Economia

Spazio, Salini: «Le imprese italiane sono un’eccellenza per creatività abbinata all’innovazione»

23
Febbraio 2022
Di Flavia Iannilli

Un’Italia che sgomitando si fa largo tra i grandi attori internazionali dell’aerospazio. Un’Italia attenta che mantiene un approccio ambizioso. Un’Italia che non ha nulla da invidiare, ma continua a mettersi in gioco. Un’Italia che colleziona successi confermando l’eccellenza della propria industria spaziale. Parlando con Massimiliano Salini, europarlamentare e vicepresidente dell’intergruppo “Sky and Space” del Parlamento Ue, emerge una solida trait d’union tra la sfera istituzionale e il comparto produttivo italiano nel campo dell’aerospazio. Una comunione di intenti evidente anche nell’intervista a Massimo Comparini, AD di Thales Alenia Space, ospitata su queste colonne qualche giorno fa. Tutti segnali che certificano una realtà: l’Italia in questo settore è cresciuta e vuole continuare a farlo. Anche a livello europeo. E Salini è l’uomo a Bruxelles per conseguire questo obiettivo.

A febbraio 2020 è stato eletto vicepresidente dell’intergruppo “Sky and Space” del Parlamento Ue per il periodo 2020-2024. Quali gli obiettivi da raggiungere in questo arco temporale?
«L’intergruppo Sky and Space è una straordinaria piattaforma che permette agli eurodeputati attivi nel settore dell’aerospazio e interessati alle politiche che lo governano di approfondire questi temi insieme a stakholders istituzionali, rappresentanti di associazioni europee e nazionali e dell’industria del settore. A inizio legislatura la presidenza dell’intergruppo, di cui sono vicepresidente, ha approvato un’agenda molto ambiziosa che purtroppo è stata necessariamente rivista a causa della pandemia che ha travolto il nostro continente. Il lavoro da remoto non si è mai fermato e questo ci ha permesso di organizzare numerosi momenti di approfondimento, ultimo, in ordine cronologico, proprio quello sul pacchetto spazio, che la Commissione ha pubblicato lo scorso 15 febbraio. Questi momenti permettono al decisore europeo di approfondire temi industriali e strategici di estrema importanza per l’Unione, e l’obiettivo ultimo è quello di mantenere alta l’attenzione per questo settore nell’agenda europea».

Le tecnologie spaziali possono essere una risorsa per lo sviluppo, precedentemente lei ha parlato dei progetti EUSPA come la giusta direzione, di cosa si tratta?
«L’Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale (ex GSA) è un attore chiave nella governance del programma spaziale europeo, insieme alla Commissione europea e all’Agenzia Spaziale Europea (ESA). EUSPA è il braccio operativo della Commissione, l’agenzia infatti gestisce i programmi del sistema globale di navigazione satellitare dell’UE (GNSS) EGNOS (Servizio europeo di copertura per la navigazione geostazionaria) e Galileo, il programma Copernicus di osservazione della Terra e il programma di comunicazione satellitare governativa dell’Unione europea (GOVSATCOM). Attraverso il nuovo regolamento spazio, entrato in vigore nel 2021, i legislatori europei hanno deciso di mettere in risalto il ruolo di questa agenzia, soprattutto sul versante downstream, il segmento di mercato legato a tutte le applicazioni e servizi forniti attraverso tecnologia satellitare. Tra i progetti estremamente concreti alla quale l’agenzia lavora vi è il sistema e-call: lanciato nel 2018, il sistema di risposta alle emergenze eCall dell’UE chiama automaticamente i servizi di emergenza in caso di incidente stradale, e dal suo lancio sono circa 3 milioni di veicoli abilitati eCall già venduti in Europa. L’auspicio è che l’agenzia possa essere sempre più coinvolta nella creazione di una vera e propria strategia per il settore downstream, dove sappiamo esserci enorme potenziale fatto di PMI e start-up ancora non pienamente valorizzato».

