Esteri
Israele – Iran: botta e risposta, il Mondo chiede che ci si fermi qui; ma Israele scalpita
Di Giampiero Gramaglia
Onu, Usa, Ue, il Papa: gli inviti alla moderazione sono un coro, perché Israele e l’Iran si fermino qui, dopo la provocazione israeliana e la reazione iraniana. Risultato: il botta e risposta tra Israele e Iran non sembra destinato ad avere seguiti immediati: nessuno abbassa la guardia, ma nessuno intende ora rilanciare l’escalation.
Ma Israele morde il freno. Il governo dice: “Faremo loro pagare un prezzo come e quando ci conviene”. I militari confermano: una risposta ci sarà, ma “per il momento non intendiamo estendere le nostre operazioni militari” – parole del portavoce dell’Esercito Daniel Hagari -.
Quanto ai responsabili iraniani, dichiarano chiuso il conto, almeno a questo stadio. La ritorsione della notte tra sabato e domenica era puntata solo su obiettivi militari, senza prendere di mira interessi statunitensi e/o occidentali. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanani dice: “Le forze armate iraniane hanno agito in modo responsabile e professionale e hanno colpito solo obiettivi militari israeliani: i nostri attacchi aerei contro Israele si basavano sullo Statuto dell’Onu; erano necessari, legittimi e proporzionati al recente attacco israeliano al nostro consolato in Siria”.
Gli alleati di Israele si sforzano di allontanare la Regione dal baratro d’un allargamento del conflitto ad altri attori, dopo oltre sei mesi di guerra fra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza innescata dagli attacchi terroristi di Hamas in territorio israeliano il 7 ottobre. Alle 1200 vittime, più i 300 ostaggi, di quel giorno d’indicibile orrore, se ne sono aggiunte circa 34 mila palestinesi. E le preoccupazioni di ulteriori escalation sono grandi.
Israele – Iran: la diplomazia dei consulti un po’ sterili e ripetitivi
L’attacco dell’Iran a Israele, diretta e scontata conseguenza del bombardamento israeliano, l’1 aprile, del consolato iraniano di Damasco – 14 le vittime -, rimette in moto la diplomazia un po’ sterile e ripetitiva dei consulti al massimo livello. Domenica, ci sono state una riunione d’urgenza del G7, suggerita dagli Usa e convocata dall’Italia, che ha la presidenza di turno del Gruppo dei Grandi, e una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La delegazione iraniana ha chiarito che Teheran non vuole “impegnarsi in un conflitto” con gli Stati Uniti, ma si riserva di “rispondere” a eventuali operazioni militari americane. Quella israeliana ha chiesto “tutte le sanzioni possibili” contro l’Iran: difficile che ne decida l’Onu, probabile che ne adottino il G7 e l’Ue.
I ministri degli Esteri dei 27 hanno oggi un consulto straordinario. Il capo della diplomazia europea Josep Borrell ha già pubblicato una dichiarazione di condanna dell’attacco iraniano. Il tema sarà anche discusso dai capi di Stato e/o di governo dei 27, che si vedono domani e giovedì a Bruxelles.
Maria Luisa Fantappié, dell’Istituto Affari Internazionali, commenta: “Israele e Iran non vogliono entrare in un conflitto aperto. Tuttavia, gli scambi di fuoco … potrebbero inavvertitamente portarci a questo sviluppo. L’Europa deve guardare agli Stati arabi della Regione, e in particolare ai membri del Consiglio di cooperazione del Golfo, come alleati per aiutare a sventare questa possibilità”.
C’è chi pensa che la reazione iraniana all’attacco israeliano abbia rafforzato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, messo sotto pressione dal presidente Usa Joe Biden e da molti altri leader occidentali per la guerra a Gaza e cui ora è più difficile rifiutare aiuti. Il Washington Post scrive che il confronto Iran-Israele “allontana l’attenzione da Gaza”. E, per Stefano Feltri, l’azione iraniana è “una prova di debolezza” del regime di Teheran: “La pioggia di missili su Israele è il prezzo pagato dagli ayatollah ai pasdaran per mantenere il potere, nonostante lo scontento verso il regime”.
Naturalmente, vi sono anche prese di posizione più bellicose di quelle dilatorie. L’ambasciatore d’Israele a Roma Alon Bar avverte: “Finché non troveremo un modo di fermare l’Iran il rischio d’escalation continuerà ad esistere”. “Se Israele intraprenderà una nuova azione contro l’Iran – sostiene ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian -, dovrà affrontare una risposta molto forte”.
Chiaro ed esplicito il cancelliere tedesco Olaf Scholz: “L’Iran deve archiviare questa aggressione… Il nostro consiglio è che anche Israele partecipi alla de-escalation”.
Israele – Iran: massima l’allerta anti-terrorismo
Innescata dalla guerra a Gaza e innalzata dopo l’attentato dell’Isis a Mosca il mese scorso, resta massima l’allerta anti-terrorismo, anche in Italia, con un aggiornamento degli obiettivi sensibili tenuti sotto controllo. Si riunisce al Viminale il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, presenti i vertici delle forze di polizia e dell’intelligence; e si riuniscono le commissioni Esteri
di Camera e Senato, con i ministri degli Esteri e della Difesa Antonio Tajani e Guido Crosetto.
