Esteri

Il nuovo governo di Claudia Sheinbaum: Riforme energetiche, preoccupazioni degli investitori e sfide future

24
Ottobre 2024
Di Karim Lesina

Con l’insediamento di Claudia Sheinbaum alla presidenza del Messico il 1° ottobre, si apre un nuovo capitolo politico per il Paese. Con una piattaforma che prosegue il percorso tracciato dal suo predecessore, Andrés Manuel López Obrador, le prime mosse del nuovo governo si concentrano sulla riorganizzazione del settore energetico, il rafforzamento del controllo statale su settori strategici e la gestione delle relazioni con gli investitori stranieri. A poche settimane dall’inizio del mandato, le sue decisioni stanno già attirando l’attenzione sia a livello nazionale che internazionale, e le loro implicazioni vengono attentamente valutate.

Uno dei provvedimenti più significativi del nuovo governo è stata l’approvazione da parte del Senato di una legge che concede al governo maggiore controllo sul settore energetico. La legge riclassifica la compagnia petrolifera statale Pemex e la Comisión Federal de Electricidad (CFE) comeaziende pubbliche”, eliminando l’obbligo di generare profitti. Ciò consente al governo di gestire direttamente almeno il 54% della produzione nazionale di elettricità, realizzando uno degli obiettivi centrali della politica energetica di López Obrador. Tuttavia, questa mossa ha suscitato preoccupazioni tra gli investitori privati, timorosi di un ambiente sempre meno favorevole agli affari.

Il rafforzamento del controllo statale, in particolare su settori chiave come l’elettricità e il litio, sembra segnare un ritorno a una politica più protezionista. Pur permettendo ancora progetti privati, la legge stabilisce che il loro contributo alla produzione elettrica nazionale non supererà il 46%. Inoltre, il litio è stato classificato come risorsa strategica riservata esclusivamente allo Stato, escludendo così ogni possibilità di partecipazione privata nell’estrazione di questo prezioso minerale, cruciale per le tecnologie moderne.

Questa riforma energetica è solo un tassello della più ampia strategia economica di Sheinbaum. Nonostante la sua promessa di promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili, l’enfasi su Pemex e CFE – entrambe fortemente dipendenti dai combustibili fossili – fa sorgere dubbi sul reale impegno del Messico nella transizione ecologica. La riforma ha sollevato critiche, specialmente tra gli investitori esteri e i partner commerciali come gli Stati Uniti, preoccupati per l’impegno del Messico nel garantire la domanda energetica crescente senza un’adeguata partecipazione del settore privato.

Durante un recente incontro del CEO Dialogue tra Stati Uniti e Messico, che ha riunito i principali leader economici di entrambi i Paesi, il governo di Sheinbaum ha cercato di affrontare queste preoccupazioni. Suzanne Clark, presidente della Camera di Commercio degli Stati Uniti, ha sottolineato l’importanza di mantenere condizioni stabili per gli investimenti, specialmente considerando il ruolo cruciale del Messico come principale partner commerciale degli Stati Uniti. Pur riconoscendo i forti legami economici tra le due nazioni, Clark ha evidenziato come le recenti riforme costituzionali abbiano creato incertezza per gli investitori. Per Sheinbaum, sarà fondamentale rassicurare la comunità internazionale e al contempo portare avanti la sua agenda energetica.

Un tema centrale della strategia economica della nuova presidente è il nearshoring, ovvero il trasferimento di produzione e catene di fornitura dall’Asia al Messico per sfruttare la vicinanza al mercato statunitense. Questo fenomeno ha portato miliardi di dollari di investimenti nel settore automobilistico e manifatturiero messicano. Tesla, ad esempio, ha annunciato un investimento di 10 miliardi di dollari per una gigafactory di veicoli elettrici e batterie. Tuttavia, le tensioni geopolitiche, in particolare tra Stati Uniti e Cina, minacciano il futuro di questi investimenti. Con gli Stati Uniti che considerano l’introduzione di nuove tariffe sulle importazioni dalla Cina, incluse le merci prodotte in Messico da aziende cinesi, il governo Sheinbaum dovrà affrontare la sfida di garantire stabilità e proteggere la posizione del Messico nelle catene di approvvigionamento globali.

Oltre alle sfide energetiche e commerciali, Sheinbaum ha ereditato un notevole problema fiscale. Il Messico sta affrontando il più grande deficit di bilancio dagli anni ’80, previsto al 5,9% del PIL quest’anno. La presidente ha promesso di ridurre il deficit, puntando a riportarlo tra il 3% e il 3,5% entro il 2025. Tuttavia, con l’impegno a non aumentare le tasse, è difficile vedere come il governo riuscirà a raggiungere questo obiettivo senza tagli drastici alla spesa o nuove fonti di entrate.

Le prime settimane del governo Sheinbaum mostrano chiaramente che la presidente è determinata a portare avanti l’eredità di López Obrador, ma allo stesso tempo dovrà affrontare un contesto economico e geopolitico complesso. Il suo successo dipenderà dalla capacità di bilanciare il controllo statale con la necessità di rassicurare gli investitori e di gestire le relazioni commerciali internazionali, soprattutto con gli Stati Uniti.