Esteri
La Germania dirà stop al nucleare. Si punta a rinnovabili, idrogeno e gas
Di Giampiero Cinelli
Ufficiale e inatteso quello che trapela sulla politica energetica della Germania, che sabato renderà effettiva la chiusura delle ultime tre centrali nucleari rimanenti. Si tratta, insomma, dello stop definitivo al nucleare e di un sentiero che d’ora in poi spingerà in primis sulle rinnovabili.
Ma ovviamente, nonostante la Germania abbia raggiunto già un buon livello di implementazione di queste tecnologie, non si tratterà di un Paese, per così dire, totalmente “ecologico”. Perché anche per Berlino il mix tra rinnovabili e gas liquefatto importato sarà il perno della strategia dei prossimi anni. Già oggi sono attivi tre rigassificatori ed entro la fine del 2023, con l’entrata in funzione del sesto e ultimo rigassificatore, Berlino punta a raggiungere 30 miliardi di metri cubi l’anno, pari a circa un terzo del consumo di gas del Paese nel 2021 (90,5 mld mc).
Nel piano infatti c’è da considerare anche l’apporto dell’idrogeno. L’idea è quella di costruire sulla terra ferma a Wilhelmshaven un rigassificatore di idrogeno, che a partire dal 2026 sostituirà gradualmente le forniture ora a noleggio su strutture galleggianti. Questo nuovo modello, crede il governo, potrà portare il Gnl ottenuto dalla combinazione artificiale di C02 e idrogeno (cioè il metano sintetico) a costare 40 euro al MGH. La strada del metano sintetico è ancora tutta da spianare ma in Germania gli investimenti privati in tal senso non mancano.
Negli ambienti parlamentari tedeschi i timori restano, soprattutto orientati al timore che le centrali elettriche e a carbone torneranno a essere fondamentali dopo questa preclusione al nucleare, il quale appunto non verrà usato neppure per produrre l’idrogeno. Secondo Jens Spahn, deputato dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) al Bundestag, questa sarà una «giornata nera per la protezione del clima in Germania». L’esponente dei popolari ha aggiunto che lo spegnimento dei reattori, sostituiti da centrali elettriche a carbone, farà aumentare l’inquinamento.
La Camera di Commercio tedesca resta diffidente: «Nonostante la riduzione dei prezzi del gas, i costi energetici rimangono elevati per la maggior parte delle imprese tedesche – ha dichiarato il presidente Peter Adrian –. Dobbiamo continuare a fare tutto il possibile per espandere la fornitura di energia e non limitarla ulteriormente. «Questo è l’unico modo per evitare o almeno mitigare le strozzature nell’approvvigionamento e un altro massiccio aumento dei prezzi dell’energia nei prossimi mesi». Adrian ha detto che le tre centrali nucleari rimanenti dovrebbero continuare a «funzionare fino alla fine della crisi».
Dopo la chiusura il processo di smantellamento sarà lento anche per quanto riguarda un Paese efficiente come quello tedesco. Ma è visto con ottimismo dall’esecutivo a differenza di chi lo critica. La fiducia viene soprattutto dai Verdi, che sono andati dritti verso il compromesso dopo il cambio di rotta europeo post-invasione ucraina.