Esteri

Medio Oriente, Tajani e Crosetto: “C’è il rischio di un conflitto regionale, occorre agire con responsabilità”

02
Ottobre 2024
Di Gianluca Lambiase

Le ultime quarantotto ore in Medio Oriente raccontano di un clima sempre più teso e di scenari sempre più sanguinosi. Dopo l’invasione di Israele nel sud del Libano e il successivo lancio da parte di Hezbollah di missili contro il nord di Israele, nella serata di ieri è arrivata anche la reazione dell’Iran ma nel frattempo gli israeliani avevano rivissuto nel corso della giornata il trauma del 7 ottobre con un grave attentato terroristico a Giaffa che ha provocato sei morti e diciotto feriti.

A spiegare le posizioni del Governo italiano in audizione alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, sono stati questa mattina il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto.

“L’apertura del fronte libanese e l’intervento diretto dell’Iran hanno inevitabilmente accresciuto il rischio di un conflitto regionale su larga scala” ha dichiarato Tajani. “Ma l’escalation delle ultime ore ci spinge ancora di più a lavorare per la pace e per il dialogo. C’è ancora la possibilità di scongiurare una guerra che coinvolga l’intero Medio Oriente. Facciamo appello alla responsabilità di tutti gli attori regionali”.

Tajani, insieme al Ministro Crosetto, ha partecipato nella serata di ieri al vertice convocato d’urgenza a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio a seguito dell’attacco missilistico iraniano su Israele, attacco fermamente condannato dal Governo italiano.

“Il Governo italiano, anche in qualità di Presidente del G7, si sta adoperando a 360 gradi” ha aggiunto il ministro Tajani. “A quasi un anno dal brutale attacco terroristico di Hamas contro Israele, le tensioni si sono estese a tutta la regione, riaccendendo crisi latenti e alimentando nuovi focolai di conflitto. Il tavolo di Governo è stato convocato in forma permanente per monitorare costantemente l’evolversi della situazione e adottare tempestivamente le misure necessarie. Siamo pronti ad assumere ogni iniziativa per garantire la sicurezza dei nostri connazionali. Ho da tempo invitato tutti i cittadini italiani a lasciare il Libano con i voli commerciali disponibili. Stiamo lavorando per venire incontro alle loro richieste attraverso un aumento dei collegamenti, inclusi voli charter e altre modalità, che stiamo esaminando insieme al ministero della Difesa”.

“Quella in atto è una pericolosa e tragica escalation con il superamento progressivo di linee rosse, nonostante gli appelli della comunità internazionale” ha spiegato il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Un ulteriore aggravamento degli eventi, per altro già in atto, sarebbe foriero di conseguenze estremamente negative e pericolose per tutti gli attori coinvolti, e per questo continuiamo a lavorare per una soluzione diplomatica che, per quanto difficile, resta l’unica via possibile”.

Libano, epicentro della crisi
“Ci lega al Libano una forte e antica amicizia; come testimonia anche la scelta di effettuare proprio a Beirut la mia prima visita in Medio Oriente nel dicembre 2022″ ha aggiunto Tajani. “Libano e Gaza sono strettamente legati. È imprescindibile un cessate il fuoco in Libano, come continua ad esserlo a Gaza. È questo il tema al centro di tutti i colloqui che insieme al Presidente del Consiglio e al Ministro della Difesa stiamo avendo in queste ore con i nostri partner”.

La gestione dei connazionali in Libano
“Con il Ministro Crosetto stiamo seguendo ora per ora la situazione di sicurezza sul terreno; in costante contatto con le nostre Ambasciate a Beirut e a Tel Aviv e con la Rappresentanza italiana presso le Nazioni Unite a New York. Sono circa 3.200 i connazionali che si trovano attualmente in Libano. In gran parte doppi cittadini – italiani e libanesi – che risiedono stabilmente nel Paese. L’Unità di Crisi della Farnesina e la nostra Ambasciata a Beirut lavorano senza sosta per offrire loro costanti aggiornamenti di sicurezza e ogni possibile assistenza. Sabato scorso ho avuto un lungo colloquio con il Ministro degli Esteri israeliano Katz. Gli ho chiesto di garantire la sicurezza di tutti i nostri militari impegnati in Libano e ho insistito affinché non vi siano attacchi nei pressi delle basi militari dell’UNIFIL. Dal collega israeliano ho ricevuto rassicurazioni. I contatti tra la nostra Ambasciata e il Ministero della Difesa a Tel Aviv – sempre su UNIFIL – rimangono costanti. A fronte dell’intensificarsi delle operazioni militari in Libano, abbiamo intanto gradualmente ridotto il contingente della missione MIBIL da 100 a 15 unità.

I punti irrisolti
“Come mi ha più volte riferito il Segretario di Stato Blinken nei nostri recenti incontri a New York, 15 dei 18 paragrafi della bozza di accordo tra Israele ed Hamas sono stati già concordati tra le parti” ha proseguito il ministro Tajani. “Rimangono tuttavia irrisolte tre questioni fondamentali: il rilascio degli ostaggi, la gestione del valico di Rafah e, soprattutto, la presenza delle forze armate israeliane nel c.d. Corridoio Filadelfia. Continuiamo a lavorare per tenere vivo il negoziato e sosteniamo, anche come Presidenza del G7 e in seno al Quintetto, gli sforzi di mediazione che gli Stati Uniti stanno compiendo insieme all’Egitto e al Qatar”.

“Lavoriamo in maniera convinta” ha concluso Tajani “per evitare che tutta la regione finisca nell’abisso di una guerra generalizzata, una catastrofe che nessuno sarebbe in grado di controllare, che porterebbe morte e devastazione per anni. Il raggiungimento di un cessate il fuoco a Gaza e in Libano è decisivo per ridare spazio alla diplomazia e riportare l’intero quadrante su un cammino di dialogo e stabilità. È un percorso complesso ma è un risultato che possiamo ottenere se tutte le parti si impegneranno al massimo e sapranno essere responsabili. La via diplomatica è l’unica che può portare a risultati duraturi e fermare una spirale di violenza e instabilità che è già durata fin troppo”.

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