Esteri
Kiev, Kharkiv e Mariupol resistono. Oggi sul tavolo dei negoziati il cessate il fuoco
Di Paolo Bozzacchi
Un’altra notte ucraina di terrore è passata. Molte città sono state bombardate nottetempo: Kharkiv, Chernihiv e Mariupol. Oltre alla stessa Kiev, con quattro esplosioni tra cui una vicino a una stazione della metropolitana. Dopo otto giorni di avanzata russa, però, non è sola la capitale che resiste. L’intelligence britannica fa sapere che, a differenza di quanto reso noto da molte fonti internazionali, anche le città di Kharkiv e Mariupol non sarebbero ancora passate nelle mani dell’esercito di Putin. Durante un bombardamento a Kharkiv, mentre faceva provviste per la sua famiglia, è morta Maryna Fanina, membro nazionale della missione speciale di monitoraggio OCSE in Ucraina.
Poco fa il ministero della Difesa britannico ha reso noto che il ritardo dell’avanzata russa è dovuto a un concorso di cause: “Ferma resistenza ucraina, guasti meccanici e congestione”. Sì, proprio il traffico. Visto l’enorme numero di veicoli coinvolti su una strada “insufficientemente agibile”.
Sta di fatto che la colonna russa si mantiene ferma a 30 km dal centro di Kiev. In oltre tre giorni, precisa l’intelligence GB “la colonna ha fatto pochi progressi apprezzabili”.
Se la resistenza continua da oltre 168 ore, i danni provocati dagli attacchi russi non si contano. Secondo Kyiv Independent a Kharkiv l’attacco russo ha colpito almeno tre scuole e la Cattedrale dell’Assunzione, mentre a Okhtyrka decine di edifici residenziali sono stati distrutti.
Il sindaco della città di Kherson, Igor Kolykhaev, ha confermato che la città dell’Ucraina meridionale è caduta ieri in mano alle forze russe. L’offensiva, secondo le forze armate ucraine, continua nelle aree di Novy Aidar, Volnovakha e Mariupol, che comunque ancora resiste. Su questo, però la nota dell’intelligence britannica riporta che “la situazione militare resta poco chiara”.
Sul piano del diritto internazionale, il pubblico ministero della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha aperto un’indagine sulla situazione in Ucraina in merito a possibili accuse di crimini di guerra o contro l’umanità.
Sul piano umanitario la situazione è sempre più critica. “In soli 7 giorni abbiamo assistito all’esodo di un milione di profughi dall’Ucraina verso i paesi vicini”, ha reso noto l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, Filippo Grandi. “Per milioni di persone in Ucraina è tempo che le armi tacciano, in modo che possa essere fornita assistenza umanitaria salvavita”.
La speranza è che il cessate sul fuoco sul tavolo del secondo round dei negoziati previsti per oggi possa al più presto diventare realtà.