Da Bruxelles / Esteri

Agricoltori, sui pesticidi l’Ue apre alla trattativa

07
Febbraio 2024
Di Giampiero Cinelli

La Commissione europea ha deciso di tendere una mano agli agricoltori, impegnati in una vasta protesta che punta il dito soprattutto verso Bruxelles. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ieri ha infatti annunciato alla Plenaria dell’Eurocamera che proporrà al collegio dei commissari «il ritiro» della proposta legislativa sui pesticidi, avanzata dalla Commissione europea nel 2022 e bocciata dal Parlamento Ue, che puntava alla riduzione del 50% dell’uso di pesticidi e fitofarmaci chimici entro il 2030.

von der Leyen si espone
La presidente della Commissione ha inoltre annunciato la possibilità di eventuali sussidi a sostegno degli imprenditori agricoli. Ieri mattina, lungo il viale che costeggia il Parlamento Europeo, gli agricoltori in protesta hanno schierato una cinquantina di trattori. Un centinaio i manifestanti riuniti per protestare contro le politiche ambientali europee e i rincari dei prezzi del carburante agricolo. La polizia francese, schierata sulla strada dalle prime ore del mattino, ha recintato il passaggio a diverse decine di metri dall’entrata principale dell’Europarlamento.

Ridurre i pesticidi? Non una passeggiata
Pragmaticità contro idealismo? Sembra questo il fondo del conflitto tra mondo agricolo e istituzioni comunitarie. Perché se è vero che fino ad oggi il settore agrario è quello che ha raggiunto minori risultati sulla transizione ecologica, è pur vero, come rimarcano i rappresentanti della categoria, che in assenza di alternative concrete, anche dal punto di vista di prodotti chimici, non si può fare altrimenti. Del resto questo settore primario, non può sfuggire ai problemi imposti dalla natura stessa ed è difficile pensare a cambiamenti stabiliti con regole univoche e slegate da una visione più ampia della dimensione.

La ragione, il torto, le tante sfumature
Si potrebbe certo obiettare che l’agricoltura è anche l’ambito in assoluto più sussidiato dall’Unione Europea, che nel bilancio 2021-2027, alla voce “Politiche agricole e tutela dell’ambiente” ha destinato 356 miliardi. Tuttavia se il sistema che si accompagna a questi contributi, non stimola un modello produttivo più competitivo, gli addetti ai lavori continueranno a protestare. Le risorse vanno poi in larga parte alle aziende più grandi che fatturano di più, tagliando dai vantaggi molte imprese piccole-medie.

Quando la concorrenza non aiuta
Ma sfruttando indirettamente i sussidi, gli agricoltori non potrebbero riuscire a ingrandire la loro produzione, espandendo i terreni? Sarebbe auspicabile ed è quello che l’Europa vorrebbe accadesse, la prospettiva però non è semplice, perché deve fare i conti con la morfologia delle varie zone (dove le pianure spesso si interrompono) e inoltre si inserisce in un quadro in cui gli accordi di libero scambio con Paesi extra-europei non agevolano la competitività delle nostre aziende. Costrette a rivaleggiare con economie agricole che possono sfruttare aree coltivabili molto più vaste e che sfruttano regole meno stringenti sulla sicurezza dei consumatori. Paradossalmente, nell’attuale situazione, pesa anche la spinta all’importazione di prodotti dall’Ucraina, la cui sospensione della revoca rimette in gioco un player, il quale sicuramente è nobile aiutare, ma che in campo agricolo ha molta forza.

Il fattore climatico incide
C’è poi il fattore inflazione, con l’aumento dei carburanti e le tensioni sui prezzi, che però il canale della grande distribuzione vuole contenere, come ha sempre fatto in genere, e c’è una Pac (la politica agricola comune) che impone rotazioni di colture e l’obbligo di dedicare almeno il 4% della terra coltivabile a elementi non produttivi, per favorire la biodiversità. Il tutto considerando attualmente anche le difficoltà indotte dal cambiamento climatico, con periodi di siccità che crescono e stanno inducendo molte imprese a cambiare i loro prodotti.

Le osservazioni di Lollobrigida dopo l’annuncio
Per tutte queste ragioni, qui esposte a grandi linee, si prevede che gli agricoltori non desisteranno. Le istituzioni sono ora divenute più ricettive alle loro istanze, sebbene vada considerato che i commissari in carica potrebbero non essere confermati dopo le elezioni europee di giugno. Mentre dall’Italia il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha detto: «La Commissione UE recepisce le proposte dell’Italia. Bisogna limitare ulteriormente gli agrofarmaci solo quando si è in grado di proteggere le produzioni con metodi alternativi. Abbiamo contrastato, dal primo giorno, un approccio ideologico sul tema che avrebbe avuto un effetto devastante sulle produzioni e limitatissimo sull’ambiente. È evidente e logico che eliminare medicine indispensabili per le piante, lasciandole preda di insetti o fitopatie, contrae decisamente la produzione se non la cancella. Se i consumi europei restano invariati, ci si deve approvvigionare, di conseguenza, da paesi terzi che non rispettano alcuna delle regole che imponiamo ai nostri agricoltori. Anzi producono utilizzando maggiori quantità di pesticidi. In questo modo, l’effetto su aria e acqua del pianeta è esattamente l’opposto di quello dichiarato. L’Italia ha proposto di lavorare, ed è stata avanguardia in questo, sulle Tea per garantire piante più forti e resistenti che possano fare a meno di agrofarmaci. Le politiche pragmatiche del nostro Governo in Italia e in Europa stanno portando i primi frutti. Recuperare i disastri di anni di politiche irrispettose della produzione e del lavoro agricolo richiederà tempo. Ma la strada intrapresa è quella corretta».

La posizione di Coldiretti
Secondo il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini «Il ritiro della proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci (Sur) salva il 30% delle produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dall’irrealistico obiettivo di dimezzare l’uso di agrofarmaci». «Secondo lo studio della Commissione Europea peraltro – aggiunge Prandini – i maggiori impatti sulla resa si sarebbero verificati in colture che hanno una rilevanza limitata, come l’uva, il luppolo e i pomodori. La battaglia per garantire dignità e giusto reddito agli agricoltori italiani non si ferma. Non sarà accettato nessun taglio alle risorse economiche della Politica agricola comune (Pac) agli agricoltori».