Di fronte alle perduranti incertezze degli Stati Uniti nel continuare il proprio sostegno finanziario e militare all’Ucraina, a causa dei veti dei repubblicani, troppo schiacciati sulle posizioni filo-russe, è emerso il tema di replicare lo schema degli eurobond del Next Generation EU per la difesa.
Il commissario europeo per l’economia Gentiloni si è espresso a favore dell’idea, ricordando che l’UE in questi anni è stata in grado di andare sui mercati finanziari e raccogliere 100 miliardi ogni anno, mantenendo il proprio rating tripla A.
Rispetto a questa proposta, a mio avviso corretta, da destra e da sinistra si sono come al solito le reazioni sono state fredde. A destra si è riscontrata una notevole indifferenza, probabilmente dovuta al fatto che tutte le attenzioni fossero rivolte alla questione del terzo mandato, per la quale si è rischiata una crisi di governo. In Germania il liberale Lindner si è detto contrario in nome della tradizionale visione di austerità che negli ultimi anni ha fatto più danni che altro.
A sinistra, invece, in nome di un pacifismo ingenuo (o in mala fede), la sinistra del PD, ormai maggioritaria, e il movimento 5 stelle si sono schierati contro. La posta in gioco è più alta di quello che i partiti italiani possono vedere nelle loro piccole diatribe ideologiche. La creazione di un meccanismo di finanziamento comune per la difesa significherebbe replicare lo schema del NGEU, sancendo il principio che a sfide comuni si risponde con risorse comuni. Questa scelta comporterebbe un passo in avanti essenziale per l’integrazione europea, perché presupporrebbe di fare anche un salto politico nella direzione di un’Europa federale.
Naturalmente ciò a condizione che non si tratti una operazione isolata ma di un pezzo di un disegno finalizzato alla Difesa Europea, ad un Fisco Europeo, e in prospettiva agli Stati Uniti d’Europa.
Dire sì agli eurobond ma non per la difesa significherebbe privare l’Europa di quella forza propria di un sistema federale di raccogliere e spendere risorse in autonomia in settori in cui gli stati nazionali risultano impotenti. Ma bisogna fare attenzione anche alle conseguenze di un’Europa debole.
A differenza che durante la crisi finanziaria, la sopravvivenza dell’Europa non è messa in dubbio solo internamente, ma anche esternamente, da una potenza, la Russia di Putin, che vuole riportare indietro le lancette della storia affermando la guerra come strumento di allargamento dei propri confini, principio rigettato dall’idea stessa di Europa unita, libera e pacifica. Per questo motivo occorre riflettere bene sul fatto che le forze politiche italiane siano all’altezza del momento storico che viviamo.