Esteri

La Corea del Sud alza la testa. Pyongyang in allerta per le esercitazioni dell’UFS

31
Agosto 2022
Di Flavia Iannilli

Come si vivrebbe in Europa se ci fosse il costante timore di essere attaccati da uno stato confinante con l’Unione? C’è un paese in Asia che vive questo status. Gli abitanti della Corea del Sud conducono la propria vita in maniera apparentemente serena, coscienti dello scomodo e instabile vicino. Nonostante i 196 chilometri che separano Seoul da Pyongyang, poco meno della distanza che intercorre tra Milano e Bologna per intenderci, e nonostante la leva obbligatoria vigente al Nord, le continue minacce del leader nordcoreano Kim Jong-un non sembra disturbare in nessun modo la quotidianità del Sud.

Una penisola, quella coreana, contesa inizialmente dalle sfere d’influenza cinesi e nipponiche; successivamente non sfuggì alla divisione mondiale effettuata durante la guerra fredda. Una spartizione delimitata dal 38esimo parallelo tra Nord e Sud che facevano riferimento rispettivamente a Unione Sovietica e Stati Uniti. La riunificazione della penisola sembra ormai un sogno datato.

Ma ad oggi la situazione si fa più delicata. Alla tensione che attraversa l’Indo-Pacifico si aggiunge il rafforzamento dei confini da parte della Corea del Nord in chiave anti cinese e il piano proposto dalla Corea del Sud mirato a intensificare la cooperazione economica con Pyongyang, che non ha sortito l’effetto sperato. Con l’appoggio degli amici americani il neo eletto presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, sperando di attirare l’attenzione di Kim Jong-un con la politica del “do ut des”, ha messo sul tavolo la riapertura dei negoziati in cambio di progressi sulla denuclearizzazione del Nord. In maniera non del tutto diplomatica Pyongyang ha risposto con il lancio test di due missili da crociera verso il Sud.

Non proprio il risveglio che si aspettava Yoon al suo centesimo giorno di insediamento. Se da una parte è riuscito a riportare i conservatori alla guida del paese dopo cinque anni e con uno stacco minimo rispetto al candidato democratico, dall’altra non ha atteso molto per effettuare la prima chiamata importante alla Casa Bianca. Dando così inizio alla seconda parte dell’Ulchi Freedom Shield (UFS) ossia una sessione delle più grandi esercitazioni militari combinate volte alla difesa del territorio. La Corea del Nord non la pensa alla stessa maniera e la propaganda interna spiega così la natura dell’UFS: “Il piano della seconda parte dell’UFS di avanzare a Pyongyang attraverso Gaeseong sembra essere un dato di fatto; i guerrafondai del Sud stanno cercando di invadere la Corea del Nord attraverso l’esercitazione militare combinata piuttosto che mantenerne la natura difensiva”.

Ma l’aumento di esercitazioni e simulazioni non sono le uniche attività messe in campo dagli Stati Uniti su suolo sudcoreano. Per quanto le tradizioni del paese rimangano ben salde l’influenza americana si fa sentire in modo particolare nelle grandi città come Seoul e Busan, dove i grattacieli della Lotte Group disegnano lo skyline. A questo si aggiunge la stretta sul fumo, non si può fumare per strada se non nelle apposite aree fumatori. Pena? 100mila won di multa (75 euro). A supporto di questo meccanismo ci sono le telecamere di videosorveglianza situate in ogni angolo del paese. Un sistema che svolge un ruolo importante contro qualsiasi tipo di reato comprese molestie e crimini a sfondo sessuale.

A non fare breccia è la lingua inglese, complice il sistema di scrittura, ma a quanto pare non sembra essere di ostacolo all’UFS. Il vero problema sarà capire non solo quale direzione sceglierà di prendere Kim Jong-un ma anche la Cina, che in quel quadrante, guardando soprattutto alla situazione geopolitica con Taiwan, non naviga in acque tranquille.