Economia
Shock sui mercati finanziari per la fine del governo Draghi
Di Massimiliano Mellone
Con le dimissioni di Mario Draghi dal suo ruolo di primo ministro, per l’Italia si apre non solo la strada delle elezioni anticipate, che dovrebbero tenersi in tempi rapidi, ma soprattutto ha inizio una nuova fase di incertezza politica. E l’incertezza tradizionalmente non è ben vista dagli investitori, provocando come anche in questo caso forti turbolenze sui mercati finanziari.
Perché gli investitori sono preoccupati? Il primo fra tutti i timori è determinato dalla composizione del parlamento a seguito delle prossime elezioni, che secondo i sondaggi potrebbe risultare così frammentato da rendere difficile la formazione di una maggioranza stabile.
L’Italia, inoltre, è uno dei paesi con il più alto debito pubblico in Europa e si trova a fronteggiare una fortissima ondata inflattiva, a cui si accompagnano delle prospettive di crescita economica piuttosto limitate. Un contesto difficile, considerando che la guerra in Ucraina sembra ancora lontana dalla sua conclusione e visto che la Bce ha oggi alzato i tassi di mezzo punto percentuale per la prima volta dal 2011, portando il tasso principale a 0,50%. Fattori che non è difficile ipotizzare potranno incidere gravemente sul futuro andamento dell’economia italiana.
I sintomi delle preoccupazioni degli investitori sono evidenti. Innanzitutto sui Titoli di Stato, con il decennale che è tornato vicino ai massimi più recenti arrivando a superare il 3,7%, in deciso aumento rispetto all’inizio dell’anno, quando il rendimento era poco sopra l’1%. Anche lo spread tra BTP e BUND a 10 anni è in forte aumento oltre i 230 punti.
Stessa musica anche sui mercati azionari con l’indice FTSE MIB scambiato in ribasso di oltre l’1% a circa un’ora dal termine delle contrattazioni. Ma a essere ancora più impressionante è la flessione registrata dagli ultimi massimi a inizio gennaio con un sonoro -24%. Un bilancio pesante, ovviamente non tutto dovuto alla crisi di governo perché i ribassi dai massimi sui mercati azionari sono stati generalizzati, ma le differenze nell’approccio degli investitori sono evidenti facendo il confronto con, ad esempio, il mercato tedesco (-18%) o quello francese (-16%).
La lettura della situazione da parte dei quotidiani economici internazionali è allarmante. Dopo le dimissioni di Draghi, il Financial Times scrive che “esitare” sull’attuazione delle riforme previste “metterebbe a repentaglio anche la capacità di Roma di ricevere le prossime tranche dei suoi 200 miliardi di euro di fondi” previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Lo evidenzia ricordando come “molte di queste riforme avrebbero dovuto essere completate entro le elezioni previste per la prossima primavera. Ma è probabile che il processo venga sospeso, poiché i partiti si preparano a fare campagna elettorale per le elezioni anticipate”.
Sul Wall Street Journal si legge che “i 17 mesi di Mario Draghi come premier hanno dato all’Italia e all’Unione Europea motivo di ottimismo” sulla possibilità di un rilancio della “moribonda economia” italiana verso una “strada di crescita sostenibile”. “La maggior parte del credito della veloce e resiliente ripresa economica dell’Italia dalla pandemia è del governo Draghi” è il commento con il quotidiano di Mariana Monteiro, analista di Credit Suisse, cha aggiunge “con un altro premier, senza la credibilità e le doti conciliatorie di Draghi, approvare le riforma sarà probabilmente più difficile”.