Esteri

Le paci ingiuste di Trump in MO e in Ucraina e la guerra all’Europa

15
Febbraio 2025
Di Giampiero Gramaglia

La restituzione da parte di Hamas di tre ostaggi e la scarcerazione di 369 detenuti palestinesi dalle carceri israeliane attenua, per il momento, il rischio che il progetto di Donald Trump di svuotare dei palestinesi la Striscia di Gaza e di trasformarla nella “Riviera del Medio Oriente” faccia saltare la tregua in atto, invece di offrire una prospettiva di pace.

La prima fase del cessate-il fuoco dovrebbe protrarsi fino al primo marzo. I negoziati proseguono per concordare modi e tempi della seconda fase.

Per l’Ucraina, l’intesa emersa tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin è un’accelerazione verso una “pace ingiusta”, che premia l’aggressore e sancisce la legge del più forte. Kiev è vittima due volte, dell’invasione russo e dell’abbandono americano. L’Europa fa da spettatrice.

E proprio all’Europa il Trump 2 riserva un’ostilità senza precedenti – e pure senza fondamento –, di cui il vice-presidente Usa JD Vance si fa interprete, al meeting sulla sicurezza che si svolge, come ogni anno, d Monaco di Baviera: un attacco durissimo, condotto con la rozzezza verbale e intellettuale che caratterizza il tandem Trump – Vance.

I Paesi dell’Unione devono rassegnarsi all’idea che, almeno per i prossimi quattro anni, gli Usa saranno più in sintonia con le autocrazie e le democrature che con le democrazie tradizionali (e magari un po’ logore) del Vecchio Continente, ‘colpevoli’ di non contrastare l’immigrazione e di violare la libertà di espressione solo perché c’è chi tiene a distinguere il vero dal falso, il dato dall’opinione.

Israele-Hamas: lo scambio odierno
Nella Striscia di Gaza, gli ostaggi Aleksandr Sasha Trufanov, russo-israeliano, Saguy Dekel-Hen, americano-israeliano, e Yair Horen, argentino-israeliano, sono stati scortati da miliziani di Hamas sul palco allestito a Kahn Younis: hanno fatto brevi dichiarazioni e sono poi stati consegnati alla Croce Rossa, che li ha a sua volta affidati all’esercito israeliano, che li ha trasferiti in Israele. Contemporaneamente, Israele ha avviato il rilascio dei 369 detenuti palestinesi, fra cui 36 condannati all’ergastolo per azioni letali.

La liberazione degli ostaggi e la scarcerazione dei detenuti, secondo un rituale ormai consolidato – è la quarta volta che si ripete dal 19 gennaio – sono state salutate da scene di giubilo a Tel Aviv, dov’erano radunati i familiari degli ostaggi tuttora trattenuti – una settantina -, buona parte dei quali ormai deceduti, e in CisGiordania.

Ucraina ed Europa: più ombre che luci
Sul sollievo perché la tregua tra Israele e Hamas, che a metà settimana pareva compromessa, tiene, prevale in Europa la preoccupazione suscitata dalle mosse dell’Amministrazione Usa sull’Ucraina e, in particolare, dal discorso di ieri a Monaco di Vance. Il Washington Post avverte che, per le paci di Trump, “palestinesi e ucraini sono degli ostacoli”. E Politico denuncia “l’assenza ingiustificata” dell’Europa, mentre “Trump toglie il tappeto da sotto i piedi agli ucraini”.

Per Vance, il Mondo deve capire che “c’è un nuovo sceriffo a Washington”, cioè Trump. Il suo vice vede “la libertà d’espressione in ritirata in Gran Bretagna e in tutta Europa”: “La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno. Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno, l’allontanamento dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America” – a me, in realtà, parrebbe il contrario: che siano gli europei a dovere temere il discostarsi dell’America di Trump dai valori comuni -.

Il discorso ha lasciato increduli i leader europei presenti, a iniziare dal ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius: gli unici applausi sono venuti dalla delegazione statunitense.

Sul conflitto in Ucraina, Vance è vago: “Potremo arrivare a un accordo ragionevole tra Russia e Ucraina”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, oggi protagonista a Monaco, sostiene che Trump non ha un piano, mentre Putin ha la capacità di attaccare Paesi Nato “l’anno prossimo”: “Bisogna fermare questo pazzo”, chiede agli europei. Ma, forse, ora i pazzi da fermare sono due.

Vance ha anche sorpreso i media Usa incontrando, a otto giorni dalle elezioni tedesche, la leader del partito di estrema destra AfD Alice Weidel, già invitata all’insediamento di Trump. Vance è così diventato il più alto esponente degli Usa a compiere un passo del genere: non è detto che l’appoggio di Vance a Weidel si traduca in voti per l’AfD.

Secondo Politico, la battaglia di Trump perché i Paesi della Nato raggiungano gli obiettivi di spesa per la difesa da lui posti resta in salita: “L’ostilità russa e il vacillante sostegno degli Stati Uniti innescano un generico accordo fra i Paesi Ue ad aumentare le spese per la difesa”; e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen UvdL apre allo scorporo delle spese per la difesa dal calcolo del deficit di bilancio Ma il traguardo del 5% del Pil è troppo alto per gran parte dei Paesi europei, alcuni dei quali, fra cui l’Italia, non hanno neppure raggiunto il 2% concordato. Il segretario generale della Nato Mark Rutte indica che l’obiettivo di spesa per la difesa dei Paesi della Nato “deve essere sopra il 3%”.