Sergio Fabbrini in un recente editoriale sul Sole 24 Ore citando le parole della Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, analizza uno dei nodi decisivi per il futuro dell’Europa: come affrontare la più grande trasformazione industriale del nostro tempo .
E dà delle risposte convincenti che devono aprire un dibattito urgente e serio che porti a decisioni non più rinviabili.
Non si governa la twin transition, digitale ed energetico ambientale, con il solo strumento regolatorio.
Né la pur lodevole scelta di varare il piano per la ripresa e la resilienza che stanzia 750 miliardi di euro ma poi li lascia gestire agli stati membri, può soddisfare la necessità di una politica industriale europea che garantisca che i nostri players industriali possano accogliere la sfida del digitale e del green senza restare indietro nella competizione globale.
D’altra parte gli USA hanno varato la legge Inflation Réduction Act che fornisce 369 miliardi di dollari alle imprese americane per promuovere nuove tecnologie verdi.
E la competitività del sistema imprenditoriale cinese ed anche di quello indiano (e qualcosa si muoverà anche in America Latina), configurano un quadro di concorrenza globalizzata che va governata.
Mi sembra chiaro che il doppio strumento “regolamentare il mercato interno e aiuti di stato” non basti più. Serve un fondo sovrano europeo per promuovere una vera robusta politica industriale europea che si affianchi alla PAC e alla Politica di Coesione e ad uno NGE strutturato, reso permanente e governato dal livello europeo.
Naturalmente tutto ciò implica una governance europea adeguata e scelte coraggiose degli Stati Membri.
Leggo che qualcuno del Nord Europa già storce il naso, ma se non andiamo in questa direzione saremo declassati nella geografia economica e politica dei prossimi decenni.