Esteri

Draghi a Praga per una riforma del gas. La Germania collaborerà

07
Ottobre 2022
Di Giampiero Cinelli

Sul price cap il governo italiano non molla. Ma cerca soluzioni «sofisticate», come le ha definite il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni. Da adattare ai meccanismi vigenti che al momento non riescono ad essere messi da parte. Insomma Mario Draghi, ora a Praga nella riunione a 27 del Consiglio Europeo, porta una proposta firmata anche da Polonia, Grecia e Belgio basata per un tetto al prezzo dinamico, ovvero un valore di riferimento da cui ci si può alzare o abbassare ma entro un corridoio prestabilito. Rispetto al Ttf, permetterebbe oscillazioni non totalmente libere, facendo conto che la quantità di gas sia sempre disponibile e che vi siano scambi basati su domanda-offerta. I capi di Stato vaglieranno la proposta che tuttavia resterà informale, e se andrà in porto dovrà essere presa in carico e realizzata attraverso una riforma del mercato del gas, di cui già si è accennato. Il valore centrale sarebbe legato al prezzo effettivo della materia prima. Nel piano del governo, è prevista l’esistenza di più di un hub, oltre a quello di Amsterdam. Di modo che si possano evitare comportamenti irrazionali e ci si possa spostare su un altro indice quando si vede che in uno i valori stanno salendo troppo.

Il bandolo della matassa

Il modello di formazione del prezzo dei contratti spot, infatti, in un periodo di instabilità economica e geopolitica si è rivelato poco utile. Ma perché allora lo si è ideato? Sostanzialmente per fare in modo che il metano venga prezzato e venduto in euro. Altra ragione, era lasciare che gli investitori valutassero più liberamente le quantità effettive che i fornitori erano in grado di erogare, facendo da ciò derivare il prezzo all’asta ed evitando cartelli. Tuttavia, di fatto gli accordi su contratti pluriennali hanno sempre più lasciato spazio alle compravendite a breve termine, dando così sfogo alle speculazioni giornaliere. Con le aste che fissano sempre il prezzo maggiore domandato e mai le fasce inferiori.

E la Germania?

Intanto è stato approvato il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia, che coinvolgono anche il suo petrolio. La Germania sul price cap non accelera ma ha cominciato a fare dichiarazioni più collaborative. L’eco del malumore italiano per la maximanovra a debito senza sentire i partner è arrivata e l’esecutivo ci ha tenuto a chiarire. La portavoce del ministro tedesco dell’economia ha risposto a una domanda sul tema affermando che lo scudo da 200 miliardi di euro «non ha nulla a che fare con il price cap, il tetto al prezzo del gas di cui si parla da tempo in ambito europeo». Il cancelliere Scholz ha inoltre ribadito, tramite il suo portavoce, Steffen Hebestreit, che il governo tedesco è pronto a collaborare con i Paesi partner.

Appare chiaro che, per quanto la minaccia bellica possa influire sulle aspettative, Vladimir Putin non ha inciso moltissimo sul mercato del combustibile, almeno per quanto riguarda l’area mitteleuropea e dell’Europa mediterranea. Il braccio di ferro vero c’è stato con i teutonici sul Nord Stream. I generali minori flussi sono organici alla situazione. Mentre tagli più tattici sono stati fatti a Finlandia, Polonia e Bulgaria. E sulle esplosioni del Nord Stream le responsabilità sono ancora da accertare. Il problema vero ci sarà se avverranno strozzature significative delle forniture. Che l’Europa ha già deciso di sostituire. Il timore di condizionamenti da parte del nemico ha invece sdoganato disfunzioni iniziate già dal settembre-ottobre 2021 e che ora gli Stati membri faticano a gestire.

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