Nessuno si aspettava che Emmanuel Macron, uscito vincitore per la seconda volta consecutiva dalle elezioni presidenziali, potesse perdere la maggioranza assoluta nel ballottaggio del voto legislativo. La sua coalizone, Ensemble, ora detiene 246 seggi, dai 341 della scorsa tornata. E ha il fiato sul collo della Nupes, la coalizione di sinistra radicale e ecologista di Jean-Luc Mèlenchon. Terzo partito quello di Marine Le Pen. Il suo è davvero il risultato più importante, siccome porta il Rassemblement national dagli 8 seggi della passata legislatura ad 89. I repubblicani hanno conquistato 64 seggi, mentre i partiti di sinistra si sono fermati a 13 e quelli di estrema destra a 9. Con questo assetto a Macron sarà impossibile governare senza fare accordi politici. La tornata elettorale francese ha stupito gli osservatori mondiali e può essere considerata abbastanza un inedito, rilevando inoltre il dato mai banale dell’astensione. Vediamo come ha reagito la maggiore stampa francese.
Su Le Monde, Mariama Darame scrive che l’assemblea nazionale «si tuffa nell’ignoto». L’emiciclo incarnerà la complessità di un panorama politico frammentato come mai prima dal 1958. Dei circa dieci gruppi potenziali, sette saranno gruppi di opposizione, tre dei quali potranno presentare una mozione di sfiducia. Alexandre Lemarié si spinge a dire che sia possibile lo scioglimento dell’assemblea entro un anno. Evidentemente i francesi non sono abituati alle larghe intese. Il direttore di Le Monde, Jérôme Fenoglio, spiega nel suo editoriale che è stato «il desiderio degli elettori di rinnovare i propri rappresentanti che ha impedito a Emmanuel Macron di ottenere la maggioranza assoluta. Questa nuova situazione impone al presidente un cambio di passo radicale nel governo del paese».
Le Figaro punta sulla schiettezza, rievocando i dubbi che già c’erano anche da parte della stampa internazionale quando Macron si affiacciò sulla scena politica, affermando: «Il risultato di un quinquennio nato morto». C’è anche l’analisi di Mediapart, la rivista online specializzata nelle inchieste. Per Ilyes Ramdani,, le elezioni legislative sono state uno schiaffo democratico al governo: «Sconfessato dalle urne, il capo dello stato si trova ad affrontare una crisi politica e istituzionale senza precedenti». Si comprende come alcuni analisti abbiano osservato quanto la strategia di puntare il dito sull’estrema destra, soltanto per quanto riguarda i suoi lati xenofobi, ma senza confrontarsi esaustivamente sul merito delle questioni sia stato catastrofico per il Presidente dell’Eliseo. Mentre la sinistra, con 150 deputati mandati all’Assemblea Nazionale, torna a essere vista come un’alternativa e può considerarsi soddisfatta nonostante Nupes non abbia raggiunto la maggioranza assoluta.
Poi Libération, noto quotidiano d’opinione dell’area progressista. Non può che constatare l’affermazione dell’estrema destra. Nel suo editoriale, così Nicolas Massol: «con quasi 90 deputati, il partito di Le Pen potrà formare un gruppo parlamentare per la prima volta dalle elezioni del 1986». Secondo Libération, parte del pasticcio è anche dovuto al fatto che al ballottaggio sono state date indicazioni di voto per candidati macroniani che tuttavia non incontravano la simpatia popolare. In generale, nessuno si sbilancia su quanto le opposizioni saranno davvero un ago della bilancia, ma tutti concordano sul fatto che la protagonista di queste elezioni sia la sinistra.