Esteri
Elon Musk: fermare gli aiuti all’Ucraina, Putin non può perdere
Di Giampiero Cinelli
Secondo Elon Musk gli Usa dovrebbero smettere di aiutare l’Ucraina nella sua difesa. Perché non c’è alcuna «possibilità che Putin possa perdere la guerra». L’affermazione del magnate è avvenuta in una conversazione con il senatore repubblicano Ron Johnson su X, il social di cui lo stesso Musk è titolare, ai margini di una discussione che era stata fatta da un gruppo di senatori sulla piattaforma. Il tema è stato stimolato dal voto del Senato di lunedì, che ha approvato un pacchetto da 95 miliardi di aiuti a Kiev, a Israele e a Taiwan. Ma la sorte dell’iniziativa è incerta perché ora sarà vagliata dalla Camera, a maggioranza repubblicana.
Che la guerra non possa più essere vinta lo ha sottolineato anche il senatore Johnson, il quale ha sostenuto che la nazione guidata da Zelensky fosse sempre più a corto di uomini e i continui innesti di riserve stanno portando l’età media dei combattenti a 43 anni. Per Elon Musk perdere così tanti uomini «dev’essere uno scopo. Chi vuole fare fuori Putin è più duro di lui».
Non è la prima volta che il proprietario di Tesla parla del conflitto ucraino in termini accomodanti. Già il 3 ottobre 2022 aveva affermato che fosse necessaria la pace, proponendo di rifare il referendum nelle regioni del Donbass, dichiaratesi parte della Russia, sotto la supervisione delle Nazioni Unite. La Russia avrebbe dovuto lasciare le repubbliche di Donetsk e Lugansk solo in caso di voto contrario. Allo stesso tempo Musk aveva dato per assodato che la Crimea fosse ormai sotto il controllo di Mosca, spiegando che lo era sin dal 1783, «fino all’errore di Khrushchev» (che la concesse all’Ucraina), sostenendo che per la fine della guerra servisse la garanzia della neutralità di Kiev. Queste affermazioni erano state raccolte in un sondaggio su Twitter riguardo a come cessare il conflitto, il magnate americano chiedeva agli utenti se fossero d’accordo con la visione. Le risposte hanno propeso per il no.
Nello stesso giorno, il presidente Zelensky aveva risposto con un altro sondaggio su Twitter, in cui interrogava su quale Elon Musk il pubblico preferisse, quello pro-Ucraina o quello pro-Russia. Era stato scelto quello pro-Ucraina.
Musk in queste ora ha ricordato come larga parte dell’opinione pubblica lo consideri troppo vicino alla Russia, e infatti non è rara l’interpretazione di queste sue uscite anche come parte di un’azione politica che fa riferimento all’area di Donald Trump. È lo stesso magnate a smentire, dicendo: «Le persone mi accusano di essere una sorta di apologeta di Putin quando le mie aziende probabilmente hanno fatto più di ogni altra cosa per indebolire la Russia». Una frase che non può che ricollegarsi a un fatto ormai divenuto di dominio pubblico e non smentito, quando nel 2022 egli decise (o ebbe l’ordine?) di disattivare i satelliti di Starlink attorno alla Crimea, facendo perdere la connessione utile al direzionamento e di fatto neutralizzando un imminente attacco di droni navali ucraini contro la flotta russa a Sebastopoli. Il caso può essere in effetti interpretato come un favore a Mosca, ma probabilmente è servito a evitare una escalation pericolosa per l’Ucraina. Ad ogni modo è evidente che la rete satellitare di Starlink sia stata e sia utile a Kiev.
Difficile infatti collocare politicamente Musk, seppure alcuni indizi lo suggerirebbero abbastanza chiaramente. La cautela tuttavia è indicata quando si cerca di valutare la figura di un uomo, talmente potente e influente, da essere probabilmente divenuto parte indiretta del complesso militare americano e fondamentale supporto ai principali progetti dello Stato a stelle e strisce, in chiave di accrescimento del suo impatto globale.