Esteri
Guerra fra Israele e Hamas: vittime crescono, governo unità nazionale in Israele
Di Giampiero Gramaglia
Da domenica, Israele bombarda incessantemente la Striscia di Gaza, dal cielo, dal mare e da terra, dopo che sabato un attacco terroristico senza precedenti, con migliaia di miliziani di Hamas e d’altre sigle, aveva fatto almeno 1200 vittime e circa 3500 feriti fra la popolazione israeliana – sono 163 i militari caduti: dato ufficiale –.
Il governo Netanyahu, che ha proclamato lo stato di guerra contro Hamas e ha richiamato centinaia di migliaia di riservisti, continua a valutare se lanciare un attacco di terra contro la Striscia, dove le vittime sono quasi 900 e i feriti oltre 4250. Secondo fonti israeliane, circa 1500 terroristi sono stati “neutralizzati” in territorio israeliano. I dati sono aggiornati al pomeriggio di mercoledì 11 ottobre.
Hamas smentisce l’intenzione di negoziare sulla liberazione degli ostaggi: ne avrebbe catturati circa 150, soldati – anche ufficiali – e famiglie intere con bambini; e minaccia di ucciderne uno a ogni attacco israeliano condotto senza preavviso. L’organizzazione replica ai bombardamenti con lanci di razzi sul sud e sul centro d’Israele: anche ieri, le sirene d’allarme hanno ripetutamente suonato. Migliaia di israeliani vivono da sabato nei rifugi: le città sono spettrali, negozi chiusi, vie deserte.
A Gaza, dove interi isolati sono ridotti a macerie, oltre cento mila persone sono rimaste senza casa; e gli ospedali sono già sovraffollati di feriti. Gli effetti dell’assedio totale, niente acqua, cibo, luce, benzina, si fanno già sentire: alle difficoltà materiali, si somma lo stress emotivo per le centinaia di raid condotti dall’aviazione israeliana. Le organizzazioni umanitarie chiedono l’apertura di corridoi per portare viveri e medicinali a Gaza e consentirne l’uscita degli abitanti.
Si teme, e si attende, un’escalation nel conflitto. In Israele, il premier Benjamin Netanyahu e il capo dell’opposizione Benny Gantz hanno concordato la formazione di un governo d’unità nazionale che resterà in carica per la durata del conflitto e prenderà solo decisioni ad esso relative; Netanyahu e Gantz ne faranno entrambi parte.
I racconti dell’orrore di sabato si succedono e si accavallano: 22 le località violate, di cui dei video mostrano atrocità. Dopo i 260 giovani uccisi, mentre partecipavano a un rave festival sul confine con la Striscia, si scoprono i 40 bambini massacrati in un kibbutz a Kfar Azza: alcuni sono stati trovati “con le teste decapitate”, “intere famiglie sono state fucilate nei loro letti”.
Fra le vittime e i dispersi di questo conflitto, numerosi stranieri: almeno 14 americani uccisi e di più presi in ostaggio; inoltre britannici, tedeschi, francesi, quasi sempre persone con doppia nazionalità. Di due italiani, che vivevano in un kibbutz investito dall’attacco terroristico, non si hanno notizie.
Il presidente Usa Joe Biden ha rinnovato, martedì, l’appoggio a Israele più volte espresso dall’inizio del dramma: “Faremo in modo che abbia tutto quanto gli serve per proteggere i suoi cittadini, difendersi e rispondere all’attacco”. Biden bolla l’azione terroristica come “atto di pura malvagità”, promette ulteriori aiuti militari, fra cui il reintegro del sistema anti-aereo Iron Drome, e si attende che il Congresso non metta il bastone fra le ruote.
L’Aeronautica dello Stato ebraico ha annunciato l’uccisione del ministro dell’Economia di Hamas, Jawad Abu Shamala. L’esercito israeliano ha intimato ai palestinesi di lasciare Gaza e raggiungere l’Egitto, ma il Cairo ha chiuso il valico di Rafah a tempo indeterminato. Hamas ha invece avvisato martedì gli abitanti di Ashkelon, 40 km a nord della Striscia: “Lasciate la città entro le 17”; poi, sono piovuti i razzi, che hanno preso di mira anche l’aeroporto di Tel Aviv.
Dal sud del Libano sotto controllo di Hezbollah, milizia vicina all’Iran e alleata di Hamas, è partita un’altra raffica di ordigni indirizzati verso Israele. L’esercito ha risposto con la sua artiglieria.
In Israele, gli sviluppi militari si intrecciano al dibattito politico su Benjamin Netanyahu, premier d’un governo di ultra destra che non avrebbe dato ascolto agli avvisi egiziani che segnalavano attacchi dei miliziani integralisti. I media raccontano che Abbas Kamel, il capo degli 007 del Cairo, aveva avvertito il governo israeliano verso fine settembre, prospettando “un’operazione terribile” al confine con Gaza.