Attraverso un programma da 6mld di euro l’Unione europea vuole dotarsi di un sistema di connettività satellitare simile a Starlink di SpaceX. In che modo i progetti messi in campo possono contribuire al raggiungimento di questo obiettivo? E quali sono gli attori coinvolti?
«Il programma Secure Connectivity, oggetto di una proposta di regolamento pubblicata dalla Commissione europea lo scorso 15 gennaio, prevede lo sviluppo di un sistema di connettività spaziale sicuro e autonomo per la fornitura di comunicazioni satellitari sicure e resilienti. Si tratta di una proposta estremamente moderna e che risponde a esigenze concrete della nostra società, dove dalla connessione non dipendono più ormai solo attività di svago, ma veri e propri segmenti di business. Sulla carta questa proposta legislativa è molto interessante, tuttavia in quanto relatore del Programma spaziale per il periodo 2021-2027, la mia attenzione è tutta rivolta al budget e alla governance: il Parlamento europeo dovrà impegnarsi  al fine di assicurare che il bilancio previsto per la connettività sicura non venga sottratto ad altre componenti, e che gli attori coinvolti nell’implementazione di questo nuovo programma abbiano compiti chiari e ben definiti al fine di garantire una gestione efficace della componente stessa».

In qualità di relatore del nuovo programma spaziale Ue 2021-2027 ha fortemente voluto il nuovo metodo di assegnazione “double source”. Meccanismo che ha permesso a Thales Alenia Space di aggiudicarsi l’assegnazione di una parte del contratto da 1,47mld di euro per la fornitura di 6 su 12 nuovi satelliti ultramoderni del sistema europeo Galileo. A quali vantaggi può portare questo metodo e ci può portare altri esempi di valorizzazione dell’eccellenza italiana nell’Unione europea?
«L’inserimento del “double source” nelle forniture spaziali è una scelta che favorisce l’innovazione e la competizione tra territori Ue, eliminando i rischi di monopolio connaturati ad un’impostazione selettiva. A parità di eccellenza tecnologica, d’ora in avanti una start up italiana, come una bulgara, tedesca o francese, potranno giocare la loro partita fino in fondo valorizzando le proprie innovazioni. L’appalto a Thales Alenia Space è la prova che in Europa, come nel mondo, le imprese italiane non sono seconde a nessuno quanto a creatività e capacità di innovazione tecnologica».

L’Italia è terza in Europa per investimenti sullo spazio, in relazione al proprio PIL. Il lancio del secondo satellite di nuova generazione, il primo febbraio scorso, della costellazione Cosmo SkyMed rappresenta un fiore all’occhiello dell’industria spaziale italiana. Come mantenere e rafforzare questo posizionamento?
«Cosmo SkyMed è una storia di successo tutta italiana, che con il gruppo Leonardo e le sue joint venture Thales Alenia Space e Telespazio conferma l’eccellenza dell’industria italiana nel settore spaziale. Questa infrastruttura di ultima generazione, che consente l’osservazione della Terra con standard altissimi di prestazione in termini di precisione e qualità dell’immagine, partecipa anche al programma europeo Copernicus, dedicato proprio all’osservazione della Terra, che ha utilizzato i satelliti di Cosmo SkyMed per operazioni di emergency mapping. Il nostro Paese dovrebbe continuare a mantenere alta l’attenzione per questo settore, come fatto durante la ministeriale ESA del 2019 quando l’Italia si attestò terzo, dietro a Germania e Francia, con un contributo di 2.28 miliardi di euro, pari al 15.9 per cento del contributo globale dei 22 stati membri dell’Esa. L’auspicio è che il governo italiano mantenga questo approccio ambizioso».

Sappiamo che il settore aerospaziale va di pari passo con gli obiettivi del Pnrr. All’interno del Piano vengono dedicati investimenti allo spazio; quanto, questi fondi, aiutano l’Italia a competere, non solo in Europa, ma soprattutto a livello globale?
«La scelta di puntare sullo sviluppo delle potenzialità di questo settore si inserisce nel trend americano meglio conosciuto come New Space, dove lo spazio viene letto a tutti gli effetti come una nuova area di business, non solo per grandi aziende a forte partecipazione pubblica, ma anche per un vivace tessuto industriale fatto di Pmi e start-up altamente innovative. È notizia di fine 2021 la decisione dell’Italia di affidarsi all’ESA per la gestione dei fondi del Pnrr per lo spazio, pari a 1,3 miliardi di euro. La decisione presa dal Comint (Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale) si inserisce in una lunga e proficua collaborazione con l’Agenzia spaziale europea che dalla sua può vantare un’enorme esperienza, soprattutto nel settore upstream. Di questi fondi destinati allo spazio, sebbene gestiti a livello sovranazionale, saranno beneficiari le imprese italiane. La speranza è che parallelamente agli investimenti, assolutamente necessari, si possa creare una vera e propria filiera dello spazio, che darebbe la possibilità anche ad attori più piccoli di partecipare i programmi europei, come promosso dall’iniziativa europea CASSINI. In una fase di rilancio economico post pandemia, il settore spaziale può costituire un volano importante per la nostra economia».