Esteri
Francia: elezioni politiche, destra di Le Pen vince, ma ballottaggio può rimescolare le carte
Di Giampiero Gramaglia
Per la Francia, e per l’Europa, è una settimana di passione: i risultati del primo turno delle elezioni politiche francesi lasciano largamente indeterminata la composizione dell’Assemblea nazionale, perché i seggi già assegnati sono poco più di un sesto dei 577 complessivi e perché il meccanismo del ballottaggio può fare sì che la percentuale dei suffragi ricevuti non corrisponda ai seggi ottenuti. La maggioranza assoluta è a quota 289 seggi.
Nei confronti del Rassemblement National di estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella, è già scattato il cordone sanitario della Francia ‘républicaine’, un meccanismo di desistenza reciproca dei candidati del centro di Emmanuel Macron e del Front National di sinistra ed estrema sinistra a favore del meglio piazzato nei ballottaggi a tre, che sono molto numerosi – vi accendono tutti i candidati che hanno ottenuto almeno il 12,5% dei votanti potenziali, non dei votanti effettivi -.
L’ ‘esprit républicain’ ha finora sempre funzionato in Francia, nelle presidenziali e nelle politiche. Ma, questa volta, le incognite sono maggiori, perché il sostegno al RN è molto forte, perché una fetta della destra tradizionale potrebbe votare i candidati lepennisti e perché la coesione fra Macron e i leader del FP è labile – ed a livello di elettori è più labile ancora –. Del resto, la stessa coesione nel FP è labile.
Francia: elezioni, i risultati
Questa mattina, il ministero dell’Interno francese ha comunicato i risultati definitivi del primo turno, con una partecipazione vicina al 70%. Per il Rassemblement National e i suoi alleati, hanno votato 10.625.662 francesi, il 33,14% (255-295 i seggi potenziali, una forchetta a cavallo dell’obiettivo della maggioranza assoluta).
Il Nuovo Fronte Popolare della Gauche ha ottenuto il 27,99% (120-140 seggi); Ensemble, il partito di Macron, il 20,04% (90-125 seggi); Les Républicains, il centro-destra, il 10,74% (35-45 seggi).
Potrebbero conquistare manciate di seggi i Verdi (2%) e i dissidenti di sinistra del Fronte Popolare (1,5%), mentre l’estrema sinistra di Lutte Ouvrière, i dissidenti del partito di Macron, i sovranisti all’estrema destra e i dissidenti del RN di Eric Zemmour non dovrebbero eleggere deputati.
Per essere eletti al primo turno, bisognava ottenere più del 50% dei suffragi. Ci sono riusciti almeno 39 candidati del RN, fra cui la leader Marine Le Pen e il dirigente Sebastien Chenu, ed una ventina di candidati del FP. Fra gli sconfitti FP, il segretario del Partito comunista francese Fabien Roussel, battuto da un esponente del RN, Guillaume Florquin, che ha avuto il 50,3% dei suffragi.
Francia: elezioni, i commenti
Se l’estrema destra dovesse ottenere la maggioranza assoluta dell’Assemblea nazionale e, quindi, l’incarico di premier per Bardella, sarebbe la prima volta nella Francia della Quinta Repubblica. Ovvi i cori di vittoria nel campo del RN: “Abbiamo cominciato a cancellare il blocco macroniano”, dice Le Pen nel suo feudo di Henin-Beaumont, nel Nord del Paese, che l’ha eletta al primo turno. Fra i simpatizzanti che aspettavano la leader, c’è stato un boato all’annuncio dei risultati; e, mentre lei parlava, sventolavano le bandiere tricolori. “Questa è la prima tappa di una marcia verso l’alternanza politica per realizzare le riforme di cui ha bisogno il Paese”.
La figlia del fondatore del partito, Jean-Marie, che ha estromesso il padre dalle gerarchie del partito in un cammino di sdoganamento politico durato 20 anni, s’è quindi proiettata verso il potere: quello del suo delfino, Bardella, che vede già alla guida del governo, e quello suo personale, con la corsa all’Eliseo del 2027.
Con postura istituzionale, Bardella, invece, non ha parlato ai militanti, ma solo ai giornalisti: “L’esito del voto è un verdetto senza appello, un’aspirazione chiara dei francesi al cambiamento”. Per il candidato premier dell’estrema destra, “l’alternanza è a portata di mano”, c’è una “speranza senza precedenti in tutto il Paese”. “Sarò il primo ministro di tutti” ha assicurato.
Ma una reazione si prepara: per Macron, “E’ il momento d’un’ampia unione chiaramente democratica e repubblicana al secondo turno”; Jean-Luc Mélenchon tuona “Neppure un voto al RN, ovunque saremo terzi ritireremo il candidato”; Raphael Glucksmann, leader di Place Publique dentro il FP, è sulla stessa linea. La settimana – avverte Tullio Giannnotti, da anni la firma dell’ANSA da Parigi – si annuncia lunga e cruciale, con premesse contraddittorie nel fronte che dovrebbe fare sbarramento all’onda lepenista.
Nota Giannotti: “Se l’appello di Mélenchon è stato vibrante e senza ombre, la situazione dell’argine è molto fluida, perché al partito di Macron, non arrivano indicazioni altrettanto chiare”. Glucksmann, che ha riportato il Partito socialista al terzo posto nelle elezioni europee, lancia l’allarme: “Abbiamo sette giorni per evitare una catastrofe in Francia” e in Europa.
I Républicains, che non hanno seguito il loro presidente Eric Ciotti nel suo accordo con Le Pen, e che hanno comunque ottenuto un non trascurabile 10% dei voti, hanno già annunciato che non daranno consegne ai loro elettori.