Negli ultimi giorni mi sono soffermato su due articoli di riflessione sul futuro particolarmente interessanti.
Quello di Fabrizio Maronta su Limes e l’ampia previsione sugli scenari prioritari del 2023 sull’Economist.
Maronta titola ”la guerra affama Caoslandia” e si sofferma sugli effetti drammatici della guerra che approfondisce il fossato scavato dal Covid, sottolineando in particolare la crisi alimentare e la presenza tra i primi sette esportatori del mondo di grano, di Russia e Ucraina. La distruzione dei campi agricoli, l’impennata dei costi energetici, le manovre speculative che in questi casi non mancano mai, costituiscono una miscela venefica dirompente. Maronta analizza inoltre quanto tutto questo si rifletta sull’Africa che diventa l’epicentro di questa tempesta aggravando la spinta verso l’esodo in direzione dell’Europa.
L’Economist ospita una lettera del dell’editore di “The World Ahead 2023” che elenca i 10 argomenti del prossimo futuro, tra i quali spiccano la guerra in Ucraina, il cambiamento climatico, la recessione, l’India che supererà la Cina sul piano demografico, il rischio che la Cina faccia la mossa fatale su Taiwan.
Entrambi gli articoli chiamano in causa l’Unione europea, il primo perché la recessione globale e il disastro sociale e alimentare delineato richiedono politiche anti-cicliche e una forte iniziativa per far cessare la guerra, pur tenendo salde le aspirazioni di indipendenza e sovranità dell’Ucraina, il secondo perché appalesa l’assenza dell’Europa dagli scenari appunto delineati.
La tendenza a tener bassa la inflazione crescente con l’aumento dei tassi di interesse, come appare dalle scelte di politica monetaria della BCE, non va nella direzione di politiche anti-cicliche capaci di finanziare la ripresa, un piano serio e ambizioso per fronteggiare l’emergenza alimentare in Africa, lo scarso approvvigionamento di materie prime e di derrate alimentari in Europa, e di partecipare alla ricostruzione della Ucraina.
E ciò che mi preoccupa maggiormente è che dopo l’apertura alla creazione di una capacità fiscale con emissione di debito comune per finanziare il Next Generation EU (tipica manovra anticiclica) la creazione di uno strumento permanente non compare tra le proposte di riforma della Commissione europea del patto di stabilità. In questi mesi si aprirà un dibattito ampio su come riformare l’Europa ed è importante che sulla capacità di bilancio e gli strumenti dell’Unione europea per affrontare le crisi dei prossimi decenni vengano prese decisioni ambiziose.