A Parigi, si preparano piani alternativi per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi, se i rischi fossero eccessivi per la sfilata sulla Senna di barconi con atleti e delegazioni prevista il 26 luglio: una cerimonia “limitata al Trocadéro” o “riportata all’interno dello Stade de France”. Dei “piani B e C”, parla il presidente francese Emmanuel Macron, che chiede aiuto al presidente cinese Xi Jinping “per avere una tregua olimpica” durante i Giochi; e giudica “sproporzionata” la risposta dell’Iran a Israele.
Contro l’Iran, nella percezione dell’Occidente, gioca l’appoggio del regime di Teheran alla Russia nell’invasione dell’Ucraina: quelli lanciati su Israele e intercettati sono gli stessi droni che ogni notte la Russia lancia sulle città ucraine, danneggiando le infrastrutture energetiche e uccidendo civili.
Kiev ammette che la situazione è “tesa” sul fronte orientale: l’esercito russo, in superiorità numerica, continua ad avanzare. Gli aiuti militari all’Ucraina sono limitati, mentre Mosca continua ad avere accesso a “componenti critici necessari per produrre missili e droni”, da parte dell’Iran e della Cina, constata il presidente Volodymyr Zelensky. La Germania manda Patriots, Stati Uniti e Regno Unito colpiscono la Russia con ulteriori sanzioni, ma non basta.
Israele – Iran: che cosa è accaduto nella notte tra sabato e domenica
I circa 300 missili – 120 balistici e una trentina di cruise – e droni che l’Iran ha lanciato nella notte contro Israele vengono intercettati “al 99%” dalle difese antiaeree israeliane e dai loro alleati, ma s’abbattono sulla campagna elettorale per Usa 2024. Il presidente Usa Joe Biden segue gli eventi che possono incendiare il Mondo nella Situation Room della Casa Bianca, dopo avere fatto saltare tutti i suoi programmi del fine settimana: con lui, c’è il team per la sicurezza nazionale, il segretario di Stato Antony Blinken, il capo del Pentagono Lloyd Austin, i vertici militari; la vice presidente Kamala Harris è collegata in video.
L’ex presidente Donald Trump, invece, prima scrive sul suo social Truth; “Israele è sotto attacco. Con me presidente non sarebbe mai successo”. Poi, fa un discorso a un comizio in Pennsylvania, come da programma, e critica il rivale: “L’attacco dell’Iran contro Israele è segno della debolezza degli Stati Uniti guidati da Biden”.
L’ondata di missili e droni iraniani, insolitamente annunciata – alla partenza e non a cose fatte – dall’agenzia iraniana Irna, tiene il Mondo intero con il fiato sospeso: è l’inevitabile ritorsione all’attacco israeliano sul consolato dell’Iran a Damasco, che aveva fatto numerose vittime, fra cui un generale dei Pasdaran, l’1aprile; e aumenta il rischio di un allargamento del conflitto.
Missili e droni non partono solo dall’Iran, ma anche da Yemen, Libano, Siria e Iraq, dove operano milizie che rispondono a Teheran. Il bilancio dell’azione è, nelle dichiarazioni di Israele, contenuto: danni limitati a installazioni militari – specie una base nel deserto del Negev, che resta operativa – e una trentina di feriti, tra cui un bambino e una bambina (molti dettagli non sonon confermati o sono contraddittori tra una fonte e l’altra). Teheran dichiara, invece, d’avere centrato tutti i suoi obiettivi.
Si sapeva che Israele ha difese anti-aeree efficaci contro missili e droni – questi ultimi, se lanciati dall’Iran, impiegano 7/9 ore a giungere sui loro obiettivi e lasciano quindi un tempo di reazione sufficiente -. Ma c’era l’eventualità che un attacco così massiccio potesse ‘bucare’ le difese, nonostante Israele fosse preparato: da due settimane, l’intero Paese e le forze armate erano in stato d’allarme.
Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia hanno contribuito a intercettare gli ordigni iraniani; e anche la Giordania ha protetto il proprio spazio aereo. A conti fatti, l’impatto dell’attacco è minimo. “Li abbiamo respinti: insieme vinceremo”, commenta Netanyahu. Biden gli telefona: i due parlano 25 minuti. Il presidente manifesta l’incrollabile sostegno degli Usa a Israele, ma avverte il premier di non essere favorevole a un contrattacco contro Teheran; se ci fosse, Israele non potrebbe contare sykl supporto diplomatico e militare americano.
Prima dell’attacco, sempre sabato, i pasdaran iraniani avevano sequestrato nello stretto di Hormuz una nave container: il mercantile Msc Aries batte bandiera portoghese, ma è legato, dice l’agenzia di stampa iraniana Tasnim, alla compagnia Zodiac Maritime, sede a Londra e proprietà israeliana. Sulla Aries, ci sono 25 marinai, 17 di nazionalità indiana.