Sale la tensione Russia-Stati Uniti anche sul petrolio. Lo lascia intendere la decisione dei paesi OPEC+ (dove pesa anzitutto l’Arabia Saudita oltre alla Russia) di tagliare la produzione quotidiana di petrolio di 2 milioni di barili. Lo conferma la reazione del Presidente Biden, che lascia trapelare di essere “molto contrariato per la miope decisione”.
Il pragmatismo di Russia ed Arabia Saudita ha prevalso durante la prima riunione in presenza post-pandemia. Mosca e Riyadh insieme estraggono (fonte: IEA 2020) il 24% del petrolio mondiale superando nettamente gli USA (17%) non è una novità. Il taglio della produzione OPEC+ intende anzitutto sostenere il prezzo del greggio sui mercati, piuttosto che sostenere valutazioni di carattere geopolitico. Perché il vero spettro non è politico, bensì economico. E si chiama recessione. Ne avevamo scritto già qui.
OPEC allineata con la Russia
Il Financial Times stamani ha sottolineato come il taglio “allinea l’OPEC con la Russia”. Ma questa è una valutazione politica. Meglio: geopolitica. Sul mercato i 2 milioni di barili in meno al giorno corrispondono al 2% del fabbisogno quotidiano mondiale. E i mercati hanno subito capito che non è da farci un dramma, visto che la quotazione del brent e wti non è rimbalzata, è rimasta stabile.
La contromossa di Biden
Washington immetterà sul mercato nuovo greggio dalle proprie riserve strategiche, paventando “azioni responsabili aggiuntive” tutte da scoprire. L’Amministrazione Biden ha annunciato che “lavorerà con Congresso per limitare il controllo OPEC sui prezzi dell’energia”. Ma bisogna vedere come. Commentatori del calibro dell’economista Amartia Sen hanno sottolineato come “la decisione OPEC+ è arrivata dopo che l’UE ha accettato la proposta americana di un tetto sui prezzi delle esportazioni petrolifere russe, e questo è un chiaro segnale politico del fatto che l’OPEC dissenti da questo tetto”. Danneggiando gli sforzi occidentali di ridurre le entrate che Mosca impiega per alimentare il conflitto in Ucraina.
Le nuove sanzioni alla Russia sul petrolio
L’ottavo pacchetto di sanzioni nei confronti di Mosca prevede un tetto al prezzo del greggio russo esportato a Paesi terzi. E la misura ha messo d’accordo gli Stati UE. Uno scherzo non da poco, che ha suscitato la reazione del vice premier russo, Aleksandr Novak. Ha annunciato: “Smetteremo di fornire greggio ai Paesi che stanno imponendo il price cap”.
Il pragmatismo economico potrebbe nascondere una nuova brezza di guerra fredda.