Esteri

Accadde Domani, 2024: Medio Oriente e Ucraina, speranze di pace, notizie di guerra

03
Gennaio 2024
Di Giampiero Gramaglia

L’anno che si spera di pace si apre con notizie di guerra: in Medio Oriente, Israele uccide in Libano un capo di Hamas; in Ucraina, sono 500 i missili e i droni russi scagliati in cinque giorni – mai così tanti -. Non c’è un’ipotesi di tregua, men che meno un percorso per superare i conflitti.

Saleh al-Arouri, uno dei fondatori dell’ala militare di Hamas, e due altri comandanti delle Brigate al-Qassam, le unità di elite di Hamas, vengono raggiunti da un missile ed eliminati in un palazzo d’un sobborgo a sud di Beirut. L’azione potrebbe scatenare ritorsioni.

Questa settimana, l’esercito israeliano inizierà a ritirare una parte delle truppe dal nord della Striscia di Gaza – migliaia di soldati, intere unità -; ma avverte che i combattimenti continueranno per tutto il 2024.

C’è chi vede nella decisione un segnale della volontà di Israele di ridurre l’intensità di scontri e bombardamenti e di passare, dopo quasi tre mesi, ad un conflitto meno cruento, almeno in termini di vittime civili, tenendo così conto delle pressioni internazionali. L’annuncio è stato fatto dopo alcune delle giornate più letali dell’intera guerra, con attacchi su campi di rifugiati che hanno fatto centinaia di vittime.

Il ministro della Difesa Yoav Gallant puntualizza: La sensazione che noi stiamo fermandoci non è giusta. Se non vinciamo in modo netto, non potremmo resistere nel Medio Oriente”. Il conflitto prosegue senza sosta, con aspri combattimenti nel Sud della Striscia, dove la situazione umanitaria è, se possibile, sempre più drammatica. E persiste il rischio di allargamento dell’area di guerra, osserva Politico: dal Libano, dove Israele colpisce, al Mar Rosso, dove i ribelli sciiti dello Yemen intralciano la libertà di navigazione.

In Ucraina, invece, le cronache di guerra sono sostanzialmente ridotte ai bombardamenti notturni, d’intensità, però, spaventosa. Kiev prende di mira la Crimea, unità russe nel Mar Nero, Belgorod; Mosca replica con gli attacchi più pesanti dall’inizio del conflitto; ci sono vittime civili da una parte e dall’altra, molto più numerose le ucraine.

Il fronte, però, resta bloccato: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ccerca di rinvigorire il sostegno occidentale al suo Paese e sostiene che l’Ucraina può vincere sul terreno, iconquistare i territori occupati, ma gli aiuti americani promessi non sono stati ancora sdoganati dal Congresso di Washington. Il presidente russo Vladimir Putin pronuncia propositi bellicosi a fine anno, ma, secondo il New York Times, avrebbe “silenziosamente segnalato” all’Occidente di essere disponibile a un cessate-il-fuoco, che lo troverebbe in posizione di vantaggio.

Israele-Hamas: i numeri di una immane tragedia
In quasi tre mesi della guerra innescata dagli attacchi terroristici del 7 ottobre in territorio israeliano, che fecero circa 1200 vittime e centinaia di ostaggi (una metà dei quali ancora prigionieri), i morti nella Striscia di Gaza sono oltre 22 mila, calcola il Ministero della Sanità di Hamas. L’esercito israeliano ha perso sul campo 170 soldati. L’Onu segnala centinaia di funzionari e operatori umanitari uccisi. I giornalisti caduti sono almeno cento.

Sul fronte umanitario, i palestinesi non hanno più modo di sottrarsi all’offensiva israeliana, estesasi al Sud della Striscia. Fonti dell’Onu dicono che almeno 150 mila persone “non sanno dove andare”, dopo che l’esercito israeliano le ha invitate a sgomberare le loro abitazioni. Inchieste giornalistiche accertano orrori non dichiarati: il New York Times testimonia ogni genere di violenze e brutalità sessuali perpetrate dai terroristi palestinesi il 7 ottobre su donne israeliane; altri media raccontano dolore e sofferenza nei campi palestinesi attaccati.

Capitolo ostaggi, il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, parlando in tv, dicce che “i prigionieri del nemico saranno rilasciati solo alle condizioni stabilite dalla resistenza”. Hamas e Jihad islamica nhanno informato l’Egitto di volere il cessate-il-fuocoì e il ritiro degli israeliani. Sugli scenari futuri Haniyeh prospetta un possibile governo nazionale palestinese che gestisca la Striscia che i Territori (e che sarebbe controllato da Hamas).

Israele-Hamas: giustizia, ostaggi, i fronti interni
In Israele, il conflitto non è solo un fatto militare, ha anche dimensioni politiche. Sul fronte interno, la Corte Suprema boccia elementi della riforma della giustizia del premier Benjamin Netanyahu, specie quelli che limitano i suoi poteri. Prima del 7 ottobre, la riforma era quotidianamente oggetto di massicce contestazioni popolari e il giudizio della Corte Suprema può ravvivare tensioni sociali, che si sommano alle richieste di dare priorità al ritorno degli ostaggi piuttosto che alla eradicazione di Hamas dalla Striscia di Gaza.

Ma proprio l’addensarsi di tensioni politiche interne e, inoltre, la prospettiva di una resa dei conti dopo il conflitto sull’incapacità di prevenire gli attacchi terroristici del 7 ottobre possono indurre Netanyahu a protrarre lo stato di guerra.

Il governo israeliano si prepara a confutare dinanzi alla Corte penale internazionale dell’Aja accuse di genocidio mossegli dal SudAfrica, in merito all’offensiva nella Striscia di Gaza. Israele sostiene che il Sud Africa “dà copertura politica e legale” agli attacchi terroristici del 7 ottobre.

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