Recessione, calo della produzione industriale e delle esportazioni, crisi politica e nuove elezioni alle porte. Il prossimo 23 febbraio. Si presenta così la Germania all’alba del 2025. L’ex locomotiva d’Europa e dell’Unione europea deve affrontare crisi profonde, laceranti. Stiamo parlando della protagonista demografica (80 milioni di abitanti) del Vecchio Continente, capofila dell’integrazione e traino dell’allargamento a Est dell’Unione europea, nonché attore principale dell’economia sociale e di mercato.
Crisi politica
Nel XXI secolo la Germania ha vissuto una sorta di storia politica italiana al contrario. Da un bipolarismo di fatto tra Cristiano-democratici (CDU-CSU) e Socialdemocratici (SPD) di inizio anni Duemila, ha vissuto il progressivo emergere di nuove realtà politiche che hanno ampliato il contesto partitico: anzitutto i Verdi, che ancora oggi pesano per circa il 10%, e più di recente la Alternative für Deutschland, nata sulla scia della crisi economica greca come movimento anti-euro, e poi sviluppatasi come partito di destra estrema. La conseguenza recente di questo ampliato agone politico è la necessità, dal 2021, di tre partiti per formare un governo.
Crisi sociale
La parola chiave è deindustrializzazione. Fortissima nell’Est del Paese, ha di fatto provocato la radicalizzazione della nuova destra. La Germania degli ultimi dieci anni ha visto raddoppiare la sua popolazione nata all’estero, oggi a oltre il 15%. È grazie a questa forte immigrazione, non solo extraeuropea, che i tedeschi hanno potuto vedere invariata o quasi la popolazione totale. Inoltre, tra il 2013 e il 2023, ben 3,2 milioni di europei si sono trasferiti in Germania, soprattutto dai Paesi in crisi dell’Eurozona, tra cui l’Italia.
Crisi economica
Il segno meno davanti al PIL annuale tedesco dovrebbe essere presto ufficiale. Lo stima la Bundesbank, che prevede «-0,2% per il 2024» e «un misero +0,2% per il 2025». Già campione mondiale di esportazioni, la Germania negli ultimi anni è stata nettamente superata in questo ranking dalla Cina e dagli USA. Nel 2023 Pechino ha esportato per «3380 miliardi di dollari», Washington «2020 miliardi» e Berlino «1690 miliardi». Numeri paradigmatici del calo della produzione industriale tedesca. Dopo la pandemia da Covid, la discesa si è fatta più ripida. Tra il primo trimestre del 2019 e il secondo del 2024, la produzione industriale tedesca ha fatto segnare nell’ordine: elettricità e gas (-27,1%), tessile e abbigliamento (-21,6%), carta e stampa (-20,4%), gomma e plastica (-17,8%), metalli e prodotti in metallo (-17%), macchinari e attrezzature (-16,3%), veicoli a motore (-13,9%), prodotti chimici (-12,7%), navi e imbarcazioni (-12,6%), fabbricazione (-11%), mobili (-9,6%), computer e componenti elettronici (-5%), prodotti petroliferi (-4%).
Unici settori in crescita: aeronautica e spazio (12,5%) e prodotti farmaceutici (5,5%). Naturalmente, la crisi in atto nel settore automobilistico, che da sempre rappresenta il cuore pulsante della produzione industriale tedesca, aggrava notevolmente la situazione.