Economia

Superbonus, i crediti dopo il 2023 non sono deficit. Cosa succede ora?

09
Luglio 2024
Di Giampiero Cinelli

Il Superbonus è indirizzato verso la fine ma la sua faccenda è tutt’altro che chiusa. Il governo ha appena tirato un respiro di sollievo, dopo l’ultimo carteggio avuto con Eurostat. Ora sospireranno anche i cittadini coinvolti nel sistema dei crediti edilizi? Presto per dirlo, ma forse si aprono spiragli. Eh già, perché l’Istituto Europeo di Statistica ha comunicato ad Istat, che i crediti maturati fino al 2023, valgono sugli esercizi di bilancio precedenti, e vanno ascritti alle passività. Diverso invece per i crediti che stanno maturando ora, che potranno essere spalmati in 10 anni e non sono definiti “pagabili”. Cioè non sono direttamente rimborsabili, quindi non costituiscono una spesa a debito per lo Stato, bensì si tratta di crediti d’imposta di cui il titolare può usufruire, senza che ciò abbia un immediato effetto sulla finanza pubblica.

Il riparo dal debito pubblico sui nuovi crediti, è dovuto principalmente al fatto che l’esecutivo ha bloccato la possibilità di usare i bonus sottoforma di sconto in fattura o cedendoli a istituti bancari, in tal modo privando i crediti edilizi del loro carattere “liquido”, che li faceva somigliare quasi a un mezzo di pagamento. In merito sono state previste delle eccezioni in alcuni casi, come per le aree terremotate, ma comunque Giancarlo Giorgetti ha raggiunto il suo obiettivo: anche secondo Eurostat nel 2024 i bonus del 110 sono soltanto “crediti d’imposta”.

In fondo per l’esecutivo va bene così, perché i vecchi crediti considerati “pagabili” potranno forse sbloccarsi, consentendone la liquidazione, e peraltro fanno riferimento ad anni in cui il Patto di Stabilità era stato sospeso, mentre i crediti successivi, che negli anni determineranno – attraverso le detrazioni – minori entrate per lo Stato, vanno gestiti e compensati con altre entrate. Servirebbero circa 25-30 miliardi l’anno per almeno quattro anni, sempre che il credito d’imposta non generi un circolo virtuoso tale da aumentare il gettito, secondo la logica del moltiplicatore. Come detto, appunto, se il Tesoro adesso è più tranquillo, è necessario che anche la folta platea di chi si è ritrovato con i suoi crediti incagliati, senza riuscire a farseli liquidare dalle banche, o con l’impresa edile che era incerta di poter continuare i lavori, possa vedere risolta la situazione.

Allo stesso tempo il governo guarda alla “Direttiva Case Green”. Ristrutturare e rendere efficienti energeticamente decine di migliaia di edifici necessiterà anche in questo caso di incentivi. Pichetto Fratin ha detto di stare trattando col Tesoro per varare un nuovo ampio programma. Molto probabilmente si tratterà di crediti d’imposta non trasferibili, quindi “non pagabili”, proprio per non imitare il modello Superbonus. Eppure, secondo alcuni analisti era proprio il fatto che i crediti potessero circolare, trasformandosi in sconto in fattura o in monetizzazione, che invogliava gli utenti a richiederli, smorzando i timori della spesa da affrontare. Staremo a vedere.

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