Esteri

Guerra Israele – Hamas: scontri a Gaza accerchiata, Usa chiedono “pause”

03
Novembre 2023
Di Giampiero Gramaglia

La Striscia di Gaza è completamente accerchiata, nella notte i combattimenti a terra sono stati più cruenti che mai nelle quattro settimane della nuova guerra tra Israele e Hamas. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken torna in Israele e sollecita il Governo Netanyahu a fare “pause” negli attacchi, per consentire agli ostaggi di essere rilasciati e agli aiuti umanitari di essere distribuiti.

Il termine “pause”, adottato dall’Amministrazione Biden, è lo stesso utilizzato la scorsa settimana dal Vertice europeo: l’idea sottintesa è che una pausa temporanea, cioè un vero cessate-il-fuoco, sarebbe un vantaggio per Hamas, perché gli consentirebbe di riprendersi e riorganizzarsi dopo bombardamenti e incursioni.

Le sollecitazioni degli Usa a Israele giungono quando il bilancio delle vittime nelle Striscia s’aggira ormai intorno alle 9000 – i dati sono di fonte palestinese -, cui vanno aggiunti i 1400 israeliani circa uccisi negli attacchi terroristici del 7 ottobre, i 1500 miliziani ‘neutralizzati’ dalle forze dell’ordine israeliane in quella giornata e i militari israeliani caduti

Nelle ultime 72 ore, il campo di rifugiati di Jabalya, un’area densamente popolata, è stato colpito dagli israeliani per due volte: azioni su cui l’Ue ha finora scelto – scrive Eunews – “il silenzio”, mentre l’Onu avverte: quei bombardamenti, che, dicono i palestinesi, hanno fatto centinaia di morti fra i civili, “possono rappresentare crimini di guerra”. Israele sostiene che gli attacchi erano diretti contro militanti di Hamas ed erano essenziali per eliminare la minaccia rappresentata dall’organizzazione palestinese.

Intanto, è in corso l’evacuazione da Gaza di 7.500 feriti o palestinesi con doppia nazionalità: centinaia hanno già lasciato la Striscia. Nonostante informazioni contraddittorie in merito, Israele continua a negare che, con gli aiuti umanitari, arrivi a Gaza del carburante.

Quanto ai combattimenti della scorsa notte, l’esercito israeliano parla di una “eroica battaglia”, durante la quale ci sono stati scontri “con squadre terroristiche” e caduti da entrambe le parti. Nonostante “un fuoco pesante” da parte dei miliziani di Hamas, le forze israeliane “hanno diretto” dal suolo ”attacchi di artiglieria dal cielo e da terra”. Il vivido racconto dell’esercito israeliano prosegue: “Loro sono stati uccisi, il pericolo per le nostre truppe è stato eliminato e noi continueremo le operazioni fino alla vittoria”. Secondo informazioni non verificabili, vi sono stati 130 caduti palestinesi e 23 israeliani.

L’azione mirava a distruggere i tunnel di Hamas e a cercare i covi dove sono tenuti ostaggi catturati il 7 ottobre che, secondo nuovi dati, sarebbero complessivamente 242, sommando quelli nelle mani di Hamas e di altre fazioni palestinesi.

Restano caldi, oltre a Gaza, gli altri due fronti; quello della Cisgiordania, dove continuano a esserci vittime fra i palestinesi, e quello del Libano, dove una milizia iraniana, la Imam Hussein, affiancherebbe Hezbollah, che rivendica di aver attaccato Israele da 19 postazioni lungo il confine.

Ieri, la Camera Usa ha votato una misura che sblocca 14,3 miliardi di aiuti a Israele, subordinandon, però l’erogazione al taglio di spese sociali: il provvedimento, votato con il sì dei repubblicani e il no dei democratici, è una sfida all’Amministrazione Biden. La Casa Bianca ha già minacciato il veto, ma, comunque, la misura non passerà al Senato: dopo la guerra in Ucraina, pure la guerra tra Israele e Hamas diventa un tema di scontro fra Amministrazione democratica e opposizione repubblicana.

Il protrarsi e le dimensioni della risposta israeliana agli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre suscita sempre più proteste, non solo nel Mondo arabo e islamico, specie in quei Paesi che avevano recentemente normalizzato le relazioni con Israele – oggi sarà un altro venerdì di manifestazioni -, ma un po’ ovunque.

Ed accade che la tutela dei diritti del popolo palestinese s’intrecci con rigurgiti di antisemitismo. Nelle pietre d’inciampo oltraggiate a Roma, nelle stelle di Davide davanti alle case di ebrei a Parigi, in molti altri episodi altrove, l’antisemitismo riaffiora dove si credeva di averlo sconfitto: invece, era rimasto incrostato sotto una vernice d’ipocrisia benpensante. “Avevamo detto mai più e, invece, sta succedendo di nuovo”, è un commento raccolto da Euronews.

E la circolazione di progetti che prevedono l’evacuazione forzata dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza non fa altro che rinfocolare rancori e allarmi, nei Paesi che circondano Israele, Egitto, Giordania, Libano, e nell’Ue, all’Onu, negli Usa. Il Governo Netanyahu nega decisionin di questo genere, ma ammette che l’idea esiste.

Mentre Politico sottolinea come il piano di pace per la Striscia ipotizzato la scorsa settimana dai leader dell’Ue sia “irrilevante” – “un guardarsi l’ombelico”, dice un diplomatico -.

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