamas che ha ceduto…”.

La gente ci crede, all’intesa. Da Gaza, vengono immagini di migliaia di persone in festa a celebrare la tregua: uomini di Hamas armati, con i volti coperti, sfilano per le strade della Striscia sparando in aria, sventolando la bandiera palestinese, scandendo Allahu Akbar, dio è grande. Il cessate-il-fuoco è frutto della “tenacia” palestinese, afferma un comunicato di Hamas. L’Iran parla di “una vittoria” dei palestinesi.

A Tel Aviv, la reazione è più contenuta, ma di attesa e di sollievo: “Era ora, non ne potevamo più. Avevamo in testa l’accordo per il rilascio dei rapiti ogni giorno, non riuscivamo a vivere senza pensare a quelli che non sono liberi”, dice Amir, 38 anni, citato dall’ANSA. “Se sono felice? Io non lo so che cosa provo, per le famiglie lo sono di sicuro”, mormora scombussolata Shalhevet.

L’operazione ritorno a casa degli ostaggi si chiama Derech Eretz, ‘il cammino della terra’ in ebraico. Scrive sull’ANSA da Tel Aviv Silvana Logozzo: “Le pressioni su Hamas, in particolare da parte degli americani, sono state fortissime; e non sono mancate quelle dell’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, sullo stesso Netanyahu: o l’accordo ora; o ‘l’inferno’ minacciato dal presidente eletto, tanto nella Striscia quanto a Gerusalemme”.

L’esercito israeliano ha dato un nome simbolico ai dispositivi militari per portare gli ostaggi a casa, ‘Wings of freedom‘, ali della libertà. Fra i primi rilasciati, potrebbero esserci Shiri e i suoi due figli dai capelli rossi, di due anni (li compirà sabato) e 5 anni e mezzo, Kfir e Ariel, dati per morti tempo fa da Hamas.

La sintesi spetta a Biden, il presidente statunitense che per mesi ha cercato una soluzione attraverso i suoi inviati, a cominciare dal segretario di Stato Antony Blinken per dieci volte in Medio Oriente; che ha litigato con Netanyahu che non lo ha mai ascoltato, sempre puntando sulla sponda di Trump; e che ha compromesso le chances presidenziali del candidato democratico con la scarsa incisività della sua azione. Biden dice: “Oggi, dopo molti mesi di intensa diplomazia da parte degli Stati Uniti, insieme a Egitto e Qatar, Israele e Hamas hanno raggiunto un cessate-il-fuoco e un’intesa sul rilascio degli ostaggi… L’intesa fermerà i combattimenti a Gaza, aumenterà l’assistenza umanitaria tanto necessaria ai civili palestinesi e riunirà gli ostaggi alle loro famiglie dopo oltre 15 mesi…”.