Esteri
Il peggio può ancora venire, serve un comportamento da adulti
Di Daniele Capezzone
Per chi non l’avesse ancora compreso, ciò a cui abbiamo assistito sabato in Israele è molto probabilmente solo l’inizio di un tunnel lungo e buio.
In tutta franchezza, suscitano profonda desolazione non poche reazioni, a sinistra, più preoccupate di tenersi un qualche margine di ambiguità (per compiacere un pezzetto di opinione pubblica accecata dall’ostilità contro Israele) che non di affermare senza distinguo un’assoluta condanna del terrore di Hamas. Ma su questo si è già detto molto.
Ciò che occorre sottolineare ora è che nella “stanza” servono adulti. Servono cioè persone in grado, per una volta, di non pensare ai piccoli calcoli domestici e condominiali, e contemporaneamente di provare a misurarsi sulla scacchiera grande, quella globale.
Che si tratti (ipotesi di per sé orrenda) di una guerra regionale, con il tentativo di Teheran – per interposto Hamas – di colpire Israele e sabotare il dialogo tra Gerusalemme e Riad, o che invece si tratti di un disegno ancora più diabolico e ambizioso di trascinare tutto il mondo (non solo il Medio Oriente) nella spirale del caos, in entrambi i casi si richiede lucidità e ampiezza di sguardo.
La debolezza e la strategia sbagliata (di riapertura all’Iran) della Casa Bianca di Biden sono purtroppo due fatti oggettivamente sul tavolo, aggravati dall’inconsistenza europea, ormai una costante. Le altre pesanti incognite in campo (i riflessi sull’energia, le ombre della guerra russo-ucraina, la costante minaccia cinese in un altro quadrante) alimentano un senso di inquietudine profonda.
Tutti – nell’arena politica e mediatica – sono chiamati a un sovrappiù di consapevolezza. Non è tempo di teatrini e sceneggiate.