Uno dei temi più caldi in queste settimane nelle istituzioni UE è quello del possibile grande rimescolamento delle alleanze tra le grandi famiglie politiche europee. Come noto, negli ultimi decenni si è assistito a una convergenza tra le forze di governo più rilevanti e influenti, vale a dire i popolari, i socialisti e democratici e i liberali.
Negli ultimi mesi, tuttavia, questo equilibrio è diventato sempre meno scontato, a causa di diversi fenomeni, tra i quali la guerra in Ucraina, che ha consentito un importante riavvicinamento della Polonia, a giuda conservatrice, agli altri stati membri dell’UE, la nascita del governo Meloni in Italia, con un’alleanza tra tre partiti di centro-destra appartenenti a tre gruppi europei diversi (Forza Italia nel PPE, Fratelli d’Italia negli ECR, la Lega in ID), la crisi dei partiti tradizionali di centrosinistra come i socialisti francesi, il Qatar-gate, che (per ora) ha colpito solo parlamentari appartenenti al gruppo S&D, e la debolezza dell’attuale governo tedesco, per di più con la fine della grande coalizione tra CDU e SPD.
Tutto questo potrebbe portare, in un futuro più o meno prossimo, a un’estromissione dei socialisti e democratici dai giochi europei con la nascita di una grande alleanza tra le forze politiche di destra e i liberali.
A oggi una tale eventualità è stata smentita, come ha riportato Michalopoulos su Euractiv due giorni fa, citando il portavoce per la politica estera del gruppo di partito CDU/CSU al Bundestag, Jürgen Hardt, il quale ha detto che sebbene la coalizione di governo italiana comprenda anche il partito gemello del PPE, Forza Italia, le posizioni degli altri partiti della coalizione italiana siano ampiamente incompatibili con quelle del PPE, considerando la cooperazione di Fratelli d’Italia con un partito profondamente antieuropeo come AfD.
Tale dichiarazione lascia tuttavia presagire come, nel momento in cui tale collaborazione e altre condizioni non specificate venissero meno, potrebbero esserci delle porte aperte da parte del PPE. Del resto, già in alcuni importanti voti al Parlamento europeo un’alleanza del genere è stata sperimentata, si pensi a quello riguardante l’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia europea per la finanza sostenibile, nel quale ECR, ID e la maggioranza del PPE e dei liberali hanno ottenuto una vittoria contro S&D, verdi e sinistra contrari.
Questo scenario avrebbe effetti di notevole portata sul futuro dell’Europa. Trattandosi di gruppi politici che tengono insieme partiti di diversi stati membri, è chiaro che le coalizioni europee possono costituirsi solo su pochi grandi temi condivisi. Nel caso dell’alleanza tra socialisti e democratici, popolari e liberali, il tratto comune è stato quello dell’integrazione europea. È stato grazie a questo gioco politico, rafforzato dalla presenza di questi partiti anche al governo dei principali stati membri dell’Unione, che sono stati fatti i principali passi avanti nel processo di integrazione negli ultimi decenni.
Qualora si arrivasse a un’estromissione dei socialisti a favore dei conservatori ECR, probabilmente a fare da collante subentrerebbe una nuova questione politica. Difficile dire al momento quale potrebbe essere – magari questioni culturali sull’onda delle culture wars americane – ma sicuramente procedere con l’integrazione europea sarà più arduo. In un momento come quello attuale, in cui si sente la sempre maggiore necessità di un’Europa unita e forte, le famiglie politiche devono quindi riflettere attentamente su quali alleanze costruire nei prossimi anni.