A un anno dalle elezioni europee le forze politiche italiane iniziano ad allinearsi, la campagna elettorale è ancora lontana ma il centrodestra dà l’impressione di voler sfruttare l’ondata di consenso che sembra premiare in questo frangente storico gli ideali conservatori. E non solo in Italia, dove il governo ha consolidato con le regionali il suo radicamento nel paese, ma dando uno sguardo panoramico in Europa si percepiscono molte avvisaglie di quelle sacche di malcontento dove solitamente trovano terreno fertile i valori sintetizzati nelle proposte delle destre. Lo si vede in Francia, dove la protesta popolare diffusa, accesa dai tragici incidenti tra polizia e manifestanti, sta prendendo la forma di una espressione di dissenso verso un establishment, quello socialista, che ha prodotto negli anni povertà, disagio, disoccupazione, difficoltà di integrazione e precarietà. Lo si vede anche in Germania, dove la Spd di Olaf Sholz è in caduta libera nei sondaggi, soprattutto a causa dell’instabilità della maggioranza, alle insinuazioni di nepotismo in alcune nomine e all’incertezza dimostrata su alcune riforme importanti, come quella ospedaliera. In generale, questo è il tempo dell’atlantismo, dell’europeismo meno scettico possibile, della gestione più severa dei flussi migratori e soprattutto del sostegno incondizionato alle forniture di armi in Ucraina. E probabilmente non a caso la premier italiana Giorgia Meloni ha scelto questa settimana per volare a Varsavia per incontrarsi con l’omologo polacco Mateusz Morawiecki. La volontà è stata quella di mostrare che i conservatori europei, a dispetto delle presunte divergenze emerse nell’ultimo Consiglio Ue, sono pronti a fare fronte comune in Europa, in particolare sui temi di maggiore rilevanza dell’agenda dell’Ue, a iniziare da quello dei migranti. I due capi di governo hanno confermato la loro posizione comune sulla necessità di affrontare la “dimensione esterna” dei flussi irregolari, ovvero lavorare direttamente coi paesi di partenza e transito della sponda sud del Mediterraneo. Altro tema centrale del colloquio è stato l’Ucraina, su cui Meloni si è spesa non solo per confermare l’incrollabile sostegno a favore di Kiev contro l’invasione russa ma anche per “ringraziare la Polonia” per tutto quello che sta facendo, ospitando rifugiati, garantendo transiti sicuri per le merci e sostenendo militarmente il paese. Un merito non sempre riconosciuto dall’Ue, secondo Meloni, che invece ha tenuto a rimarcare come sia ingiusto esercitare pressioni su Varsavia data la congiuntura internazionale in corso e che vede la Polonia, per l’appunto, in prima linea.
Tuttavia ci sono anche alcuni equilibri europei da preservare. Equilibri di alto valore strategico, come quelli per il Pnrr. Per questo la Meloni sa che l’asse Roma-Bruxelles non deve subire scossoni. E anche per tale ragione si è tenuta alla larga dalle “avances” politiche manifestate dal suo alleato Salvini nei confronti di Marine Le Pen in chiave europea nei giorni scorsi. Salvini, durante il suo incontro con la nazionalista francese, ha fatto calare il gelo dopo le sue invocazioni di una casa comune del centrodestra in Europa, strizzando l’occhio al Rassemblement National e ai tedeschi di Alternative Fur Deutschland, le forze politiche con cui, invece, per Forza Italia “è impossibile qualsiasi accordo”, come chiarito dal leader azzurro Antonio Tajani. Ed è stata decisamente fredda anche Giorgia Meloni verso la proposta salviniana, chiarendo che “non ci sono trattative in corso”.
Volgendo lo sguardo nei confini nazionali la premier Meloni sta osservando gli sviluppi dell’ insidiosa querelle scoppiata sul caso Santanché. L’arringa della ministra del Turismo per difendersi in Parlamento dalle accuse avanzate da un’inchiesta giornalistica incentrata sulla malagestione imprenditoriale delle sue aziende non ha messo a tacere le polemiche. Anzi. Il M5S ha anche depositato una mozione di sfiducia, ma la maggioranza, per ora, sta facendo quadrato. Non è da escludersi, però, la soluzione politica del rimpasto. La Meloni, finora, non si è ancora espressa.
Il contesto generale in cui si movimenta la politica è quello di un’Italia che, secondo la panoramica Istat diffusa venerdì mattina, invecchia sempre di più: l’età media è salita da 45,7 anni a 46,4 anni tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2023. Il dato emerge nonostante l’elevato numero di decessi di questi ultimi tre anni, oltre 2 milioni e 150mila, di cui l’89,7 per cento riguardante persone con più di 65 anni. Nel 2022 inoltre la stima della speranza di vita alla nascita è di 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne. Segnali di fiducia, invece, per quanto riguarda l’economia. Pil e occupazione sono in crescita: alla fine del 2023 il Pil risulterà in rialzo dell’1,2 per cento. L’occupazione è a quote superiori a quelle del 2019: il crollo dovuto alla pandemia è alle spalle anche se restiamo ancora in fondo alla classifica europea.