Esteri

Italia-Francia: Meloni-Macron, “Quasi Amici” o “Les Intouchables”

21
Giugno 2023
Di Giampiero Gramaglia

Quasi amici” è il titolo di un bel film del 2011 diretto da Olivier Nakache ed Eric Toledano che lanciò Omar Sy, protagonista con François Cluzet: una storia di sofferenza e solidarietà, premiata con la candidatura ai Golden Globe e ad una valanga di César, gli Oscar francesi. “Quasi amici” è anche il titolo che la Repubblica sceglie per l’incontro di ieri a Parigi fra il presidente francese Emmanuel Macron e la premier italiana Giorgia Meloni. Ma le immagini della conferenza stampa congiunta dei due, gli sguardi che i due reciprocamente si riservano, mentre parla l’altro, evocano piuttosto il titolo francese di ‘Quasi amici’: ‘Les intouchables’. In quegli sguardi, ci sono dubbi e diffidenze, più che intese e sintonie.

Ai giornalisti, Meloni, che era a Parigi anche per presentare ufficialmente la candidatura di Roma ad ospitare l’Expo 2030 – detto per inciso, a novembre la Francia voterà Riad al primo turno -, fa una sintesi dei colloqui: «Abbiamo parlato della guerra in Ucraina, del prossimo vertice dell’Alleanza atlantica a Vilnius in luglio… Mi pare ci sia grande consapevolezza che c’è bisogno di una strategia più chiara che l’Europa cerca di mettere in piedi… Ci sono punti di convergenza importanti…». Tutto resta un po’ vago.

L’inviata dell’ANSA Silvia Gasparetto vi legge l’impegno di entrambi a fare, di qui in avanti, “di più e meglio”, nelle relazioni bilaterali e sul fronte europeo: “È una sorta di ripartenza, quella che va in scena all’Eliseo… Le divergenze, ammette con pragmatismo il presidente francese, ci sono state e ci saranno, ma i legami tra Italia e Francia sono “una storia più profonda di noi”. La premier conviene che “gli interessi delle nazioni” vengono prima di tutto. È il momento di “collaborare” e di portare avanti i dossier – dal rinnovo del Patto di Stabilità alla Tunisia – su cui è più facile trovare terreni d’intesa.

La stampa francese è più cauta, più problematica. Per Le Figaro, la presidente del Consiglio italiana è “il rebus europeo” del presidente francese: Meloni “sogna d’imporre il suo atteggiamento conservatore e anti-immigrazione nel cuore dell’Unione”, ma i due leader “vengono da orizzonti politici molto diversi e non si amano”. Macron “viveva un rapporto stretto” con Mario Draghi, che rimpiange. C’è una sfiducia di fondo verso la leader di Fratelli d’Italia: “Nessuna possibilità – dice a Le Figaro un diplomatico che non vuole essere citato – che diventino amici politici”. Tanto più che, fra un anno, saranno schierati su fronti rivali alle elezioni europee.

Meno diffidenti, ma più superficiali, Le Parisien e Les Echos, che constatano un “riscaldamento” nelle relazioni tra Francia e Italia, raffreddatesi prima ancora dell’insediamento del nuovo governo. Dopo le elezioni legislative in Italia del settembre 2022, la ministra francese per gli affari europei Laurence Boone aveva dichiarato che la Francia sarebbe stata “attenta al rispetto dei valori europei” da parte dell’Italia, “ora guidata dall’estrema destra”. La dichiarazione fece infuriare Meloni, che denunciò una “minaccia di ingerenza inaccettabile”, chiedendo una “smentita” dal governo francese (che non è mai arrivata). Ma c’è stato l’impegno a lavorare insieme al di là delle divisioni politiche.

Le questioni migratorie hanno però costantemente tormentato le relazioni tra Francia e Italia nell’ ‘era Meloni’. Il presidente del partito di Macron e del gruppo Renew Europe, fortemente europeista, al Parlamento europeo, Stéphane Séjourné, ha denunciato la politica di immigrazione “ingiusta, disumana e inefficace” del governo italiano.

Invece, Macron e Meloni sono abbastanza in sintonia sul sostegno all’Ucraina di fronte all’invasione russa, anche se a febbraio la Meloni non è stata invitata ad una cena di lavoro a Parigi tra il presidente francese, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – cena da lei definita “inappropriata” -.

Per Palazzo Chigi, la missione a Parigi e, soprattutto, l’incontro con Macron erano occasioni utili per ripianare i dissidi aperti sulla questione migranti e tutta una serie di battute, freddezze e scaramucce diplomatiche. In otto mesi esatti di governo Meloni, i due leader non si erano ancora incontrati in bilaterale. Ed è toccato a più riprese al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha con Macron un buon rapporto, fare le veci del governo nel tenere viva l’amicizia tra Italia e Francia: anche recentemente, a inizio giugno, Mattarella è stato a Parigi, con il labile pretesto dell’inaugurazione di una mostra, facendo forse da apripista a Meloni. 

L’impressione, dunque, è che le distanze restano, e la diffidenza, reciproca, pure. Ma i due fanno gesti di distensione: entrano insieme nel salone Murat dell’Eliseo, decorato con vedute di Roma, e lasciano a braccetto la sala per chiudersi nello studio del bilaterale. Macron accenna un cenno d’assenso quasi impercettibile quando Meloni parla del Patto di Stabilità e anche quando ripete, come fa in ogni occasione, che bisogna porre fine alla “schiavitù del terzo millennio”, con la lotta agli scafisti e la collaborazione con i Paesi di partenza e di transito dei migranti.

Per la premier, i rapporti vanno concentrati “sui contenuti”, perché la politica non è “una relazione tra ragazzini che litigano e fanno pace”. Per Macron, che evoca a sostegno Mattarella, “l’amicizia” tra Italia e Francia, suggellata dal Trattato del Quirinale, è quella “che mi interessa prima di tutto, quella che permette le controversie e i disaccordi, ma in un quadro sempre rispettoso”.

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