Ma l’esercito israeliano era piuttosto concentrato sulla lotta al terrorismo in Cisgiordania e aveva pure ridotto i ranghi per una festività ebraica, la Simchat Tora. Le critiche a Netanyahu sono aspre, il quotidiano Haaretz ne chiedeva le dimissioni. Ma la decisione di creare un governo d’emergenza mette la sordina al dibattito.
I ministri degli Esteri dei 27 dell’Ue si sono riuniti martedì: quella che una volta si chiamava ‘questione palestinese’ resta divisiva. Bloccati, comunque, gli aiuti non umanitari a Gaza.
La Lega araba s’è riunita mercoledì al Cairo: la portata dell’azione terroristica contro e la cattura degli ostaggi preoccupano molti Paesi, in questa fase che pareva distensiva nel Medio Oriente. L’Egitto, che forse medierà, vede “una pace giusta e globale, basata sulla soluzione dei due Stati”, come via “per raggiungere una sicurezza reale e duratura per il popolo palestinese”.
Politico parla “del regalo di Hamas a Putin”, perché – spiega – “la Russia fa affidamento, e in parte alimenta, focolai di tensione in parti del Mondo per sottrarre all’Ucraina energie dell’Occidente”. Se questa lettura è corretta, Niger, Nagorno e Israele sarebbero un’unica strategia.
L’impatto economico di questa guerra è tutto da valutare. Già si parla, però, di forniture energetiche a rischio e di allerta per i gasdotti, potenziali obiettivi terroristici.
Guerra Israele – Hamas: chi sono i protagonisti palestinesi
Hamas, dall’arabo ‘Movimento della resistenza islamica’, venne fondato nel 1987 da Ahmad Yassin, un esponente della Fratellanza musulmana egiziana. Il giorno prima della sua formale costituzione, l’8 dicembre, un incidente tra israeliani e palestinesi nel campo profughi di Jabalia nel nord di Gaza scatenò la prima intifada, la ‘rivolta’ palestinese contro l’occupazione israeliana di Striscia e Cisgiordania, inclusa Gerusalemme.
Lo statuto di Hamas fu redatto nel 1988. Il suo preambolo cita la lotta contro “l’invasione sionista” in Palestina; il movimento islamico non riconosce infatti il diritto di Israele ad esistere come Stato.
Hamas è considerata un’organizzazione terroristica da Israele e da Usa, Canada, Ue e Giappone. Altri Paesi considerano terrorista solo l’ala armata del movimento islamico.
Il 25 gennaio 2006, qualche mese dopo l’evacuazione degli israeliani dalla Striscia di Gaza, Hamas vinse le elezioni. Nel 2007, cacciò dalla Striscia l’Autorità nazionale palestinese, guidata da al-Fatah.
Al-Fatah (‘l’apertura’) è la componente politica palestinese più moderata, in dialogo con l’Occidente. Il suo leader è Mahmud Abbas, presidente dell’Autorità nazionale palestinese e dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina.
Ismail Haniyeh è il massimo dirigente politico di Hamas ed è subentrato nel 2017 al leader storico Khaled Meshaal. Dal 2020 Haniyeh gestisce il movimento islamico da Doha, in Qatar.
Yahya Sinwar è invece il leader politico del Movimento islamico che opera all’interno della Striscia di Gaza. Sinwar ha trascorso 22 anni in una prigione israeliana per avere pianificato il rapimento e l’uccisione di due soldati israeliani. Nel 2011, quando in Israele era già premier Netanyahu, Sinwar fu liberato insieme ad altri circa mille prigionieri palestinesi in cambio di Gilad Shalit, un soldato franco-israeliano detenuto per cinque anni da Hamas a Gaza.
Il braccio armato di Hamas, noto con il nome di Brigate Izz al-Din al-Qassam, fu fondato nel 1992. Prende nome dallo sceicco che, negli Anni Trenta, guidò la rivolta palestinese contro i britannici. Oggi il comandante della Brigata al-Qassam è Mohammed Deif (in arabo Ospite). Il nomignolo gli deriva da una pratica dei militanti palestinesi che, per non essere rintracciati dai servizi israeliani, cambiano casa ogni notte.
Deif è un super ricercato da Israele, sopravvissuto a tentativi di cattura numerosi. Un suo fratello è stato ucciso nelle operazioni in corso, insieme alla sua famiglia. In un bombardamento aereo vent’anni or sono, Deif perse una gamba e un braccio; la moglie e il figlio di 7 mesi furono uccisi dalle Forze di difesa israeliane nel 2014. Deif è considerato l’organizzatore dell’attacco a Israele lanciato il 7 ottobre.
ha collaborato Maria Selene Clemente