C’è attenzione per il G7 in programma in Italia a giugno e presieduto dal nostro esecutivo. Ma in realtà si può dire che il G7 è già arrivato, perché sono in corso i tanti incontri preparatori, tra riunioni ministeriali, gruppi di lavoro e gruppi di impegno, che coinvolgono a vario titolo personalità legate ai G7. Le attività sono coordinate dal governo, proprio ieri il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha svolto una videoconferenza sul problema del trasporto di merci nel Mar Rosso, a causa dell’azione degli Houthi, mentre il 24 febbraio ci sarà un’altra videoconferenza, con i Capi di Stato e di Governo, in cui Giorgia Meloni porrà il tema del sostegno all’Ucraina, nel giorno del secondo anniversario dell’attacco russo. Previsto anche il collegamento con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.
La tecnologia al centro
Il G7 stavolta non sarà prevalentemente, come in passato, un vertice per delineare la strategia di sicurezza dell’occidente, ma si occuperà con grande attenzione dei tanti temi connessi alle relazioni internazionali che oggi le influenzano, primo fra tutti quello dell’economia, intesa nella sua declinazione industriale più moderna, dell’alta innovazione, della tecnologia digitale e dell’intelligenza artificiale. I temi in ballo saranno trattati nelle riunioni di Verona e Trento del 13-14 marzo e toccano da vicino il grande pubblico, che infatti sui social ha mostrato un buon interesse nei confronti del tema G7.
I social sono ricettivi
Da un’analisi dei dati nel periodo 20 gennaio-18 febbraio, emerge che gli utenti hanno cercato utilizzando più di tutti la parola chiave “G7”, molto legata alla parola “Meloni”, Al terzo posto invece la keyword “Africa”. Come ha spiegato Domenico Giordano di Arcadia, a Largo Chigi, il talk di The Watcher Post, ciò mostra chiaramente come gli italiani leghino l’idea del vertice all’impatto che potrà avere il governo ai tavoli, rendendosi conto di quanto oggi sia rilevante il rapporto con altri continenti, ad esempio l’Africa.
Nell’analisi fornita da Arcadia si vede che le menzioni al G7 sono state 118.000, generando 70.000 interazioni. A livello qualitativo, invece, nell’ultimo mese l’opinione che ne veniva fuori era sostanzialmente positiva, per un 56%, una reazione neutrale si è ravvisata nel 19%, mentre ne ha sensazioni negative il 25%. Per quanto riguarda i concetti venuti fuori dalle conversazioni, emerge anche quella dell’intelligenza artificiale.
Ci sarà anche il B7, con i Ceo
Il G7 tricolore metterà al centro il sistema delle intese prima ancora ministeriali che tra capi di Stato e, al vertice di giugno, si affiancherà un “B7”, cioè una riunione tra i principali esponenti del mondo produttivo, per conciliare e discutere assieme le prospettive dei grandi imprenditori, soprattutto sui temi delle tecnologie quantistiche e dell’IA. Saranno invitati anche rappresentanti ucraini, degli Emirati Arabi e della Corea del Sud, che oggi l’Italia reputa importanti in merito all’industria dei microchip.
L’Italia insomma guarda al mercato globale, ma sarà importante capire come le grandi imprese interpretano i nuovi tempi e se davvero si dovrà discutere anche di modelli produttivi con una filiera più corta e flessibile, come ha fatto notare a Largo Chigi Matteo Gelmetti, senatore di Fratelli D’Italia e membro della Commissione Bilancio. I lavori per l’organizzazione del B7 sono iniziati sotto la guida di Confindustria, il consiglio consultivo è presieduto da Emma Marcegaglia. Gelmetti si è mostrato molto convinto dell’approccio: «Il G7 sarà una grande opportunità e una grande vetrina per la nostra Nazione anche perché è stata ripristinata la possibilità di organizzare vari appuntamenti ministeriali in base alle deleghe e ai temi dei singoli Dicasteri».
Come approcciarsi all’IA
L’IA occuperà non poco tempo nei confronti tra i grandi sette e Roma si è resa conto che questa nuova potente tecnologia non può rimanere sostanzialmente appannaggio di Usa e Cina. L’Unione Europea ha quasi concluso un notevole sforzo pioniere sulla regolamentazione, ma serve inoltre la capacità concreta nel fare, mettendo in campo propri dispositivi. Agli europei non mancano le competenze nei software, ma rispetto agli Stati Uniti si hanno meno infrastrutture di immagazzinaggio dati. La transizione digitale va poi pensata di pari passo con quella ecologica. Per questo serviranno altri strumenti dopo il Next Generation EU, cercando di intendere le politiche industriali come funzionali alla stessa transizione, invece che percepire ancora un contrasto tra le due linee di azione.
Il rapporto con l’industria italiana
La Commissione Attività Produttive della Camera conclude proprio oggi un ciclo di audizioni sull’IA, che la politica non può che inquadrare nella prospettiva più ampia del contesto produttivo italiano, in cui c’è bisogno che l’Automotive tenga, ma con Stellantis che pare non credere più nelle capacità del territorio, e con le imprese che chiedono spesso di rallentare le scadenze sui cambiamenti già stabiliti nei modelli di produzione in ottica di transizione. Rispettare i ritmi effettivi dell’impresa è ragionevole, ma sarebbe ancora meglio aiutare a stare al passo con gli altri. L’Italia sta cercando di porre le basi di tale maggiore flessibilità attraverso, ad esempio – ha sottolineato Vinicio Peluffo, Capogruppo Pd alla Camera –, la creazione degli ITS, gli Istituti Tecnici Superiori, scuole di specializzazione sulle competenze più nuove, che rendono i ragazzi immediatamente adatti al mondo del lavoro e abituati a una formazione continua. Gli ITS sono già attivi da qualche anno ed è necessaria un’implementazione. «Dobbiamo crederci e scommetterci di più. Questo aiuterebbe anche a risolvere un problema importante, che è l’incertezza, normativa ed economica, che genera la poca attrattività del nostro paese per gli investitori esteri», ha detto Peluffo.
Le criticità del mondo produttivo
Inutile dire che per far correre meglio l’industria italiana serva riduzione fiscale e semplificazione normativa ma, secondo Roberto Basso, Direttore Relazioni Esterne e Sostenibilità di Wind Tre, c’è anche un tema di limiti normativi a una concorrenza non equa. Basso ha notato che in alcuni settori industriali la questione geopolitica conta di più, dunque molto giusto che l’Italia coinvolga nel vertice dei grandi Ceo anche Paesi estranei al G7: Il vertice «può avere un ruolo fondamentale sulla stabilità geopolitica. Per aziende infrastrutturali come la nostra, che possono fare investimenti per oltre un miliardo, la stabilità è importante», ha affermato Basso a Largo Chigi. Tuttavia per il Direttore non bisogna convincersi troppo che si andrà verso un assetto a filiera corta. Oggi un’innovazione può venire da Mumbai come dal mezzogiorno italiano, dunque meglio sempre restare in qualche misura aperti.
L’IA? Wind Tre già la usa per migliorare l’efficienza e la sostenibilità migliorino delle reti digitali, su cui l’Italia «non è messa male. Ma l’offerta di connettività ad alta capacità è superiore alla domanda di connettività fissa», cioè all’interno delle case, in cui la fibra ottica è ancora poco diffusa.