Il Niger non ha sbocchi sul mare. Proprio come la soluzione alla crisi di Niamey non vede ancora la luce. Anzi. La Francia sta evacuando i propri cittadini e il primo volo di rientro lascerà l’Africa già oggi. Molti dei circa cento cittadini italiani in Niger non avrebbero invece intenzione di lasciare il Paese. Per tutti i nostri connazionali che intendono rientrare è stato messo a disposizione dal governo Meloni un volo dedicato. Dal suo canto la destinazione internazionale naturale della giunta militare al potere da appena una settimana in Niger è quella verso Mali, Burkina Faso e Guinea. Altri tre altri paesi a guida militare. Per quella che gli osservatori stanno già definendo “alleanza dei golpisti”.
L’ultimo di tanti colpi di Stato in Africa
Negli ultimi tre anni sono stati almeno già 12 i golpe e i tentati o riusciti colpi di Stato nella regione del Sahel, che separa l’arido Sahara dalla savana arborata del Sudan. Il colpo di Stato in Niger è solo l’ultima alba di tragedia di una lunga serie, purtroppo non televisiva. In Niger vivono 20 milioni di persone di cui oltre l’80% molto povere.
Perché preoccupa la situazione in Niger
Il Niger fornisce all’Unione europea il 24% dell’uranio di cui l’Europa ha bisogno. E le reciproche accuse di Russia e Ucraina su quanto sta accadendo a Niamey non tranquillizzano. Al momento un intervento militare da parte della Francia non può essere escluso. Non solo per il tono delle dichiarazioni del presidente Macron a seguito del tentato assalto all’Ambasciata francese: “Chiunque attacchi i cittadini francesi, l’esercito, i diplomatici e le sedi francesi vedrà la Francia reagire in modo immediato e inflessibile”. Ma anche perché la giunta militare al potere a Niamey ha denunciato il fatto che sarebbe avvenuto un incontro tra soldati francesi, l’ex ministro delle Finanze, Hassoumi Massaoudou e l’ex capo della Guardia nazionale, Midou Guirey, per firmare un documento che autorizzi la Francia a compiere attacchi contro il palazzo presidenziale. E l’intervento militare è stato anche paventato dalla Comunità degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas).
La crisi divide il Sahel
La reazione alla ferma condanna del colpo di Stato dei governi di transizione di Mali e Burkina Faso non si è fatta attendere: “Qualsiasi intervento militare contro il Niger porterebbe al ritiro del Burkina Faso e del Mali dall’Ecowas, nonché all’adozione di misure di autodifesa a sostegno delle forze armate e del popolo nigerino”. Il Ciad che non è membro Ecowas sta tentando una difficile mediazione, nella persona del Presidente Mahamat Idriss Deby. L’Algeria ha ribadito sostegno per il “presidente legittimo”, Mohamed Bazoum, mettendo in guardia chi fosse interessato a un intervento militare per risolvere la crisi. “Il ritorno all’ordine costituzionale si deve obbligatoriamente compiere attraverso mezzi pacifici, che evitino al Niger e all’intera regione maggiori insicurezza e instabilità e ulteriori avversità e difficoltà ai nostri popoli”.
Cosa stanno facendo le persone a Niamey
Prezzi del cibo saliti alle stelle, persone che ritirano tutti i propri risparmi dalle banche. Sono queste le scene raccontate da padre Mauro Armanino, missionario della Società Missioni Africane, a Niamey da oltre 10 anni.
Ironia della sorte dopodomani l’indipendenza del Niger compie 63 anni. Senza sbocchi sul mare.