Esteri

Il ritorno dei New Labour

03
Maggio 2024
Di Ambrogio Mantegazza

Ieri in Regno Unito si sono tenute le elezioni locali per eleggere il nostro equivalente dei consiglieri comunali. Un totale di circa 2600 persone in 107 amministrazioni locali. A differenza del nostro sistema elettorale però, nella maggior parte dei casi non si va al rinnovo di tutto il consiglio comunale ma solo di una sua parte. In particolare, i cittadini londinesi sono stati chiamati a scegliere il loro sindaco, ma tra le città più importanti che sono state coinvolte troviamo anche Leeds, Liverpool, Manchester e Southampton.

Senza entrare nel ginepraio amministrativo che è la vecchia Albione, questa elezione ha reso reale quello che per alcuni era un sogno di rivincita e per altri un timore. Infatti, il 2024 potrebbe segnare per i Labour il ritorno ai tempi di King Tony che, dopo gli anni bui in cui una sinistra miope guidata da Jeremy Corbyn si è ritrovata orfana del prezioso elettorato di provincia, si è ritrovata a vincere contro dei Tories ostaggio di lotte interne per il potere.

Protagonista della rivincita Labour è Keir Starmer, 61 anni e leader dell’opposizione dal 2020. Una persona che ha rivoltato il partito come un calzino e, dopo lo schiacciamento a sinistra voluto da Corbyn, ha deciso di riportarlo al centro. Riabilitazione di Tony Blair, considerato dalla vecchia guarda un “neoliberista”, sostegno incondizionato a Ucraina, NATO e a Israele, e l’obiettivo di  far aumentare la crescita della produttività nel Regno Unito. Questi alcuni punti del suo programma che lo fa odiare dalla falange più radicale del partito, ma che lo fa apparire più moderato e convincente di fronte all’elettorato britannico, con tanto di interviste molto intime e personali.

Ed è anche grazie a questo posizionamento che oggi i Labour riescono a vincere in collegi che da decenni non erano più in mano al centrosinistra. Successo che si appresta a ripetersi alle prossime elezioni generali che dovrebbero tenersi nei prossimi mesi. Si dovrebbero, poiché per ora il premier conservatore Rishi Sunak, logorato dalle lotte di potere interne ai Tories e intimorito da una pesante sconfitta, ancora non ha convocato. 

E se Sunak non dorme sonni tranquilli, fuori dalla sua finestra vediamo un Boris Johnson ancora molto attivo e che non aspetta altro che tornare per ricordare ai conservatori quel 42% che riuscì a guadagnare nel 2019.

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