Economia
Spedizioni estere, settore florido ma mancano addetti
Di Giuliana Mastri
L’Italia è uno dei Paesi che registra i più alti volumi di export a livello mondiale, collocandosi al settimo posto dopo Cina, Stati Uniti, Germania, Olanda, Giappone e Corea del Sud. La forte propensione al commercio estero è attestata anche dai dati Istat relativi al periodo gennaio-maggio 2023, che hanno registrato una variazione positiva dell’export (+4,2%). Pur a fronte di questo trend positivo, l’ultima classifica mondiale realizzata dalla World Bank, che certifica le prestazioni logistiche di 160 Paesi, dal 2018 posiziona l’Italia solo al 19° posto e scende rispettivamente al 24° e 26° posto quando vengono analizzate le singole voci “procedure doganali” e “disponibilità di servizi internazionali”.
Il fabbisogno
L’ultimo rapporto Anpal-Excelsior indica, infatti, un fabbisogno occupazionale di 163.900 persone nei settori della mobilità e della logistica, di cui 128.000 per la sola sostituzione dei lavoratori in uscita nell’arco del triennio 2023-2027. Nonostante gli occupati nel segmento delle spedizioni siano cresciuti dai 29.406 del 2015 agli oltre 32.505 del 2022, Fedespedi stima in oltre 3.000 addetti l’attuale fabbisogno del settore.
Si tratta di operatori che supportano le aziende del Made in Italy nell’organizzare la catena trasportistica per le esportazioni dei propri prodotti e nell’importazione nelle materie prime necessarie alla produzione, in un ambito sempre più governato dai dati, in cui la capacità di analisi e modellizzazione è diventata fonte di vantaggio competitivo. Sono ricercati in particolare esperti di cyber security, commerciali e sviluppatori.
L’età media degli occupati è incrementata negli ultimi sette anni, passando dai 43 del 2015 a 46 anni del 2022. Nel 2022, sono più di 2.000 gli over 60, che implica la necessità di una sostituzione del 5% del personale nell’arco dei prossimi 6 anni, destinata a salire al 22% nell’arco di 10 anni. Per garantire un adeguato turnover nel settore, da una stima effettuata da Fedespedi su dati di GiGroup, nella sola Lombardia servirebbero 15.000 studenti ogni anno in più negli istituti di formazione tecnici e professionali dedicati alla logistica.
I punti di Fedespedi
Fedespedi, la Federazione nazionale delle imprese di spedizioni internazionali, ha indicato delle azioni molto precise al fine di risolvere l’impasse. Oltre ai punti che toccano questioni specialistiche, ha anche esortato ad attuare la Legge Delega Fiscale. Con il riordino della normativa nazionale doganale (TULD) ed in particolare il sistema sanzioni amministrative al fine di renderle conformi ai principi europei, con un’attenzione al percorso di riforma del Codice Doganale dell’Unione, chiedendo di completare la reingegnerizzazione del sistema telematico doganale, attuando contestualmente il Pnrr ed in particolare la Misura 3, Componente 2, sulla “Intermodalità e Logistica Integrata”.
L’auspicio di Alessandro Pitto
«Per il rilancio del settore servono indubbiamente una semplificazione normativa a beneficio e vantaggio delle imprese, che si trovano oggi a fare i conti con norme datate, non chiare che generano lungaggini nella filiera della logistica determinando grandi perdite per le aziende causate dai ritardi soprattutto nel processo di sdoganamento delle merci – ha dichiarato in una nota Alessandro Pitto, Presidente di Fedespedi –, ma serve anche creare percorsi professionali nuovi, in grado di rendere attrattiva la figura dello spedizioniere e promuovere il settore della logistica dal punto di vista occupazionale, valorizzando l’importante sostegno che assicura la crescita delle nostre imprese sui mercati esteri. Il mondo delle spedizioni è chiamato a un cambiamento per attrarre e valorizzare le nuove competenze legate a innovazione, digitale e sostenibilità in un mercato del lavoro in cui il fabbisogno occupazionale del settore è in crescita ma che sconta difficoltà in termini di attrazione dei talenti e delle competenze».