Esteri
Considerare lo scenario peggiore, non solo quello più rassicurante
Di Daniele Capezzone
Comunque la si pensi sulla crisi in Medio Oriente (e le opinioni di chi scrive sono ampiamente note al riguardo), colpisce il mix di ingenuità e autoconsolazione con cui politica e osservatori, in Italia, tendono regolarmente a propendere per l’opzione più rassicurante, per lo scenario più tranquillizzante, rifiutandosi nella stragrande maggioranza dei casi di prendere in esame lo scenario peggiore.
E così – con eccezioni sempre più rare – è tutto un fiorire di dichiarazioni politiche e commenti giornalistici per invocare il “cessate il fuoco”, per auspicare una “nuova fase”, per augurarsi la mitica “de-escalation”. Come se questi fervorini fossero di per sé capaci di incidere, di determinare le cose, di mutare il quadro.
A mio modo di vedere, avrebbe molto più senso un modo di procedere esattamente opposto: e cioè, senza auto-illusioni, prospettarsi (nelle sedi opportune) e contemporaneamente prospettare all’opinione pubblica tutti gli scenari, inclusi i più cupi, e prepararsi in particolare a questi ultimi. Possibilmente, collegando sempre le risposte concrete e le dichiarazioni quotidiane ai principi di fondo: evitando cioè che le furbizie tattiche servano a mettere tra parentesi ciò che dovrebbe essere sempre al primo posto, ovvero le idee e il posto nel mondo che si vorrebbe per il proprio paese.
Tende invece a prevalere un calcolo più minuto: dare all’opinione pubblica l’impressione di un generico buonismo, buttare là dichiarazioni “per la pace” o vaghi inviti ad “abbassare la tensione”. Come se elettori-lettori-telespettatori, ascoltando il politico che dichiara al tg (o leggendo il commentatore che scrive la sua colonnina), fossero magicamente rassicurati sul fatto che le cose non potranno – domani – che andar meglio di oggi, e dopodomani meglio di domani.
Anche i bambini sanno che le vicende di questo mondo non vanno così. Tanto varrebbe allora trattarci e trattarsi tutti da adulti, prendere il toro per le corna, non chiudere gli occhi davanti allo scenario peggiore (quello che in italiano si chiama: guerra), e dire con chiarezza come ci si schiera. Vale per tutti.