Esteri

Davos, al via il grande Forum economico dove i potenti si parlano

15
Gennaio 2024
Di Giampiero Cinelli

Sull’ormai famigerato World Economic Forum di Davos aleggiano da molti anni diffidenze, dietrologie, veri e propri complottismi. Sono in molti a credere che in questa località svizzera, che ogni anno ospita decine di capi di Stato e centinaia di grandi personalità del mondo della finanza e dell’imprenditoria, si decidano i destini del mondo. Estremamente difficile stabilire se tutte le principali dinamiche che osserviamo abbiano impulso effettivamente a Davos e solo lì, sarebbe certamente un modo di ragionare molto riduttivo, ma certamente a Davos quelli che contano si incontrano e si parlano, scambiandosi visioni, previsioni e cercando convergenze sulle questioni impellenti.

Il Forum Davos del 2024, alla sua 54sima edizione, si apre oggi e termina il 19 gennaio, raccogliendo più di sessanta nazioni e molti dei più importanti politici mondiali, tra cui Emmanuel Macron, Pedro Sanchez, Ursula von der Leyen, il Segretario di Stato americano Anthony Blinken, il premier cinese Li Qiang e quello israeliano Isaac Herzog.

Decine e decine le sessioni di lavoro in programma, tra cui spiccano i colloqui per discutere di una soluzione del conflitto in Ucraina. È presente infatti Volodymir Zelensky, che già ieri ha incontrato circa ottanta rappresentanti ai quali ha presentato il suo piano di pace in dieci punti. Nel testo si chiede il ritiro delle truppe russe e la messa in sicurezza, anche energetica, della nazione. Della guerra russo-ucraina si dovrebbe continuare a parlare nei giorni del Forum e alcuni esponenti hanno chiesto che ai colloqui possa partecipare anche Vladimir Putin.

Dal conflitto di Kiev a quello del Medio Oriente. Sicuramente la questione israelo-palestinese verrà affrontata, a maggior ragione che oggi sta determinando una possibile crisi commerciale, dato che il gruppo yemenita degli Houthi sta bloccando militarmente il transito delle navi container sul tratto che va dal Mar Rosso al Canale di Suez, un’azione intesa come sostegno all’Iran e di ostilità verso Israele e i suoi alleati.

Di indubbia rilevanza è il proposito di sedersi attorno al tavolo per parlare di come far finire la guerra ucraina. Questo obiettivo in altri consessi è fallito, ma ora a giudicare dalle indiscrezioni la volontà di cessare le ostilità c’è da entrambe le parti, il problema è trovare la via pragmatica per farlo. Siccome il fronte occidentale desidera che la guerra termini ma che Mosca smetta di avanzare, mentre Putin sta ancora cercando di ottenere il massimo possibile dal suo attacco e non si capisce cosa per lui sarebbe sufficiente.

I conflitti in atto creano aspettative negative per quanto riguarda l’andamento dell’economia globale. Non a caso il titolo di questo Forum è “Ricostruire la fiducia”, in un quadro dove tutte le analisi non sono rosee. Specialmente per l’Europa. Nel report pubblicato in occasione del Forum, l’Outlook del Vecchio Continente appare indebolito: il 77% degli economisti si aspetta una crescita debole o molto debole. Stime opache anche per gli Usa, Medio Oriente e Nord Africa; sei economisti su dieci si aspettano una crescita moderata. Meno certezze per la Cina, con il 69% che si aspetta una crescita moderata dai consumi non brillanti. Comunque un’ampia maggioranza concorda sul fatto che le condizioni finanziarie quest’anno saranno allentate, visto che l’inflazione è in calo in ampie aree geografiche.

Altro tema centrale di Davos sarà quello climatico, con una prevedibile sottolineatura dell’agenda volta alla decarbonizzazione, in cui si vuole siano impegnati tutti i principali Paesi e le relative corporations. La faccenda ambientale nel Forum verrà declinata anche attraverso l’intervento della First Movers Coalition, una coalizione formata da 95 membri, grandi aziende incluse, che decidono di prendersi impegni concreti ai fini della transizione ambientale.

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