Esteri
Le reazioni al voto in Italia: pronti a lavorare con il nuovo governo, ma la diffidenza è forte
Di Giampiero Gramaglia
Di solito accade che, in barba alle deprecate ingerenze, che sono tali solo quando le fanno gli altri, durante la campagna elettorale e fino alla vigilia del voto, i nostri partner internazionali, gli Usa, l’Ue, la Nato, i fratelli maggiori Francia e Germania, preoccupati a prescindere dal cambiamento, insistano sui rischi dei populisti, degli euroscettici e magari pure dai putiniani al governo.
Poi, quando s’è votato, tutti si convertono, almeno nel breve termine, alla ‘real politik’: l’omaggio ai nuovi potenti, nel rispetto della volontà popolare (e nell’attesa di vederne le prime mosse, se davvero la bestia è brutta come la si dipingeva). E, così, scrosciano le dichiarazioni di disponibilità a lavorare con il nuovo governo, che, dal canto suo, fa di tutto per mostrare di sé un volto moderato e accettabile nel salotto buono della diplomazia internazionale.
Questa volta, poi, l’Ue si è portata avanti, per evitare di ritrovarsi impantanata nelle sabbie mobili: ha sbloccato, alla vigilia del voto, la seconda fetta dei soldi promessici in funzione del Pnrr, sempre che noi facciamo le cose pattuite. Così, ora, può aspettare di vedere dove l’Italia di Meloni uscita dalle urne va a parare, prima che venga il tempo di erogare, o meno, altri fondi.
Lo scenario abituale si sta, in qualche misura, ripetendo. Ma l’attenzione dei media internazionali e la titolazione quasi concorde di media autorevoli e non succubi di altrui visioni governative dicono che il voto dell’Italia è percepito come una svolta ed è probabilmente capito meglio di quello – all’estero indecifrabile – del 2018, perché, allora, indecifrabile era il Movimento 5 Stelle.
Un tratto comune a molti commenti è la diffidenza: verso le conversioni ‘last minute’, che sanno d’opportunismo, all’europeismo più che all’atlantismo, di forze che hanno radici e frequentazioni che nulla hanno di europeista; e verso la deriva populista di un Paese i cui due terzi dei voti hanno quella matrice – e se ci aggiungiamo il qualunquismo delle astensioni arriviamo ai tre quarti -. L’Italia, che era la terza forza dell’asse europeista Francia – Germania, potrebbe cambiare campo e fare comunella, sui temi dell’integrazione, con chi frena.
Anche sul fronte della guerra in Ucraina, c’è più cautela a Bruxelles che a Washington: se la tenuta della linea anti-invasione pare garantita, la compattezza europea su sanzioni e energia, già incrinata, potrebbe creparsi.
Il Washington Post scrive: “L’Italia s’appresta ad avere il primo governo di estrema destra dai tempi di Mussolini … I risultati rendono molto probabile che Giorgia Meloni diventi la prima donna premier in Italia… Il suo partito, Fratelli d’Italia, avrà più seggi che ogni altro partito in un contesto parlamentare frammentato”. Per il New York Times: “La vittoria del partito di estrema destra proietta Meloni premier, la prima donna in Italia e la prima con radici post-fasciste… Ci vorranno settimane perché il nuovo Parlamento s’installi e il nuovo governo di formi”.
Analisi più articolate si possono leggere su Politico.eu e su molte altre testate. Ma talora le sortite degli amici sono più rivelatorie di quelle degli analisti, per di più tendenzialmente ostili. Se è vero che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva sbagliato toni e tempi della sua ultima sortita ‘draghiana’, ora stride il ‘chicchirichì’ d’esultanza pro-Meloni, che sarebbe un ‘cocoricò’, visto che viene dalla Francia, del partito di Marine Le Pene: “Gli italiani hanno dato una lezione di umiltà all’Unione europea che, per voce della signora von der Leyen, ha preteso d’imporre loro il voto. Nessuna minaccia di alcun tipo può fermare la democrazia: i popoli europei alzano la testa e prendono in mano il loro destino!”. E l’ANSA riferisce che “esultano in Ungheria, Polonia, Svezia e nella Francia di Marine Le Pen. A Bruxelles regna il silenzio”.
La notizia sui media del Mondo
Secondo il monitoraggio dell’ANSA, la Bbc è stata la prima testata internazionale a dare conto, con una breaking news sul proprio sito e su Twitter, dei risultati delle elezioni in Italia: “Giorgia Meloni di estrema destra vince le elezioni ed è in procinto di diventare la prima donna premier”. L’Afp scrive in un bulletin: “Il partito post-fascista di Giorgia Meloni in testa”.
Tra i media internazionali, c’è chi punta sulla figura della leader e chi sul suo partito – definito volta a volta di destra, estrema destra, radicale o post-fascista –; chi parla della coalizione di destra; e chi evoca l’eventuale “governo più a destra dai tempi di Mussolini”.
Lo spagnolo El Pais, progressista, sceglie un titolo neutro, mentre il conservatore El Mundo scrive: “La destra vince le elezioni in Italia”. Le Monde parla di “vittoria storica dell’estrema destra”: invece Le Figaro ha un titolo meno orientato: “L’unione delle destre ampiamente in testa”.
The Guardian ha nel titolo “estrema destra” e nel testo “chiara vittoria della coalizione di destra”.
I media tedeschi riportano la vittoria della “destra radicale” in Italia: è il caso sia della Faz, giornale dei moderati, che dello Spiegel, magazine politico di stampo progressista. La Bild enfatizza: “Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale l’Italia avrà di nuovo un governo di destra nazionale … Meloni diventa la prima presidente del Consiglio donna d’Italia”, mentre “nelle capitali europee ed a Bruxelles c’è preoccupazione diffusa … Meloni viene criticata dai suoi avversari per non avere mai pienamente preso le distanze dal fascismo, pur condannando guerra, leggi razziali e dittatura”.
“L’Italia ha scelto la coalizione di destra guidata da Giorgia Meloni”, scrive il Wall Street Journal, sottolineando che il voto è risultato delle “conseguenze della guerra economica dell’Europa contro la Russia”. Una breaking news della Cnn recita che “Giorgia Meloni diventerà il primo premier italiano di estrema destra dai tempi di Mussolini”.
In Sud America, in Brasile, il sito della Folha de San Paolo apre con “La destra vince in Italia e spiana la strada per Giorgia Meloni”. Il portale del Clarin, principale giornale argentino, titola, senza grande rilievo: “Elezioni in Italia: chi è Giorgia Meloni, l’esponente di estrema destra che sarà la prima donna a diventare premier”.