Dal Mar Nero al Mediterraneo la storia torna a muoversi. Prima Kiev, ora Gaza, diventano teatri di guerra dove si combatte per ridisegnare i confini. In entrambi i casi, per riappropriarsi di quello che si considera, a torto o ragione, proprio spazio vitale. Gli spargimenti di sangue in questo quadrante orientale del mondo (e non dimentichiamo la polveriera dei Balcani, sempre sul rischio di riesplodere), crea nuovi turbamenti in Europa, costringendo ad analizzare le ripercussioni sul lato della sicurezza, della relazioni e dell’economia. Ad ogni modo, com’è già chiaro, l’Europa, al fianco degli Stati Uniti, sosterrà Israele che combatte contro i gruppi palestinesi di Hamas, generalmente poco strutturati ma a quanto pare sostenuti, ci aiutano a capire le intelligence, da Iran e Libano. Non a caso pure Hezbollah ha lanciato ieri dei suoi razzi verso Israele.
Nel solco tracciato dalla vicenda si inseriscono le dichiarazioni dei leader politici. Giorgia Meloni è stata chiara, dopo un colloquio con il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha spiegato: «Il governo lavorerà con i partner internazionali per coordinare il sostegno. L’Italia è al fianco del popolo israeliano in questo difficile momento». Il Capo di Stato Sergio Mattarella ha sottolineato con forza la linea italiana, esprimendo «la più ferma e convinta condanna del proditorio attacco, che attenta alla sicurezza di Israele e allontana la prospettiva di una pace duratura, da tutti auspicata e avvertita come necessaria, tra israeliani e palestinesi».
Sulla stessa impronta anche Emmanuel Macron, il quale ha sentito il primo ministro Netanyahu e il presidente Herzog e ha stigmatizzato l’attacco, ribadendo solidarietà e la convinzione che gli israeliani abbiano il diritto di difendersi e preservare la loro sicurezza. Una sola voce anche dalla Germania. Così il Cancelliere tedesco Olaf Scholz: «Il lancio di razzi da Gaza e la crescente violenza ci sconvolgono profondamente. La Germania condanna questi attacchi di Hamas e sostiene Israele». Ulteriore conferma da parte del primo ministro inglese Rishi Sunak che ha reputato Hamas pienamente responsabile delle atrocità e ha assicurato farà il possibile per aiutare la popolazione israeliana e regolare la situazione.
«Gli Stati Uniti sono con Israele, al suo fianco. Il sostegno della mia amministrazione alla sicurezza di Israele è solido e incrollabile», ha affermato Joe Biden, il quale ha immediatamente fatto intendere la disponibilità a fornire aiuti militari. Ieri sono circolate notizie di portaerei americane dirette verso il Mediterraneo, capiremo presto i connotati del piano di Washington, che non dubitiamo vorrebbe chiudere presto la faccenda ristabilendo lo status quo. Resta intricato l’altro dossier, quello ucraino. Ma Volodimyr Zelensky non si è mostrato indifferente, mostrando una volta di più la sua omogeneità alle logiche atlantiche. Il governo di Kiev ha dato questa interpretazione dei fatti: «Tutto ciò che la Russia sta facendo in Ucraina sta distruggendo la sicurezza globale, le regole globali, gli accordi globali. Di conseguenza, il mondo sta precipitando nel caos e le comunità terroristiche stanno cominciando a comportarsi in modo più provocatorio e aggressivo e persino a dichiarare guerra a interi Paesi. Esiste una sola soluzione al problema (se, ovviamente, si vuole ritornare alla prevedibilità e alla stabilità): una drammatica accelerazione della sconfitta della Russia. Come sponsor principale del terrorismo globale e come autore del deliberato crollo del diritto internazionale».
La Russia però, nel conflitto israelo-palestinese, non è palesemente a favore degli aggressori. Perché con Tel Aviv ha cooperato in Siria. «Se l’avessimo saputo l’avremmo evitato – ha dichiarato Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri russo e inviato del Cremlino per il Medio Oriente e l’Africa, citato dall’agenzia Interfax –. Siamo in contatto con tutti. Con gli israeliani, i palestinesi e gli arabi e naturalmente, chiediamo sempre la moderazione. La Russia è in contatto con le autorità israeliane, palestinesi e dei Paesi arabi e invita le parti in conflitto a cessare il fuoco. Si tratta di una ricaduta di un conflitto che dura da 75 anni». Al contrario, c’è chi crede queste siano solo affermazioni di facciata, ritenendo che la destabilizzazione di Israele sia un obiettivo in chiave anti-Usa che Mosca non disdegna, considerando gli storici legami con i palestinesi e inoltre i buoni rapporti con l’Iran, rafforzati in occasione della guerra in Ucraina. In tal senso hanno fatto pensare le parole di Lavrov, secondo cui la situazione in Israele «Non è più sostenibile».
E qui si arriva a uno dei Paesi sostenitori dell’attacco missilistico. Il presidente iraniano Ebrahim Raisi non ha lasciato spazio a equivoci: «L’Iran sostiene la legittima difesa della nazione palestinese. Israele dev’essere ritenuto responsabile della situazione, l’Iran sostiene l’autodifesa della nazione palestinese. I governi musulmani dovrebbero unirsi alla comunità musulmana nel sostenere la nazione palestinese».