Esteri

Materie prime critiche, il futuro dell’Europa

02
Luglio 2023
Di Filippo Fanuele

Uno dei pilastri della transizione verso una società di neutralità climatica è senz’altro l’accessibilità alle cosiddette materie prime critiche. La Commissione europea descrive questi materiali come “indispensabili per una vasta gamma di settori strategici, tra cui l’industria net zero, quella digitale, aerospaziale e della difesa.” Questi stessi componenti chiave, tuttavia, sono anche soggetti a rischi di fornitura o forti instabilità sul mercato, essendo in gran parte prodotti e raffinati in un singolo paese, il quale possiede un monopolio sul loro scambio. In seguito a un anno di tensioni geopolitiche e a un generale periodo di incertezza nelle filiere di approvvigionamento per questi materiali (e non solo) l’Unione europea si è posta nuovi obiettivi di indipendenza nelle forniture dei “critical raw materials”. Si stima che entro il prossimo decennio ci sarà un aumento enorme di domanda per questi materiali, in particolare per il litio, il cobalto e le terre rare. Quest’ultima sostanza, per esempio, riunisce sotto il nome “terre rare” un gruppo di 17 elementi chimici molto difficili da estrarre e raffinare, impiegabili in vari modi, dalle batterie per i veicoli elettrici fino ai laser e i magneti. Ad oggi l’88% delle terre rare vengono raffinate in Cina (in cui peraltro si trovano il 73% delle riserve mondiali). I dati sulle terre rare sono confrontabili con quelli del monopolio del palladio, controllato in grandissima parte dalla Russia. Nel paese si trova ben il 78% di tutto il palladio del mondo, un elemento utilizzato in vari settori e impiegato in vari modi, da catalizzatore delle reazioni chimiche all’odontoiatra per la costruzione di ponti e corone dentali. Numeri simili costituiscono una vera e propria egemonia strutturale sullo scambio di questi elementi, permettendo un enorme controllo sulle ‘supply chains’ del globo. È evidente che una tale dipendenza di approvvigionamenti da paesi come Russia e Cina non sia sostenibile, una realtà con cui l’Europa si è dovuta confrontare più di recente durante la crisi del gas di quest’anno. Come con le forniture energetiche, l’Ue deve diversificare le proprie fonti di materie prime e un primo passo è già stato fatto con il Critical Raw Materials Act proposto dalla Commissione. Il documento pone vari obiettivi strategici per raggiungere una maggiore autonomia di materie prime entro il 2030, concentrandosi in particolare sulla creazione di canali sicuri e affidabili. Un altro punto è la semplificazione della concessione dei permessi per i progetti riguardanti questi materiali critici, nonché un impegno economico dell’Unione nel finanziamento di centri di ricerca e innovazione di questo settore. Infine, si chiede agli stati membri di “adottare e implementare misure nazionali per migliorare la raccolta di rifiuti ricchi di materie prime critiche,” sottolineando dunque l’importanza dell’economia circolare nel raggiungimento degli obiettivi dell’Unione.