Esteri
«Le vostre armi utili a fermare il genocidio». Intervista con Oleksandr Merezhko
Di Alessandro Caruso
Non ci gira intorno Oleksandr Merezhko, presidente della commissione Esteri del Verkhovna Rada, il Parlamento monocamerale ucraino: «Non chiediamo uomini, ma armi. Chi non è d’accordo è complice degli aggressori e delle atrocità che stanno commenttendo nelle zone occupate». A poche ore dai bombardamenti di Kiev il deputato, ospite nella redazione romana di The Watcher Post, ha spiegato lo scenario diplomatico ucraino, dalla necessità della difesa alle diffidenze sulla Cina.
Onorevole Merezhko, quella appena passata è stata una nuova notte di terrore a Kiev. Ci sono stati pesanti bombardamenti. Com’è la situazione?
«Uno dei missili è caduto proprio vicino casa mia, ho ricevuto delle foto da mia moglie sulle distruzioni causate, è stato davvero spaventoso. Consideri che noi abitiamo in una zona residenziale di Kiev e questo segnale è spaventoso. Significa che gli attacchi russi si stanno concentrando anche sui civili, ma purtroppo ci stiamo abituando a questo».
Qual è la sua opinione sulla missione di Papa Francesco in Ucraina?
«Noi siamo un paese cattolico. Abbiamo una popolazione cattolica superiore a quella russa. Mentre in Russia la chiesa ortodossa si sta rendendo complice della propaganda sulla guerra e sta chiudendo gli occhi di fronte ai genocidi che le truppe russe stanno commettendo. Per come la vedo io non si stanno comportando da veri cristiani. Per questo sono contento che il Papa venga in Ucraina e parli con i vertici della nostra chiesa per manifestare supporto».
Ma può essere funzionale al processo di pace?
«Potrebbe essere anche utile al processo di pace, ma fondamentalmente la fine del conflitto deve trovare fondamento nel diritto internazionale».
Cosa intende?
«E le nostre condizioni sono note: la Russia deve ritirare le sue truppe dall’Ucraina e fermare il genocidio. Ma bisogna fare una differenziazione tra pace e pacificazione. La pacificazione sarà difficile da ottenere perché la Russia continuerà a nutrire le sue mire sul nostro territorio, lo è stata storicamente. Per questo ritengo che l’intervento del Papa possa essere utile solo per contribuire al processo di pace convincendo la Russia al ritiro delle truppe».
Ha seguito i lavori della Conferenza bilaterale promosa dall’Italia per la ricostruzione dell’Ucraina?
«La ricostruzione principale in Ucraina non riguarda il tessuto industriale, quello è importante ma in questo momento è fondamentale preservare il nostro capitale umano. Il nostro obiettivo deve essere quello di tornare a fare dell’Ucraina un paese attrattivo per i nostri giovani, affinché non lascino il paese per cercare opportunità altrove. La mia idea di Ucraina di domani parte proprio dal popolo, è da qui che deve partire la vera ricostruzione».
Il sostegno bellico all’Ucraina è ormai condiviso dai più. Non da tutti però. Come rispondete a chi si oppone all’invio di armi?
«La verità è che la Russia sta compiendo un genocidio in Ucraina. Rifiutarsi di sostenere militarmente le vittime significa stare dalla parte degli aggressori. Noi non stiamo chiedendo uomini, possiamo contare sulle nostre forze, ma abbiamo bisogno di difenderci contro una superpotenza bellica. Nei territori occupati i russi stanno compiendo torture, stupri e violenze e atrocità. Non supportarci militarmente significa essere complici di tutto questo».
Sembra che la Cina si stia muovendo per una soluzione del conflitto. Almeno così è come viene presentata. È così?
«A mio avviso la Cina sta coordinando il suo comportamento internazionale con la Russia. La Cina sta supportando la Russia economicamente, sta comprando il gas russo e sta anche fornendo armamenti. Quando parlano di pace è solo propaganda ma nei fatti stanno dando aiuto ai nostri avversari».
Quindi non crede alle parole di pace di Xi Jinping.
«Quello che conta sono i fatti. La Cina non riconosce di fatto l’aggressione russa. Diplomaticamente Pechino si professa in favore della pace, ma non mi fido. La Cina non è dalla nostra parte, ma da quella degli aggressori».
Onorevole Merezhko, come state vivendo la campagna elettorale per le presidenziali USA 2024?
«Non ci interessa chi sarà il presidente, ma chiediamo che non ci venga a mancare il supporto. Fortunatamente democratici e repubblicani sono uniti in questo intendimento, nei miei vari viaggi a Washington in questi mesi ho avuto modo di constatarlo».
Nell’illustrazione in alto: Oleksandr Merezhko