Esteri
Nato: l’adesione della Finlandia è una sconfitta per Putin
Di Giampiero Gramaglia
Se uno degli obiettivi dell’invasione dell’Ucraina, per il presidente russo Vladimir Putin, era tenere la Nato lontana dalle frontiere russe, un dato basta a dimostrare l’esito fallimentare della sua scelta: con l’ingresso della Finlandia nell’Alleanza, la frontiera di terra diretta della Nato con la Russia è più che raddoppiata.
Ai tempi della Guerra Fredda, l’Alleanza atlantica e l’Unione sovietica avevano in comune soltanto un breve tratto del confine nord, in Norvegia, e un tratto più lungo del confine sud-est tra la Turchia e le attuali Armenia e Georgia. Oggi ci sono oltre 2.000 km da Capo Nord agli Stati Baltici.
La percezione della minaccia russa, acuita dall’invasione dell’Ucraina, ha indotto due Paesi tradizionalmente fieri della loro neutralità, la Finlandia e la Svezia, ad aderire all’Alleanza atlantica: per Helsinki, è cosa fatta; per Stoccolma, lo sarà a breve, anche se la Turchia, che ne blocca l’adesione, stima che il governo svedese debba ancora fare “dei passi” per vincere il veto di Ankara.
Ci sono di mezzo l’atteggiamento di Stoccolma nei confronti dei rifugiati curdi, ma anche – più venalmente – i negoziati sugli F-16 tra Turchia e Usa e le elezioni presidenziali e parlamentari turche del 14 maggio, fra poco più di un mese. Il sì di Ankara, con un voto del Parlamento, è stato anche l’ultimo ostacolo da superare per la Finlandia. Le domande di adesione all’Alleanza atlantica dei due Paesi nordici erano state presentate contemporaneamente, il 21 marzo 2022. E’ probabile che l’ingresso della Svezia coincida con il Vertice della Nato a Vilnius, l’11 e 12 luglio.
Variazioni nei rapporti di forza tra l’Occidente e la Russia
La bandiera della Finlandia è stata alzata per la prima volta sui pennoni del quartier generale dell’Alleanza atlantica a Evere, ad est di Bruxelles, sulla strada per l’aeroporto di Zaventem, martedì 4 aprile, alla vigilia della sessione ministeriale del Consiglio atlantico: i ministri degli Esteri degli ormai 31 Paesi alleati hanno fatto il punto dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
A giudizio unanime di esperti ed analisti, l’adesione della Finlandia, e in prospettiva della Svezia, all’Alleanza comporta una significativa variazione dei rapporti di forza tra Nato e Russia ed è una sconfitta per Putin: l’invasione dell’Ucraina ha innescato variazioni nell’architettura di sicurezza dell’Europa post Guerra Fredda così profonde da pesare per decenni su relazioni e rapporti di forza tra l’Occidente e la Russia.
Il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg commentava: “E’ un buon momento per la sicurezza della Finlandia, dei Paesi Nordici, per la Nato nel suo insieme”. Il presidente finlandese Sauli Niniisto annunciava: “Per noi finisce l’era del non allineamento e ne inizia un’altra”. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken constatava che “l’aggressione della Russia all’Ucraina ha indotto molti Paesi a credere di dovere fare di più per la propria sicurezza”.
L’adesione della Finlandia avviene in coincidenza con un avvicendamento al potere a Helsinki, dove la coalizione di centro-sinistra guidata dalla brillante premier Sanna Marin dovrebbe fare posto a una coalizione di centro-destra, sulla cui composizione si sta trattando. Le elezioni politiche di domenica 2 aprile hanno decretato il successo di partiti conservatori, con la Coalizione nazionale di Petteri Orpo in testa.
Le reazioni di Mosca: “contromisure” imprecisate e ombre nucleari
Seun tratto di penna allunga di 1.300 km la frontiera tra la Nato e la Russia, non può stupire né irritare che Mosca minacci “contromisure” per la sua sicurezza. Una è l’annunciato posizionamento in Bielorussia di ordigni nucleari tattici russi, che da solo basta ad allungare l’ombra dell’atomica sul conflitto in Ucraina.
Nel confronto retorico, l’Alleanza non si tira indietro: definisce “pericolosa” e “irresponsabile” l’iniziativa russa, passando sotto silenzio il fatto che armi nucleari tattiche Usa sono da sempre dislocate in Europa, in Paesi Nato, fra cui l’Italia. Il capo della diplomazia europea Josep Borrell dice che l’arrivo in Bielorussia di missili Iskander, capaci di portare testate sia convenzionali che nucleari “pregiudica la sicurezza europea”.
Una possibilità è che la mossa di Putin preluda a un maggiore coinvolgimento nel conflitto ucraino della Bielorussia, sia come base di partenza per nuove offensive, sia come partecipazione diretta. Ma il Pentagono ha finora stemperato gli allarmi, asserendo di non avere segnali di spostamenti e tanto meno di utilizzo di ordigni atomici. Analisti citati dalla Cnn considerano gli annunci di Putin un modo per “distrarre l’attenzione” dall’andamento difficile delle operazioni militari in Ucraina.
Il Cremlino definisce l’ingresso di Helsinki nell’Alleanza “una minaccia alla sicurezza della Russia” e prepara risposte da fare conoscere “a tempo debito”, mentre segue “con attenzione” i movimenti di militari, armi ed equipaggiamenti “sul territorio finlandese”. La Nato, in realtà, non ha intenzione “di dislocare in Finlandia uomini e mezzi in tempi brevi”: “I battaglioni avanzati sono otto: saranno semmai i finlandesi a integrarli coi loro uomini”, con “grande esperienza nella difesa territoriale”, dice una fonte all’ANSA. La Finlandia può facilmente mobilitare 280mila soldati, ha armi moderne, un’aviazione potente e una marina efficiente – e ora può persino contare sulla tutela dell’articolo 5 del Trattato atlantico -.
Le attese dell’Ucraina e lo sguardo alla Cina
Il Consiglio atlantico è stata l’occasione per riunire la commissione Nato-Ucraina, che non si teneva dal 2017, per l’opposizione dell’Ungheria. Il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba ha detto: “Siamo qui per discutere il nostro futuro ingresso nell’Alleanza”, oltre che per chiedere più armi più in fretta.
Stoltenberg ha risposto che il destino dell’Ucraina è “all’interno della famiglia euro-atlantica”, ma che l’adesione alla Nato non sarà domani: si tratta ora di costruire un meccanismo che “approfondisca la partnership con Kiev” ed eviti la possibilità di nuove invasioni, quando “la guerra sarà finita”.
Il consulto atlantico ha anche coinciso con l’inizio delle missioni in Cina del presidente francese Emmanuel Macron e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Alla luce del recentemente coinvolgimento diplomatico cinese nel conflitto ucraino, la Nato si attende che essi sappiano sottrarre il presidente cinese Xi Jinping all’abbraccio di Putin: l’Alleanza è sospettosa “del crescente allineamento della Cina alla Russia” e del fatto che “entrambi i Paesi discutono l’ordine internazionale e i valori democratici”. Il monito dei 31 a Pechino è che “ogni fornitura d’aiuti letali a Mosca sarebbe un grave errore”.