Nessuna impunità (fu shobatsu in lingua giapponese). Questo il filo rosso che ha idealmente unito lo spirito nei tavoli di lavoro e durante gli incontri bilaterali della riunione G7 in Giappone, nella località termale di Karuizawa. Stati Uniti, UE (in qualità di inviata permanente), Italia, Regno Unito, Germania, Francia e Canada, ospiti del Giappone presidente di turno, hanno riaffermato “il forte senso di unità di fronte alle gravi minacce al sistema internazionale” che il mondo sta affrontando, in primis a causa della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Sale dunque il termometro delle frizioni internazionali e geopolitiche, in vista della riunione G7 di Hiroshima del prossimo 19-21 maggio.
Nuove sanzioni in arrivo per la Russia
No impunity dunque. Senza se e senza ma. “Con la massima fermezza” il G7 ha ribadito la condanna alla Russia, alla quale viene chiesto il “ritiro immediato e senza condizioni”. Così come viene confermato il sostegno a Kiev “per tutto il tempo necessario”. Non solo. E’ stata messa nero su bianco l’intenzione di intensificare le sanzioni contro Mosca e rafforzare il coordinamento per evitare che Paesi terzi forniscano armi alla Russia. “Qualsiasi soluzione al conflitto deve garantire che la Russia paghi per i danni che ha causato. Non può esserci impunità per i crimini di guerra e altre atrocità”. Così il G7 ipotizza anche la creazione di un Tribunale internazionale. Fermezza anche per gli alleati di Mosca. “Gli Stati che forniranno assistenza alla Russia nella sua aggressione armata all’Ucraina pagheranno un caro prezzo”.
Risoluzione pacifica per Taiwan
Se Mosca piange Pechino non ride. I Paesi G7 hanno sottolineato la necessità di collaborare con la Cina, ma allo stesso tempo hanno esortato Pechino ad agire “come membro responsabile della comunità internazionale, soprattutto nel Mar Cinese Orientale e nel Mar Cinese Meridionale”. Sulla questione Taiwan c’è fermezza: “Risoluzione pacifica delle questioni attraverso lo Stretto di Taiwan”. Nelle stesse ore il portavoce del ministro degli Esteri di Pechino Wang Wenbin ha ribadito che la questione di Taiwan “è un affare interno della Cina che esclude qualsiasi interferenza esterna: malgrado non siano ancora state unificate le due sponde dello Stretto di Taiwan appartengono alla stessa Cina e Taipei è parte del territorio cinese”. Il documento finale G7 cita anche la condanna per il “numero senza precedenti” di lanci di missili balistici nordcoreani e per il colpo di stato militare in Birmania.
Preoccupazione per la stretta sui diritti in Iran
“Ferma opposizione” del G7 all’Iran “contro le crescenti restrizioni dei talebani ai diritti umani e alle libertà fondamentali, in particolare alle donne e dei membri delle minoranze religiose ed etniche”. Teheran viene anche esortata a “cessare l’escalation nucleare, adempiere ai suoi obblighi giuridici e impegni politici e smettere di sostenere l’esercito russo nella sua guerra di aggressione”.
Yemen: che il cessate il fuoco sia duraturo
Anzitutto garantire l’assistenza umanitaria spesso impedita dai ribelli Houthi in Yemen. “Le parti e in particolare gli Houthi”, ammonisce il documento finale G7 “sono esortate a garantire un cessate il fuoco duraturo e a lavorare per un accordo globale di pace”.
Italia leader del dossier migrazioni
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha così commentato il ruolo dell’Italia al vertice G7: “L’Italia è stata ancora una volta protagonista perché siamo riusciti ad avere un importante dibattito sulla situazione in Nord Africa, nell’intero continente, affrontando anche la questione dell’immigrazione. Abbiamo trovato attenzione, comprensione, da parte di tutti i nostri alleati”. Con esplicito riferimento agli sforzi compiuti per la stabilità della Tunisia e del Sudan.