Esteri

Libano e Israele tornano a far parlare

07
Aprile 2023
Di Giampiero Cinelli

Torna infuocato il conflitto nella striscia di Gaza. Le agenzie internazionali hanno riferito due iniziative militari poderose. La prima, da parte di Hamas (il gruppo terroristico palestinese islamista), che ha lanciato 44 razzi contro Israele. Ma solo uno ha centrato un obiettivo urbano causando feriti. Nella notte la risposta di Tel Aviv, che ha bombardato il territorio libanese nella regione di Tiro a sud colpendo dieci avamposti di Hamas nella striscia di Gaza e tre in Libano. L’esercito israeliano ha poi fatto sapere di aver aumentato la fanteria e l’artiglieria da nord a sud.

Dopo i fatti, le dichiarazioni sono andate nel senso di una de-escalation e gli israeliani sono disposti ad abbassare il livello di guardia se non si profila il rischio di nuovi attacchi. Il presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha rimarcato che nonostante i problemi interni il suo Paese non pensa minimamente di cedere alle rivendicazioni nemiche. Quello che emerge in queste ore è l’azione, a supporto della Cisgiordania, dei libanesi, che con Tel Aviv hanno una storia fatta di attriti. L’ultimo per importanza quello del 2006, anno in cui si conclude la seconda guerra tra Tel Aviv e Beirut.

Situazione instabile

Nella diatriba un altro attore destabilizzante, oltre ad Hamas, è rappresentato da Hezbollah, la milizia libanese indipendente anti-israeliana molto concentrata nella parte meridionale del Libano. Questa organizzazione politica armata ha una grande capacità di resistenza in quanto vanta l’appoggio anche economico di Iran e Siria, ma poi sconta la superiorità di mezzi di Israele, che con l’aviazione è in grado di gestire le offensive infliggendo molte più perdite e danni. Un accordo di pace, dopo la guerra del 2006, formalmente ancora non c’è ma solo un cessate il fuoco.

I rapporti marittimi

Intanto però le due nazioni hanno raggiunto l’anno scorso un accordo sui confini marittimi nel Mediterraneo, grazie alla mediazione degli Stati Uniti. La contesa riguardava un’area di circa 860 km2, compresa tra il confine richiesto da Israele in base all’intesa con Cipro del 2010, la linea 1, e quello presentato formalmente dal Libano all’Onu. Alla fine a Israele è andata la competenza dell’intera linea 29, dove è situato il giacimento gasifero di Karish. La nuova linea di demarcazione, basata in larga parte sulla linea 23, spartisce tra Israele e Libano l’area di Qana. Il negoziato stabilisce che la società che si occuperà dello sfruttamento delle risorse potenzialmente presenti nel giacimento di Qana dovrà corrispondere una quota degli introiti a Israele e identifica negli Stati Uniti il mediatore in caso di future controversie legate all’interpretazione dell’accordo.

Crosetto vola in Libano

L’Italia fa la sua parte diplomatica. Il Ministro della Difesa Guido Crosetto in queste ora ha incontrato i militari italiani presenti in Libano e ha parlato col generale libanese Joseph Aoun, il quale ha detto: «Le Forze Armate libanesi sono fondamentali per la stabilità e la sicurezza dell’area. L’Italia continuerà a fornire il proprio supporto nei rapporti bilaterali e in ambito Unfil». Incontrando il primo ministro libanese Najib Mikati, Crosetto ha osservato: Il Libano è uno snodo fondamentale per la stabilità regionale e dell’intero Mediterraneo. In queste ore difficili è necessario un ancora maggiore impegno per la pace e la sicurezza regionale affinché la situazione non degeneri».

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